Costi record caffè, la crisi peggiora tra poco raccolto e blocco logistica

Tra clima, logistica e speculazioni, la crisi del caffè rischia di travolgere un settore da 5 miliardi. Per le aziende italiane è allarme

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

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La Commissione italiana del caffè di Unione Italiana Food ha lanciato l’allarme sulla tempesta perfetta che si sta abbattendo sul caffè. Tra speculazioni finanziarie, crisi climatica, blocchi logistici e nuove normative europee, i prezzi del caffè sono ormai alle stelle e rischiano di strangolare la competitività delle aziende italiane. Lo scenario viene presentato in vista delle due giornate a Palazzo Pucci, a Firenze, dove si riuniscono i vertici delle 65 aziende rappresentanti dell’80% del mercato nazionale del settore.

La profonda crisi del caffè evidenzia come il prodotto sia tanto amato quanto molto fragile, perché minacciato da molteplici fattori. Il commento è di Giuseppe Lavazza, presidente del comitato, che descrive una situazione in cui l’insieme di tutti i fenomeni nominati ha provocato un aumento record del prezzo della tipologia arabica e robusta, che di fatto mettono i consumi in stallo e a rischio le aziende.

La crisi del caffè

Ne abbiamo già parlato più volte per via dei continui aumenti sempre da “record” che la materia prima del caffè ha toccato durante il corso del 2025 e non solo. La crisi però sembra peggiorare e le aziende si stanno ormai mettendo in assetto di allarme. È quello che emerge dalle dichiarazioni iniziali del Comitato italiano del caffè di Unione Italiana Food in vista delle due giornate a Palazzo Pucci a Firenze. Sarà un momento in cui le aziende, che rappresentano circa l’80% del mercato nazionale del settore del caffè, si riuniranno proprio per capire come risolvere parte dello stallo che il mercato sta vivendo.

Giuseppe Lavazza, presidente del comitato, descrive una situazione piuttosto critica non solo per via dell’aumento record del prezzo di arabica e robusta, due varietà di caffè verde tra le più consumate, ma anche perché l’aumento dei costi di approvvigionamento sta portando a un grave problema di liquidità e contrazione dei margini nel settore.

Una tempesta perfetta

La tempesta perfetta ha origini altrove, ma soprattutto multiple e interconnesse. Tra i principali problemi c’è la diminuzione del volume dei raccolti dei principali paesi produttori come Brasile e Vietnam. Questi da soli forniscono oltre la metà delle 655.000 tonnellate di caffè che l’Italia importa annualmente.

Questi due paesi sono uno degli esempi di come la crisi climatica stia influenzando direttamente le abitudini dei consumatori, che dall’oggi al domani si sono ritrovati con lo stock di caffè azzerato e i prezzi sempre più alti.

A questo si aggiunge un problema logistico non da poco, come l’impraticabilità del Canale di Suez, ma anche l’applicazione di dazi sul caffè, sia verde che tostato, da parte dell’amministrazione statunitense.

Tutta una serie di crisi che creano la tempesta perfetta e che, secondo gli esperti del settore, non migliorerà nei prossimi mesi. Anzi, “il caffè continuerà a viaggiare su prezzi molto elevati e la domanda sarà caratterizzata da ulteriori incertezze”, ha spiegato Lavazza.

Un settore in affanno che vale 5 miliardi di euro

Nonostante tutto, il settore del caffè è un vero e proprio gigante che continua a fatturare 5 miliardi di euro l’anno. Proprio per questo le crisi in corso rischiano di compromettere un’eccellenza italiana, che coinvolge moltissime aziende su tutto il territorio.

Dai dati di Unione Italiana Food su dati Istat e NielsenIQ, tra caffè e italiani c’è un profondo legame e l’Italia continua a essere uno dei maggiori consumatori al mondo con oltre 280.000 tonnellate di caffè, con un consumo pro capite salito a 4,8 kg all’anno, equivalenti a 792 tazzine di espresso per persona. Ma soprattutto, su 100 tazzine di caffè, 72 sono consumate in casa e solo il restante deriva da consumi fuori casa in bar, ristoranti e hotel.

L’Italia non è solo consumatrice e importatrice: ha esportato 300.000 tonnellate di caffè nell’ultimo anno, di cui 5.700 tonnellate di solubile. Il caffè tostato ha come destinazioni principali la Germania, la Francia, la Polonia, gli Stati Uniti e il Regno Unito, mentre il solubile va in Francia, Filippine e Bulgaria.