Non più picconi, ma algoritmi: l’intelligenza artificiale e la nuova frontiera mineraria  

Litio, rame e terre rare non si cercano più solo con trivelle e geologi, ma con supercomputer e modelli di machine learning. Una trasformazione che ridisegna il potere economico e geopolitico globale

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Donatella Maisto

Esperta in digital trasformation e tecnologie emergenti

Dopo 20 anni nel legal e hr, si occupa di informazione, ricerca e sviluppo. Esperta in digital transformation, tecnologie emergenti e standard internazionali per la sostenibilità, segue l’Innovation Hub della Camera di Commercio italiana per la Svizzera. MIT Alumni.

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Non è più il piccone a segnare il futuro delle risorse naturali, ma l’algoritmo. L’intelligenza artificiale è entrata silenziosamente nel cuore della ricerca mineraria, trasformando la caccia a litio, rame e terre rare in una sfida digitale che si gioca nei data center più che nei deserti o nelle montagne. Per le compagnie significa ridurre rischi e costi di esplorazione; per i governi, affrontare in modo nuovo la sicurezza delle forniture strategiche. Ma dietro le promesse di efficienza emergono anche rischi inediti: dipendenze tecnologiche, concentrazioni di potere e vulnerabilità geopolitiche che potrebbero ridisegnare le rotte della globalizzazione.

La rivoluzione silenziosa dell’AI nella ricerca mineraria

L’intelligenza artificiale ha spezzato l’immobilismo di un settore storicamente refrattario al cambiamento tecnologico: l’esplorazione mineraria. Modelli di machine learning e analisi satellitari oggi riescono a setacciare miliardi di dati geospaziali, riducendo le aree di ricerca da interi territori a poche zone ad alto potenziale. Una trasformazione che rende la geologia sempre meno empirica e sempre più una scienza dei dati.

Per le compagnie minerarie, ciò significa ridurre i tempi e i costi di esplorazione, aumentando la probabilità di successo. Per i governi, significa poter programmare politiche industriali ed energetiche con maggiore rapidità e consapevolezza. La scoperta dei giacimenti non è più solo il risultato di spedizioni rischiose, ma di calcoli matematici che spostano il centro della decisione strategica dai deserti e dalle foreste ai server e ai laboratori digitali.

Materie prime critiche e transizione energetica

Il contesto che alimenta questa trasformazione è la crescente fame di minerali critici. Litio, rame, nichel e terre rare sono indispensabili per batterie, turbine eoliche, pannelli solari, semiconduttori e infrastrutture militari avanzate. Secondo l’International Energy Agency (IEA), la domanda di litio aumenterà di oltre il 400% entro il 2030, mentre quella di rame è destinata a raddoppiare nello stesso periodo.

La transizione energetica, dunque, non è solo un processo tecnologico, ma una corsa geopolitica alle risorse. L’Unione Europea, con il Critical Raw Materials Act, punta a diversificare le fonti per ridurre la dipendenza dalla Cina, che oggi controlla oltre il 60% della raffinazione delle terre rare. Gli Stati Uniti hanno invece lanciato la Minerals Security Partnership, un’alleanza con alleati strategici per garantire approvvigionamenti sicuri. In questo scenario, l’AI è lo strumento che può fare la differenza, riducendo l’incertezza e accelerando i tempi di esplorazione.

Efficienza economica e nuovi modelli industriali

Le ricadute economiche sono imponenti. L’adozione di algoritmi predittivi può ridurre del 20% i tempi di esplorazione e migliorare del 5-10% la resa operativa, secondo McKinsey. In un settore in cui ogni perforazione costa milioni di dollari, la riduzione dell’errore si traduce in margini di guadagno sostanziali.

Le grandi compagnie stanno già integrando queste soluzioni: Rio Tinto ha implementato AI per migliorare la gestione delle miniere di ferro in Australia, riducendo i costi operativi del 10-15%. BHP utilizza sensori e modelli predittivi per monitorare la qualità dei minerali e limitare gli sprechi. La startup KoBold Metals, sostenuta da Bill Gates e Jeff Bezos, sta sfruttando machine learning e big data per individuare giacimenti di cobalto e rame in Zambia e Canada, attirando miliardi di investimenti.

