Lavoro, troppe call e mail: quanti giorni “sprechiamo”

Secondo un'indagine Microsoft il 68% degli intervistati dichiara di soffrire la mancanza di tempo da dedicare completamente al proprio lavoro senza distrazioni

Foto di Claudio Carollo

Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Due giorni “persi” a settimana per rispondere alle videochiamate e alle e-mail di lavoro. È il calcolo fatto da Microsoft in un’analisi incentrata sui cosiddetti ‘digital debts’, cioè dei contro di una connessione eccessiva che può provocare una frequente interruzione della propria attività e quindi una resa minore nel proprio impiego.

Troppe call e mail: l’indagine

Secondo l’indagine, elaborata tramite i dati delle piattaforme sviluppate da Microsoft per la comunicazione aziendale come Teams, risulta che un quarto degli utenti più attivi sulle app del colosso americano trascorre in media 8,8 ore alla settimana leggendo e scrivendo e-mail e almeno 7,5 ore partecipando a riunioni in videochiamata.

Dall’analisi emerge come il dipendente medio trascorra il 57% del proprio tempo utilizzando i software adibiti alle riunioni in remoto, alla comunicazione tramite chat e all’invio di mail, il 43% del tempo viene impiegato per la creazione di fogli di calcolo o la stesura di presentazioni o ancora per programmare le attività, lasciando un piccolo spazio residuale al lato creativo della propria professione e dello sviluppo di idee.

La parte del lavoro dedicata  sarebbe vista dai milioni di utenti che utilizzano le piattaforme Microsoft come d’intralcio alla normale attività, a causa della sensazione di essere frequentemente interrotti: il 68% dei partecipanti al sondaggio dichiara, infatti, di soffrire la mancanza di tempo da dedicare completamente alla propria mansione senza distrazioni e il 62% degli intervistati afferma di avere difficoltà con il troppo tempo dedicato alla ricerca di informazioni durante la giornata lavorativa.

Il sondaggio sulle videocall

Gli intervistati ritengono inoltre che il tempo impiegato per le riunioni via videocall non sia pienamente proficuo: secondo il 58% dei partecipanti nelle riunioni virtuali è difficile avere un confronto chiaro e aperto sugli argomenti, mentre il 57% non riesce a recuperare il filo se arriva con qualche minuto di ritardo e in generale può prendere il sopravvento il fattore Fomo (fear of missing out) cioè la paura di perdersi qualcosa o di non sembrare “sul pezzo” agli occhi di colleghi e superiori.

Secondo quanto riporta l’indagine Microsoft, inoltre, nel 55% dei casi sono poco comprensibili gli obiettivi dell’incontro, oltre al fatto di incontrare problemi nel riassumere quello che viene detto e un lavoratore su 3, infine, pensa che la propria presenza durante le riunioni non sia fondamentale.

L’aumento delle ore passate a correre dietro a videocall e mail può considerarsi un riflesso diretto della maggiore diffusione dello smartworking dalla pandemia in poi. Da febbraio 2020 la mole delle riunioni da remoto è triplicata, facendo registrare un incremento del 192% (qui abbiamo spiegato come cambierà lo smart working in Italia).

In questo quadro il 70% degli intervistati delegherebbe questa parte del lavoro all’Intelligenza artificiale, anche se non tutti sarebbero ancora totalmente tranquilli ad affidarsi alle nuove tecnologie.

Dal sondaggio della Microsoft emerge però che 3 lavoratori su 4 si sentirebbero a proprio agio nell’usare l’AI per attività amministrative (76%), ma la maggior parte delle persone ha anche affermato che non avrebbe remore ad usarla per lavori analitici (79%) e persino creativi (73%).