Il via libera definitivo alla riforma per accedere alla facoltà di Medicina è atteso oggi o massimo entro la prossima settimana alla Camera, dopo l’approvazione già ottenuta in Senato lo scorso novembre. La riforma sancisce l’abolizione del test d’ingresso e l’introduzione di un semestre libero aperto a tutti. Una volta approvato, il governo avrà dodici mesi per modificare la legge 264/1999 sul numero chiuso per l’accesso a Medicina e Chirurgia e per definire i decreti delegati.
Cosa cambia dopo l’addio al quiz
Addio al tradizionale test d’ingresso, che per anni ha segnato, e talvolta ostacolato, il percorso degli aspiranti medici. A partire dall’anno accademico 2025/26, il sistema di selezione cambierà radicalmente: il primo semestre sarà aperto a tutti, mentre la selezione avverrà all’inizio del secondo. Una conferma importante, soprattutto dopo le indiscrezioni circolate nei mesi scorsi, che ipotizzavano il mantenimento del modello adottato per il 2024/25. In quell’anno, infatti, si era tornati alla prova scritta nazionale con banca dati pubblica, dopo l’esperimento, durato appena 12 mesi e accompagnato da numerose polemiche, dei test Tolc online gestiti dal consorzio Cisia.
Sarà solo al secondo semestre che verrà fatta una selezione; l’ammissione dipenderà dai crediti formativi universitari ottenuti in ambito biomedico, sanitario e farmaceutico, sulla base di una graduatoria nazionale. Gli studenti avranno comunque la possibilità di ripetere il semestre in caso di mancato superamento degli esami o di un punteggio insufficiente per l’accesso alla graduatoria.
La possibilità di scegliere più sedi
Oltre all’addio al test e alla ripetizione del semestre, anche altri punti fondamentali del primo decreto sembrano già definiti. Al momento della domanda, gli studenti dovranno indicare, oltre all’università presso cui intendono frequentare il semestre filtro, anche un certo numero di sedi alternative, che sarà stabilito con un successivo decreto, nelle quali sarebbero disposti a proseguire il secondo semestre dei corsi di laurea magistrale in Medicina, Odontoiatria e Veterinaria.
Qualora non riuscissero ad accedere al secondo semestre, potranno iscriversi, anche in soprannumero, a un corso di laurea o laurea magistrale in ambito biomedico, farmaceutico, sanitario o veterinario, garantendosi così un’alternativa per il loro percorso formativo.
“Questa è una rivoluzione copernicana, un salto quantico irrimandabile e lo dico con assoluta certezza – ha detto la ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini – Il numero chiuso così come lo abbiamo conosciuto non esiste più. Abbiamo già aumentato di 30mila posti i corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, e continueremo nei prossimi anni. Sui decreti delegati attuativi della riforma correrò tantissimo in modo da darvi il tempo per analizzarli”.
Le criticità
Ma questa riforma porta con sé numerose polemiche. Come la capacità degli atenei di accogliere un numero così elevato di studenti, visto che senza test iniziale non verrà fatta una scrematura iniziale, e senza un aumento dei fondi. Nel 2024, circa 70mila studenti si sono presentati ai test di accesso. Un problema che potrebbe portare ad un uso massiccio della didattica a distanza, ma che potrebbe anche compromettere la qualità dell’insegnamento. Inoltre, “le pressioni psicologiche sugli studenti potrebbero aumentare – come sottolineato dall’Unione degli universitari (Udu) – con un periodo di prova che potrebbe comportare la perdita di un anno di studi”.
Non solo, il provvedimento potrebbe non riuscire nemmeno a raggiungere il suo obiettivo principale di migliorare il Servizio Sanitario Nazionale. Come evidenziato da Giovani Medici per l’Italia e Gimbe, c’è il rischio che nei prossimi anni si assista a una “pletora medica”, con migliaia di medici formati che il sistema pubblico non sarà in grado di accogliere, spingendo molti verso l’estero o il settore privato.