Questi esempi mostrano come l’AI non sia più un esperimento, ma una leva strategica per ridisegnare i modelli di business e le catene di valore dell’industria estrattiva.

Geopolitica digitale delle risorse

La geopolitica delle risorse si sta ridefinendo. Non basta più avere giacimenti: serve controllare i dati che ne permettono la localizzazione e lo sfruttamento. Paesi tecnologicamente avanzati, pur poveri di risorse naturali, possono ritagliarsi un ruolo centrale grazie alla loro superiorità digitale. Al contrario, Stati ricchi di minerali, ma privi di infrastrutture digitali rischiano di dipendere da piattaforme e algoritmi sviluppati altrove.

Ne nasce una nuova asimmetria geopolitica: chi controlla i data center e i modelli predittivi esercita un potere strategico sui flussi delle materie prime. La mappa del potere non coincide più con quella delle miniere, ma con quella dei server e delle reti satellitari che scandagliano il sottosuolo globale.

AI e sostenibilità mineraria

L’intelligenza artificiale non è solo uno strumento di efficienza, ma anche di sostenibilità. Gli algoritmi sono in grado di valutare non solo dove scavare, ma anche quali giacimenti abbiano il minor impatto ambientale. Analizzando parametri come consumo idrico, emissioni potenziali e fragilità degli ecosistemi, l’AI aiuta a individuare siti più adatti a un’estrazione responsabile.

Alcune compagnie stanno già sperimentando sistemi di monitoraggio in tempo reale per ridurre incidenti e migliorare le performance ESG. Questo approccio potrebbe abbattere i costi di bonifica e rispondere alle pressioni di investitori e stakeholder, sempre più attenti alla sostenibilità delle catene di fornitura.

I rischi di concentrazione e le vulnerabilità emergenti

Se l’AI promette di democratizzare la ricerca mineraria, la realtà è più complessa. L’infrastruttura digitale necessaria — supercomputer, data center, satelliti — è oggi concentrata nelle mani di pochi attori globali. Questo crea nuove dipendenze e nuove forme di concentrazione del potere, dove le big tech diventano arbitri invisibili del mercato delle risorse.

C’è poi la questione della cybersicurezza. Dataset geologici e modelli predittivi possono essere bersaglio di hackeraggi o manipolazioni, con conseguenze che vanno dal crollo di investimenti miliardari a destabilizzazioni politiche. Per questo, molte agenzie di intelligence hanno inserito la protezione dei dati minerari tra le priorità di sicurezza nazionale.

Questioni etiche e diritto dell’innovazione

Accanto alle opportunità si affacciano dilemmi etici e giuridici. A chi appartengono i dati estratti dai satelliti? Come garantire che gli algoritmi siano trasparenti e non condizionino scelte politiche o industriali?

Il rischio è che si sviluppi un neo-colonialismo digitale: Paesi del Sud globale, ricchi di risorse, ma privi di infrastrutture digitali, potrebbero essere esclusi dai benefici economici, mentre il valore informativo dei loro giacimenti finirebbe nelle mani di pochi player tecnologici occidentali o asiatici.

Il diritto dell’innovazione dovrà colmare un vuoto normativo cruciale: stabilire regole chiare su proprietà dei dati, accesso alle tecnologie e responsabilità degli algoritmi. Senza governance, l’AI rischia di amplificare squilibri già profondi.

La nuova corsa ai minerali critici

La nuova corsa alle materie prime non si gioca più solo nelle miniere, ma nei data center che elaborano i segreti del sottosuolo. L’intelligenza artificiale promette di rendere l’esplorazione più rapida, precisa e sostenibile, ma introduce al contempo nuove fragilità: dipendenze digitali, concentrazione di potere e vulnerabilità geopolitiche.

Per le imprese, si apre un orizzonte di crescita e innovazione senza precedenti. Per i governi, la sfida sarà garantire sicurezza delle forniture e sovranità digitale in un mondo sempre più interconnesso. La vera partita, oggi, non è scavare più a fondo, ma capire chi controllerà le chiavi digitali che aprono i giacimenti del futuro.