Fluido Man, un nuovo aggettivo per ridefinire l’universo maschile

Viaggio in retrospettiva sui mutamenti culturali e sociali che hanno ridefinito il confine tra maschile e femminile

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Paolo Gelmi

Esperto di moda e lifestyle maschile

Esperto di moda e lifestyle, è stato direttore di svariate riviste cartacee nel settore luxury.

Pubblicato: 3 Novembre 2022 10:17

La moda cambia, si evolve adeguandosi alle tendenze culturali, spesso dettandone le regole e i codici da seguire, nell’era post Covid19 abbiamo visto la trasformazione maschile transitare su tutte le più iconiche passerelle mondiali, capi che sino a ieri erano patrimonio femminile oggi vengono rivisitati e indossati dall’uomo contemporaneo, la sessualità diventa un dettaglio trascurabile e il confine tra ciò che è maschile e femminile diventa sempre più labile.

È una vera rivoluzione culturale che sta coinvolgendo le nuove generazioni, rompendo schemi e tabù sino a ieri inviolabili, senza eccessi e troppi dogmi il guardaroba maschile si arricchisce di capi e accessori nuovi.

Tutto ebbe inizio nell’universo femminile intorno ai primi anni 2000, senza creare scandali o rivoluzioni, con donne in abiti con tagli prettamente maschili, arricchiti con cravatte e papillon, scarpe basse stringate e cinture che sino a ieri indossavano solo i gentleman metropolitani, orologi dal quadrante grande e tagli di capelli corti da far invidia all’iconica attrice Audrey Hepburn oppure all’austera Marlene Dietrich.

Ma è l’universo maschile ad aver sottolineato in modo estremamente deciso la rottura degli schemi, dando una nuova definizione di genere,  gonne al posto dei pantaloni, veri e propri kilt metropolitani, maglioni con maniche molto larghe e camice dal taglio femminile, per non parlare delle pellicce ecologiche multicolore che si accompagnano a stivali con il tacco alto e pochette al posto della classica borsa maschile, il tutto con l’aggiunta di gioielli che s’indossano al fianco del classico orologio, Il primo stilista ad affrontare questa nuova visione maschile, ricostruendo in chiave fluida l’uomo contemporaneo è stato Alessandro Michele direttore creativo della maison Gucci seguito a ruota da Louis Vuitton e Moschino, da quel momento quasi tutte le maison si sono adeguate alla nuova tendenza, proponendo nelle loro collezioni insieme ai classici capi tipicamente maschili, visioni nuove e capsule collection gender mood, ma il vero pioniere è stato il grande Giorgio Armani che a fine anni 70, creando la giacca destrutturata, eliminò su questo capo, tutti gli elementi di differenza tra maschile femminile.

La moda fluida non ha nulla a che vedere con la costruzione di abiti unisex, i due concetti non hanno davvero nulla in comune, i capi che possono essere indossati sia da uomini che da donne sono sempre esistiti, diverso invece è l’approccio verso un capo tipicamente costruito per un genere e invece indossato dall’altro, Il confine tra maschile e femminile perde di spessore, le nuove generazioni colgono questo concetto in modo naturale, amano sperimentare e attraverso il look riescono a ritrovare se stessi, il tutto vissuto come un gioco, un ennesimo tentativo di riconoscersi attraverso un capo d’abbigliamento oppure un accessorio.

La moda anticipa sempre i tempi, avendo nel proprio Dna una grande visione creativa, riuscendo sempre a sdoganare pregiudizi e divieti, altrimenti difficili da far digerire all’uomo medio. Questo segmento dalle grandi capacità evolutive è da sempre di gran supporto alla trasformazione della società contemporanea, aiutandola a velocizzare i cambiamenti e le sue rivoluzioni, entrando con eleganza nelle case e nello stile delle persone, convincendo anche quelle più restie e riluttanti all’accettare il rinnovamento, per questo la Genderless fashion sta prendendo sempre più piede, creando abiti dalla grande forza etica, senza distinzioni di sesso, etichette e pregiudizi, una moda inclusiva e solidale a tutto tondo.

Mentre il mondo si azzuffa con guerre e sanzioni, per non citare la pandemia appena superata, l’umanità va avanti, regalandoci spesso nuove emozioni e nuove visioni, avvicinando le persone tra loro, anche le più diverse, nel rispetto di tutte quelle altre che amano una visione più tradizionale, Non solo la moda, ma anche la televisione, l’arte, il teatro e la musica contribuiscono in modo esponenziale ad accettare questa evoluzione.

Per la musica precursori furono David Bowie in Inghilterra e Renato Zero in Italia, che con i loro look eccentrici e ambigui e testi di canzoni dissacranti, cominciarono ad educare al cambiamento i giovani degli anni 70, seguiti in era contemporanea da tanti altri artisti, tra questi i giovanissimi e acclamatissimi Maneskin.

Il teatro da sempre propone spettacoli e opere a tema fluido, basti pensare per citarne uno su tutti a “The Rocky Horror Show” che da anni sorprende il pubblico a livello globale ed infine il cinema che interpreta spesso pellicole a tema dove l’uomo fluido diventa protagonista, basti vedere le immagini del Red Carpet dell’ultimo Festival del Cinema di Venezia, dove uno degli attori/cantante più applauditi e fotografati è stato il fluido Harry Styles, sdoganando su una delle passerelle più prestigiose al mondo un ennesimo tabù.

Il fluido pensiero viene fortemente supportato anche dai social network, che senza confini ci permettono di connettere persone e condividere idee e rivoluzioni a livello globale ; tra questi i più attivi in tal senso sono certamente TikTok e Instagram.

In sostanza essere fluidi nella moda non significa essere gay o bisessuali, questo appartiene alla sfera della sessualità, mentre si intendono fluide tutte quelle persone che accettano di condividere consuetudini, modi, vestiari e idee dell’altro sesso, persone che amano sperimentare senza porsi alcun limite o problema d’identità, d’altronde è stato l’uomo a decidere come ci si debba vestire e con cosa, allo stesso tempo l’uomo sta legittimamente riprogrammando le proprie vedute, il cambiamento è iniziato non ci resta che adeguarci.