Per molti neolaureati andare via dall’Italia non è per forza una necessità, ma semplicemente conviene. Sono sempre di più i ragazzi e le ragazze che appena concluso il percorso di studi universitari si trasferiscono all’estero alla ricerca di migliori condizioni di vita e soprattutto stipendi più alti. Un numero che negli ultimi dieci anni è aumentato del 42%, secondo quanto emerge dai dati del ‘Libro bianco sulle Scienze della vita in Italia, presentato a Milano da The European House-Ambrosetti alla nona edizione del Technology Life Sciences Forum 2023.
La fuga dei cervelli
Dallo studio risulta come tra i 337mila, con più di 25 e meno di 34 anni, che hanno deciso di andare a vivere all’estero, oltre 120mila (il 35,6%) abbiano una laurea, mentre tra il 2013 e il 2021 sono stati 94mila le persone della stessa fascia di età che sono rimpatriati, di questi il 43,6% ha completato il percorso di studi universitario, circa 41mila.
Uno scarto consistente che può essere rappresentato con la fuga dei ricercatori italiani: la stragrande maggioranza degli studiosi connazionali all’estero si dicono soddisfatti della propria scelta e 8 su 10 ritengono improbabile un loro rientro in Italia, mentre chi è rimasto lo ha fatto principalmente per motivi personali o familiari (86%), ma nel 43% dei casi, potendo tornare indietro, proverebbe una carriera all’estero.
Secondo i risultati di un’indagine conoscitiva della Community Life Sciences di The European House – Ambrosetti tra i ricercatori italiani vincitori di grant Erc nell’area delle Scienze della Vita negli ultimi cinque anni, l’86% degli studiosi in Italia lamenta salari bassi e poco competitivi con l’estero, l’80% mancanza di meritocrazia.
Per i ricercatori all’estero, invece, gli ecosistemi internazionali risultano attrattivi soprattutto per la presenza di finanziamenti (secondo 84% degli intervistati) e per l’alta qualità della ricerca scientifica (72%), affiancata dalla facilità di accesso e progressione nella carriera accademica (56%).
Per avere un’idea degli istituti che più valorizzano le brillanti menti, abbiamo già parlato della classifica delle migliori università italiane tra quelle europee e delle 40 università italiane migliori al mondo.
Un quadro che aiuta a capire come mai i ricercatori italiani siano al secondo posto tra i più premiati dal Consiglio europeo della ricerca (Erc) dietro soltanto ai colleghi tedeschi, e allo stesso tempo il nostro sia l’unico tra i grandi Paesi a ad avere un saldo netto negativo (-25 nel 2023) tra grant ottenuti e i grant ottenuti per nazionalità del responsabile del progetto.
Dall’analisi condotta da The European House e Ambrosetti emerge, inoltre, come nonostante l’Italia sia prima per citazioni di pubblicazioni scientifiche, quarta per numero di brevetti, terza per export e ottava per competitività in Europa, risulti soltanto dodicesima per capitale umano qualificato e quindicesima per vitalità delle imprese.
Parlando di quanti neolaureati trovano lavoro in Italia sappiamo che solo 6 su 10 riescono nel loro intento. E non è detto che riescano a trovare una buona posizione. I lavori più pagati per neolaureati non sono infatti accessibili in tutta Italia, dove sono presenti ancora grosse diseguaglianze nelle buste paga di Nord, Centro e Sud.
Le città con gli stipendi più alti
Uno dei motivi principali della fuga dei neolaureati sono dunque gli stipendi: secondo i dati Eurostat, nel 2021 le buste paga in Europa hanno raggiunto in media i 33.511 euro lordi, 3.560 euro in più di quanto prende un dipendente italiano.
In particolare il Paese che assicura più alte possibilità di guadagno è il Lussemburgo, dove la retribuzione è di 72.247 euro all’anno, più del doppio del valore medio europeo, seguito dalla Danimarca con 63.261 euro e l’Irlanda con 50.347 euro. Compensi più consistenti rispetto all’Italia anche in Germania e in Francia, dove lo stipendio medio annuo arriva rispettivamente a 44.404 euro e a 40.135 euro lordi.
In Italia è Milano la città dove lo stipendio di un lavoratore dipendente è il più alto a livello nazionale. Secondo i dati del Centro studi delle camere di commercio ‘Guglielmo Tagliacarne’, aggiornati al 2021, nel capoluogo lombardo la retribuzione media è di 30.464 euro nel 2021, due volte e mezzo la media di 12.473 euro e nove volte quello di Rieti, ultima in classifica. Sul podio delle città con gli stipendi più alti, tra il 2019 e il 2021, dietro Milano c’è Bolzano con 18.942,08 euro e al terzo posto Bologna, con 18.628,65 euro all’anno.