Con il neo governo la gestione Covid è tutta un’altra storia. Immediato, nel primo vero decreto a firma Meloni, è arrivato un cambio radicale delle regole pandemiche. Le prime grandi novità riguardano lo stop all’obbligo vaccinale per medici, infermieri e tutti i sanitari, compresi gli psicologi. Per loro la fine dell’obbligo vaccinale sarebbe dovuto scattare il 31 dicembre, e invece il nuovo ministro della Salute Orazio Schillaci ha anticipato la data al 1° novembre.
Secondo gli ultimi dati di settembre, sarebbero 3.400 i medici (anche medici di base e odontoiatri) sospesi dall’Ordine per mancata vaccinazione, mentre il numero totale che comprende anche gli operatori sanitari sarebbe di 15mila, lo 0,6-0,7%. Numeri comunque irrisori.
Cosa cambia dal 1° novembre per i medici no vax
Cosa cambia dunque? Che dal 1° novembre i medici no vax possono tornare in corsia. Idem tutto il personale esercente le professioni sanitarie, i lavoratori impiegati in strutture residenziali, socio-assistenziali e socio-sanitarie e il personale delle strutture che effettuano attività sanitarie e sociosanitarie.
Non solo. Per tutti coloro che non si sono ancora vaccinati è previsto il reintegro nell’esercizio della professione senza più multe. Il Governo ha voluto chiarire che si tratta di un modo per tamponare la grave carenza di personale sanitario che si registra sul territorio. Mentre altrove abbiamo parlato anche dei medici in fuga.
Le critiche dei medici: quali sono i rischi della decisione del Governo Meloni
Eppure, a sentire i medici, non sembra affatto che questo risolva il problema. Il decreto “è stato fatto senza il coinvolgimento delle parti sociali e non risolve assolutamente il problema della carenza di medici negli ospedali” denuncia Pierino Di Silverio, segretario nazionale dell’Anaao Assomed, il sindacato dei medici ospedalieri maggiormente rappresentativo, .
“Questo provvedimento ci lascia perplessi soprattutto per il ‘deficit comunicativo’ da parte del governo: fino a ieri i no vax, come da tutti convenuto, non dovevano assolutamente essere presenti in ospedale, mentre da oggi in poi tutto torna alla precedente normalità”.
Sempre Di Silverio, intervenendo nel programma “Timeline” su SkyTg24 ha evidenziato come la maggior parte dei medici sospesi o si sono vaccinati o si sono ammalati, per cui la cifra di 4mila medici non vaccinati fornita dal Governo oggi è sovrastimata”. E comunque, fa notare, la carenza c’era anche prima che fossero sospesi.
Inoltre, è pericoloso, afferma, reintegrare e assegnare medici e sanitari non vaccinati ai reparti con pazienti fragili maggiormente a rischio.
Proroga obbligo mascherine
Il sindacato dei medici ospedalieri si era espresso nei giorni scorsi a favore della proroga dell’obbligo delle mascherine negli ospedali e in Rsa, chiarendo che “l’epidemia da Covid-19 non è finita, togliere la mascherina nei reparti è un rischio che non si può correre”.
Un’altra richiesta sostenuta fortemente è quella di rinforzare la campagna vaccinale, soprattutto in un periodo in cui si va incontro alla stagione influenzale.
Sul primo punto il governo Meloni ha seguito il parere dei medici e ha stabilito la proroga dell’uso delle mascherine nelle strutture sanitarie fino al 31 dicembre. Il Ministro della Salute Schillaci ha deciso di prorogare di altri due mesi l’ordinanza del suo predecessore Speranza, che obbliga chiunque entri in una struttura sanitaria a indossare la mascherina.
“Confermiamo l’uso delle mascherine negli ospedali perché anche qui ho letto di notizie di ogni genere che però non corrispondevano alla verità”, ha detto Meloni nella conferenza stampa di presentazione del decreto. “Ho firmato un’ordinanza che proroga l’obbligo di mascherine nei presidi sanitari: mai abbiamo pensato di non andare in questa direzione. Non c’è nessun ripensamento” ha rimarcato Schillaci. Da non dimenticare altresì le regole in vigore sulle mascherine nei luoghi di lavoro.
Deve decidere l’Ordine dei medici o la politica?
Ma sulla sospensione dell’obbligo vaccinale anche la Fimmg è sul piede di guerra: “La vaccinazione dei medici dovrebbe essere un problema dell’Ordine professionale, una questione deontologica e non di legge” commenta all’Adnkronos Salute Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale.
“Ho sempre pensato che non dovesse essere necessaria una norma per un’azione che dovrebbe essere parte integrante delle responsabilità del medico, che deve proteggere la salute del suo paziente anche vaccinandosi. Il fatto che sia stata necessaria un legge per costringere dei professionisti a immunizzarsi è una sconfitta del sistema ordinistico”.
Per Scotti dovrebbe essere elevata l’attenzione degli Ordini, in termini formativi e informativi, su quale sia il comportamento etico di un medico rispetto al tema della vaccinazione. “Credo che a questo punto sia necessaria una discussione all’interno della categoria, per stabilire se è etico fare il medico senza fare vaccinazioni che possono evitare di esporre i pazienti a rischio. Non farle non protegge il medico, ma soprattutto non tutela il paziente. Serve arrivare ad una sintesi che renda chiaro il Codice deontologico su questo punto. Altrimenti – avverte il segretario Fimmg – lasciamo un sistema poco chiaro che ha determinato la necessità di una legge esterna”.
Reintegrazione decise caso per caso?
A calmare le acque ci ha pensato in parte Giovanni Migliore, presidente della Fiaso -Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere italiane, che ha detto che le reintegrazioni “saranno valutate caso per caso rispetto all’assegnazione nei reparti, ciò a tutela sia del medico sia dei pazienti”.
“L’obbligo vaccinale – sottolinea – sarebbe comunque decaduto entro due mesi e in una fase nuova dell’epidemia era comunque necessario intervenire per fare chiarezza, e questo provvedimento va in questa direzione. Noi a seconda della valutazione del rischio decideremo. Ora la priorità è avere maggiore personale per rispondere alla domanda dei cittadini e pertanto qualunque provvedimento che vada in questa direzione non può che essere il benvenuto”.