Gruppo 8 potrebbe chiudere il suo stabilimento di Forlì, portando al licenziamento di 30 lavoratori.
L’azienda opera nel settore del mobile imbottito (letti, poltrone e divani) e la proprietà è una controllata della multinazionale Htl di Singapore. La decisione è stata motivata con la scelta con le tensioni legate al lungo conflitto aperto con il sindacato Sudd Cobas, oltre che con le difficoltà produttive che interessano il settore.
La reazione della politica
La reazione politica non si è fatta attendere: l’assessore regionale al Lavoro Giovanni Paglia ha parlato di una decisione unilaterale, sottolineando come la Regione, insieme alla Prefettura e alle istituzioni locali, abbia seguito per mesi la vertenza tentando di mediare tra le parti. L’assessore ritiene che “si debba arrivare un confronto per cercare una soluzione che soddisfi i lavoratori e garantisca la produzione”.
“Si era arrivati alla firma di un accordo”, rincara l’assessore regionale al Lavoro, il quale con rammarico deve oggi constatare “il mancato rispetto da parte di Sofalegname, al punto da riscontrare l’assenza di condizioni per un tavolo istituzionale di confronto, rimandando piuttosto a un’eventuale sede giudiziaria”. Sofalegname è la società collegata alla filiera, protagonista della prima vertenza sindacale che ha innescato il conflitto.
La protesta dei sindacati
Sul fronte sindacale la mobilitazione è totale: Cgil, Cisl e Uil, insieme al Sudd Cobas, hanno annunciato lo stato di agitazione e chiesto con forza il ritiro immediato della procedura di licenziamento collettivo: “Gli strumenti per salvare i posti di lavoro ci sono e la vertenza Sofalegname non può essere il motivo per giustificare il licenziamento di 30 operai: deve essere rispettato l’accordo firmato dalle parti in Prefettura a fine luglio”. Le sigle chiedono la costituzione di un tavolo urgente per cercare di risolvere la vertenza. Lo stato di agitazione è stato votato in assemblea.
I sindacati contestano anche il comportamento della proprietà, accusata di aver spostato parte della produzione a Cesena e di aver svuotato progressivamente lo stabilimento di Forlì, costringendo gli operai a ferie forzate.
Il conflitto in Gruppo 8 non è recente: secondo le ricostruzioni delle associazioni che sostengono i lavoratori, la crisi era esplosa già a dicembre scorso, quando un gruppo di operai, in gran parte di origine pakistana, si era trovato a vivere nel capannone aziendale in attesa della regolarizzazione contrattuale. Da lì erano iniziati gli scioperi e i presidi davanti allo stabilimento, interrotti e poi ripresi il 3 luglio, con l’obiettivo di fermare la delocalizzazione. Il dettaglio viene riportato da una nota dell’associazione Forlì Città Aperta.
Il 1° agosto la protesta si era riaccesa, mentre le commesse venivano trasferite altrove. Fino all’annuncio, nei giorni scorsi, della chiusura definitiva e della liquidazione della società.
Verso la manifestazione di sabato
La vertenza ha assunto una dimensione cittadina e politica. Per sabato è stata convocata una manifestazione con lo slogan “Mai più schiavi”, organizzata da Sudd Cobas insieme ai lavoratori. Il corteo partirà da piazzale della Vittoria e vedrà la partecipazione di associazioni, movimenti e partiti: Anpi, Forlì Città Aperta, Mediterranea Saving Humans, Libera, Legambiente, Amnesty International, oltre a diverse forze politiche di opposizione.
L’obiettivo è duplice: denunciare lo sfruttamento e il rischio di caporalato, ma anche riportare al centro il tema della dignità del lavoro e della salvaguardia di un settore strategico per il territorio come quello del mobile imbottito.