Aumentano prezzi di voli e traghetti in estate: cosa costa di più

L'estate 2025 sarà una delle più care per le vacanze. L'inflazione settoriale fa impennare i prezzi di voli, traghetti e strutture ricettive, pesando sui bilanci delle famiglie

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

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L’estate 2025 si preannuncia come una delle più costose degli ultimi anni per chi parte, per le vacanze o per tornare a casa. Le ultime rilevazioni dell’Istat, rielaborate dal Codacons, confermano una vera e propria stangata per chi si mette in viaggio tra giugno e settembre. L’inflazione generale, stabile al +1,7% su base annua, sembra contenuta se letta in modo isolato.

Ma, se si guarda alle spese legate a viaggi e turismo, i rincari diventano decisamente più pesanti, fino a toccare punte da record per i voli e i traghetti.

L’aumento dei prezzi di voli e traghetti in estate

L’aumento medio dell’inflazione, pur restando su un apparente “modesto” +1,7%, ha già un impatto concreto sui bilanci familiari. Si tratta di un incremento che, preso singolarmente, potrebbe sembrare gestibile, ma che diventa ben più gravoso se sommato ai rincari mirati in settori specifici.

Ed è proprio il comparto turistico – storicamente uno dei più sensibili alle oscillazioni dei prezzi e alla stagionalità – a registrare le impennate più marcate.

In altre parole, non è tanto l’inflazione media a pesare sulle vacanze degli italiani, quanto l’inflazione “settoriale”, una concentrazione di rincari proprio nelle voci che incidono direttamente sull’organizzazione di un viaggio, rendendo ogni spostamento – sia breve che lungo – molto più costoso rispetto allo scorso anno.

Nel dettaglio:

  • i voli nazionali sono aumentati del 35,9% rispetto a un anno fa, registrando il rincaro più alto di tutta la filiera turistica;
  • i traghetti sono più cari del 10,9% quest’anno, pesando soprattutto per le vacanze in Sardegna, Sicilia e isole minori;
  • i voli europei hanno registrato invece un +5,5%, aumento più contenuto ma comunque significativo per chi vuole visitare capitali e mete culturali oltre confine;

L’unica voce in controtendenza sono i voli intercontinentali, che scendono del -6,3% grazie al calo della domanda verso destinazioni come gli Stati Uniti e alla complessa situazione geopolitica che sta ridisegnando le rotte del turismo internazionale.

Più cari anche strutture ricettive e servizi

Anche i pacchetti vacanza nazionali sono aumentati del +10,3% nel 2025, segno che persino le offerte “tutto compreso” non sono immuni dall’effetto inflazione, mentre per le auto a noleggio si spende in media il 9,9% in più, gravando ulteriormente sui budget di chi viaggia in autonomia.

Il trend al rialzo ha colpito poi:

  • case vacanza, B&B e strutture ricettive, +6%;
  • stabilimenti balneari e piscine: +3,4%;
  • musei e accesso monumenti storici: +4%.

Perché viaggiare nel 2025 costa così tanto

Dietro questi aumenti c’è un mix di fattori. L’inflazione di fondo incide su tutta la catena dei costi: carburante, forniture, personale. Le compagnie aeree e di navigazione hanno trasferito sui biglietti parte dell’incremento delle spese operative, mentre per hotel e strutture ricettive pesano bollette energetiche e adeguamenti salariali.

In più, il turismo domestico continua a crescere rispetto ai livelli pre-pandemia, sostenendo la domanda interna e lasciando meno spazio a ribassi o promozioni. Paradossalmente, la crisi geopolitica causata dai dazi, che ha raffreddato il traffico verso alcune aree del mondo, ha avuto l’effetto opposto sui viaggi di breve e medio raggio: chi rinuncia a mete lontane si concentra su quelle nazionali ed europee, facendo aumentare i prezzi.

Il rischio è quello di un turismo sempre più elitario, con una fetta crescente della popolazione che rinuncia del tutto alle vacanze. Secondo le stime di Codacons, quest’anno il 49% degli italiani non partirà nei mesi estivi, un dato che non riguarda solo le fasce più fragili, ma anche famiglie di ceto medio messe alle strette dal caro-prezzi.

Questo fenomeno ha un doppio impatto.

Da un lato, penalizza le famiglie sul fronte del benessere e del tempo libero, dall’altro, potrebbe avere ricadute negative sul settore turistico stesso, soprattutto in quelle destinazioni che basano gran parte della propria economia sulla stagione estiva.