Flowserve, licenziamento in arrivo per 61 dipendenti: convocazioni al via dopo lo stop alle trattative

Flowserve licenzia e sposta parte della produzione in India. La beffa: nel 2023 venne inserita nella classifica delle 25 migliori aziende italiane

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Fine delle trattative: il licenziamento è ormai in arrivo per 61 dipendenti (su 179) della Flowserve di via delle Industrie a Mezzago in Brianza, multinazionale americana produttrice di macchinari per il settore energia. La lista nera è pronta e le convocazioni degli operai sono ormai iniziate. Lo sfoltimento è il primo step messo in atto dalla Flowserve. Il secondo sarà la delocalizzazione in India di parte della produzione di componentistica per gli impianti di estrazione del petrolio.

Quando scattano i licenziamenti in Flowserve

Fallito ogni tentativo di scongiurare i licenziamenti, dagli scioperi alla mediazione di sindacati e Regione che avevano proposto soluzioni alternative, come gli ammortizzatori e le uscite volontarie. L’85% dei tagli, annunciati il 5 aprile scorso, verrà messo in atto nell’area produzione e business.

“È inaccettabile, siamo davanti al profitto che a parole sbandiera l’importanza della responsabilità sociale, ma nei fatti è l’opposto. Si va dove la manodopera costa meno per guadagnare di più”. Così tuonano Adriana Geppert della Fiom-Cgil e Gloriana Fontana della Fim-Cisl, citate dal quotidiano Il Giorno.

Il piano di licenziamenti avverrà in due fasi: parte dei metalmeccanici finiti sulla lista nera sarà mandata via entro agosto, il resto a dicembre.

La Flowserve di Mezzago continuerà a produrre componenti per gli impianti di estrazione del petrolio, ma le sindacaliste temono che anche il resto dei dipendenti venga licenziato in futuro.

“Gli ordini ci sono e il fatturato è in crescita sui 30 milioni”, accusano i sindacati. “L’ad invia a tutti messaggi sugli ottimi risultati raggiunti, ma decine di persone finiscono in mezzo alla strada. Succede solo in Italia. Da Mezzago è già stato trasferito il 90% delle attività, ma i risultati sono stati tutt’altro che brillanti. A pagare il prezzo sono sempre i lavoratori”.

Licenziamenti impugnati

Le trattative si ruppero lo scorso 13 giugno, con Flowserve che si oppose tetragona a qualsiasi ipotesi di mediazione e di alleggerimento del piano di esuberi. Fiom Cgil Brianza parlò di “uno schiaffo ai lavoratori, alle istituzioni, alle forze politiche e alle organizzazioni sindacali che per oltre due mesi si sono battuti per la tutela dei lavoratori del sito”.

“Questa mattanza nel nostro Paese deve finire”, affermò Adriana Geppert: “Le multinazionali parlano di responsabilità sociale d’impresa, di dialogo con i lavoratori e con le loro rappresentanze sindacali, e poi licenziano buttando in mezzo a una strada decine di lavoratori e le loro famiglie”.

Fiom annuncia che i lavoratori impugneranno i licenziamenti. La palla passerà dunque al giudice del lavoro.

Il precedente

Si tratta della seconda sforbiciata all’organico: durante il periodo più duro della pandemia nel 2020 vennero tagliati 45 posti di lavoro. Inizialmente a finire in lista nera furono 60 addetti. Si raggiunse poi un accordo sindacale con incentivi all’esodo per il personale vicino al pensionamento e la non opposizione al licenziamento per le eventuali uscite. Dopo la mediazione, furono infine salvati 15 posti di lavoro.

Nell’aprile del 2023 Flowserve Corporation venne inserita da LinkedIn nella classifica delle 25 migliori aziende italiane.