Lo scorso 28 ottobre 2025 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale (serie generale n. 251) il decreto del ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste che riconosce ufficialmente il Consorzio nazionale della Grappa IG come organismo di tutela della denominazione.
Si tratta del primo consorzio riconosciuto in Italia nel segmento delle bevande spiritose a Indicazione Geografica.
Cosa implica la nascita del primo Consorzio di Grappa IG
Il decreto affida al Consorzio Nazionale della Grappa IG le funzioni di
promozione, valorizzazione, vigilanza, tutela, informazione del consumatore e cura generale degli interessi (della IG Grappa).
Si tratta di un riconoscimento giuridico che pone la denominazione Grappa IG su un piano simile a quello riservato da tempo ai vini e a molti prodotti agroalimentari protetti:
- disciplinari;
- controlli;
- rappresentanza collettiva;
- tutela dei consumatori;
- assunzione di un ruolo di promozione nazionale e internazionale.
Va ricordato che la denominazione Grappa IG è disciplinata da una scheda tecnica che impone che il distillato sia ottenuto solo da vinacce derivanti da uve prodotte e vinificate in Italia, distillate ed elaborate sul territorio nazionale.
Il ministro Francesco Lollobrigida ha commentato l’evento come:
Unta tappa importante per questo prodotto e per l’intero settore delle bevande spiritose a Indicazione Geografica.
In particolare ha sottolineato che:
Difendere il sistema delle Indicazioni Geografiche è un impegno prioritario per l’Italia.
Perché questo riconoscimento è rilevante per l’economia della grappa
La presenza di un consorzio riconosciuto permette di innalzare la qualità percepita del prodotto, di tutelarlo da fenomeni di imitazione o uso improprio del nome grappa.
In un mercato globale in cui cresce la domanda di autenticità e tracciabilità, un organismo che vigila sull’uso corretto della denominazione aiuta a evitare confusione nel consumatore e a proteggere il valore del marchio Made in Italy.
Finora, molte IG agroalimentari (vini, formaggi, oli) si avvalevano di consorzi di tutela con poteri organizzati di promozione, marketing collettivo, fiere e internazionalizzazione. La grappa, pur avendo una forte tradizione, non aveva ancora un organismo nazionale riconosciuto.
Con questo riconoscimento, le imprese e le realtà che ruotano attorno alla produzione e vendita di grappa potranno fare sistema in modo più strutturato e puntare su export e brand identity con strumenti adeguati.
Questo può tradursi in opportunità per distillerie artigianali, cooperative vinicole, e per il territorio (turismo, cultura della grappa).
Implicazioni per produttori, territorio e consumatori
Gli artigiani e le distillerie italiane che lavorano secondo disciplinare IG troveranno adesso uno strumento collettivo più forte per tutelare il prodotto.
Inoltre, questo permetterà di partecipare a iniziative promozionali e internazionali in modo coordinato, e beneficiare di una struttura che potrà offrire supporto (formazione, marketing, export).
A livello territoriale, inoltre, uno consorzio che rafforza la denominazione può contribuire a incentivare la filiera integrata vino-distillazione, creare nuove occasioni di turismo enogastronomico (visite in distilleria, esperienze didattiche), ma anche rafforzare l’identità territoriale.
In un tempo in cui il vissuto del cibo e delle bevande è anche esperienza, storytelling, “luogo”, tutto ciò assume un valore economico aggiuntivo.
Un’organizzazione consortile potrà portare più iniziative formative, eventi, degustazioni rivolti al consumatore finale, migliorando la conoscenza e l’apprezzamento della grappa come cultura del bere, non solo come fine pasto tradizionale.
Infine, dal lato del pubblico, questo riconoscimento significa maggiore garanzia.
Quando si acquista una bottiglia con la dicitura Grappa IG, si ha la certezza che sotto quel nome ci sia rispetto a regole che definiscono la materia prima, la provenienza, il luogo di distillazione, l’etichettatura.