Eurostat ha pubblicato i dati del gender pay gap in Ue. Queste cifre indicano la differenza di retribuzione tra un uomo e una donna per la stessa posizione lavorativa. L’Italia risulta in questo specifica dato tra i migliori in assoluto sia nella sola Unione europea che in tutto il continente. Soltanto il Lussemburgo fa meglio.
Proprio il piccolo stato al confine tra Belgio, Germania e Francia è l’unico ad avere un gap invertito, con le donne che guadagnano in media leggermente di più degli uomini. Altri Stati europei però, soprattutto tra quelli con le economie più importanti, presentano ancora seri problemi con divari superiori al 10% e alla media europea. Ottimo risultato della Spagna, che negli ultimi anni è riuscita a stravolgere la propria situazione diventando tra i migliori per parità di retribuzioni tra i generi.
Gender pay gap in Europa: i risultati dei nuovi dati
Le rilevazioni di Eurostat, il principale istituto di statistica a elaborare e pubblicare dati su vari temi a livello europeo, hanno aggiornato al 2022 i dati riguardo al gender pay gap. Il dato indica quanto le donne guadagnano di meno rispetto agli uomini, tramite una percentuale. In media, nell’Unione europea, per ogni 100 euro guadagnati da un uomo per una certa posizione lavorativa, una donna ne guadagna 87,3. Da questo dato deriva la percentuale Ue del 12,7% di gender pay gap.
Queste cifre non sono però distribuite in maniera omogenea su tutto il territorio dell’Unione. La variazione è molto ampia, del 22%, e va dal -0,7% del Lussemburgo, un dato che indica che nel piccolo Stato dove ha sede la Corte di giustizia europea le donne guadagnano più degli uomini, al 21,3% dell’Estonia, che è ancora alle prese con un gender pay gap di gran lunga superiore alla media degli altri Paesi membri.
Per alcuni Stati sono disponibili anche i dati scorporati dei lavori part time. La situazione in questo caso migliora per quasi tutti i Paesi, tranne che in Croazia e Spagna, dove invece il dato peggiora in maniera radicale, mostrando un gender pay gap molto alto, oltre il 15%.
I peggiori: le sorprese Francia e Germania
Il dato de gender pay gap sembra sfuggire alle logiche che spesso accompagnano le statistiche economiche e sociali in Unione europea. Spesso infatti i Paesi nordici e quelli dell’Europa Occidentale più avanzati tendono a staccare in positivo le zone meridionali e orientali del continente. In questo specifico caso però, la tendenza sembra invertirsi.
Se è vero infatti che tra i peggiori ci sono Estonia e Cechia, oltre la media europea troviamo anche Francia e Germania. La prima è trascinata appena oltre il livello europeo, al 12,4%, soprattutto da un gap enorme per quanto riguarda le professioni finanziarie. In questo campo, che include banche e assicurazioni, le donne francesi prendono in media meno di 70 euro ogni 100 guadagnati dai loro colleghi uomini che svolgono la stessa mansione.
Più distribuito, e anche più grave, il datotedesco, che supera il 20% in sei settori economici su nove. Inaspettati anche i risultati di alcuni Paesi nordici, come Danimarca e Finlandia, solitamente più avanzati nella parità di genere. Uscendo dall’Ue, si incontrano sorprese simili. Se fosse considerata all’interno dei Paesi dell’Unione, la Svizzera sarebbe tra i peggiori, con un dato che sfiora il 18% totale. Anche in questo caso sono le professioni finanziarie a peggiorare la media.
I migliori: la sorpresa dell’Italia
Dall’altra parte della classifica, ad avere il miglior risultato di tutti è il Lussemburgo, unico Paese in cui in media le donne guadagnano di più degli uomini, anche se si tratta di 70 centesimi ogni 100 euro. Al secondo posto c’è l’Italia, tra i risultati più sorprendenti. Il nostro Paese si attesta attorno al 4,3%, secondo miglior risultato in assoluto, subito prima di Romania e Belgio.
Completano la lista dei Paesi che riescono a contenere il loro gender pay gap sotto il 10% Polonia, Slovenia, Irlanda e Spagna. Quest’ultima è riuscita negli ultimi anni a far calare nettamente il proprio dato. In 10 anni, dal 2012, c’è stata una riduzione della differenza tra retribuzioni maschili e femminili del 10%.
In questa speciale classifica figura tra i migliori anche l’Estonia. Fanalino di coda in generale, lo Stato baltico è riuscito comunque a migliorare radicalmente una situazione che 10 anni fa risultava drammatica. Allargando lo sguardo fuori dall’Ue, ottimo il risultato dell’Islanda, che scende al 9,3% con un miglioramento decennale di 8,4 punti.
Moderati invece i passi avanti dell’Italia, che tra i Paesi che hanno ridotto il proprio gender gap è tra i più lenti a muoversi verso una parità di retribuzione, con solo 2,2 punti guadagnati in 10 anni. C’è però chi fa peggio, come Slovenia, Lettonia, Polonia, Malta, Lettonia e Svizzera, che vanno invece nella direzione opposta.
Le possibili ragioni dietro ai dati sorprendenti
Il gender pay gap risulta quindi molto basso in Italia, ma anche in Stati come la Romania e la Spagna, mentre è più alto in Frangia e Germania. La ragione di queste anomalie la si può trovare forse negli stessi dati Eurostat e in come sono raccolti. Tranne che per poche eccezioni, come Cechia o Irlanda, le retribuzioni sono quelle delle aziende con 10 o più dipendenti. Sono escluse quindi non soltanto le piccole e micro imprese, ma anche i lavoratori autonomi.
Sono quindi escluse dall’indagine il 78,9% delle imprese italiane, le microimprese con meno di 10 dipendenti. Viene esclusa quindi dal calcolo del gender pay gap in Italia una larga fetta della popolazione delle lavoratrici e dei lavoratori, impiagata in queste piccole o piccolissime aziende. Secondo i dati CNA però, in queste imprese la differenza di retribuzione tra uomini e donne sarebbe ancora minore, 1,6% rispetto che alla media indicata da quelli Eurostat.
Altri fattori che potrebbero influenzare questo dato sono il bassissimo livello di occupazione femminile nel nostro Paese, una situazione che condivide con altri Paesi virtuosi in termini di gender pay gap come la Romania. L’impiego pubblico, che tendenzialmente ha una differenza di reddito tra uomini e donne molto più bassa che il privato. L’importanza di determinati settori, come quello scientifico e quello finanziario, rispetto al resto dell’economia nazionale, considerato che questi ambiti sono quelli che più pesano sul dato di altri Paesi come Francia e Germania.