Gli hacker chiedono 2 milioni di riscatto alle aziende italiane

Secondo il rapporto sugli attacchi informatici ransomware contro le aziende di 17 Paesi, le imprese italiane pagano il doppio dei riscatti versati in media agli hacker

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

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Le aziende italiane sono tra le più bersagliate dagli attacchi informatici e pagano il doppio rispetto ai riscatti liquidati in media agli hacker nel mondo. Lo rivela l’ultimo rapporto realizzato dalla società di soluzioni contro i cyberattacchi Sophos, riguardo le ripercussioni sulle imprese delle offensive ransomware, il blocco di sistemi e delle banche dati.

Dall’indagine condotta tra i responsabili IT e della cybersicurezza provenienti da 17 Paesi, è emerso come quasi la metà delle aziende ricattate abbiano pagato un riscatto, il secondo valore più alto negli ultimi sei anni, ma che in Italia sono portate a sborsare di più e con maggiore facilità.

Il report sui ransomware alle aziende

Secondo lo studio Sophos, il valore mediano delle somme versate agli hacker dalle aziende di tutto il mondo è stato nel 2024 di un milione di euro, contro gli oltre 2 milioni pagati nel nostro Paese.

A livello globale risulta che circa il 50% delle imprese che hanno subito un attacco informatico abbia ceduto di fronte al ricatto, ma che il 53% di queste ha pagato meno del riscatto richiesto inizialmente.

Nel 71% dei casi la cifra versata alla fine è il risultato della trattativa tra aziende e cybercriminali, sempre più organizzati in gruppi strutturati che operano a livello mondiale, o direttamente o con appoggiandosi a realtà specializzate, in ogni caso tramite figure qualificate che si stanno rendendo essenziali per le imprese.

Nel 2025 il valore mediano su scala globale delle somme pagate agli hacker si è dimezzata, risultando di oltre cinque milioni per le società con fatturati superiori al miliardo, mentre è inferiore ai 350mila dollari per le compagnie da meno di 250 milioni di dollari di giro d’affari.

Nel 63% dei casi, tra i fattori che hanno permesso l’attacco c’è stata la scarsità delle risorse necessarie: la mancanza di competenze nelle realtà da oltre 3mila dipendenti e la carenza di personale o capacità in quelle da 251-500 dipendenti.

I riscatti pagati dalle aziende italiane

In questo quadro le aziende più indifese risultano le italiane, sia rispetto alle lacune della cybersicurezza sia in relazione alle somme che sono disposte a pagare.

Il valore mediano delle somme chieste dagli hacker in Italia lo scorso anno è stato di 4,12 milioni di dollari, in forte aumento rispetto ai 3,19 milioni registrati dall’indagine precedente, ma con un calo delle richieste sopra il milione di dollari (68% a fronte del 78%).

Nonostante le realtà nostrane abbiano pagato meno dell’anno prima, 2,06 milioni di dollari contro i 2,20 milioni, risultano comunque le società che versano più riscatti oltre i 5 milioni di dollari, nel 41% dei casi contro una media del 20%, dietro soltanto a quelle operanti nel Regno Unito (53%).

Come spiegato dal vicepresidente di solution marketing di Sophos analysis, Sally Adams, nessuna azienda italiana ha pagato meno di 10mila dollari, mentre soltanto l’11% ha pagato meno di 100mila dollari, rispetto a una media globale del 23%.

In genere le imprese del nostro Paese sono disposte a pagare il 97% dell’importo preteso, a fronte di un 85% nel mondo.

Se si considerano i danni per ripristinare i sistemi e tornare all’operatività normale dopo un attacco ransomware, in media l’importo pagato è stato di 3,55 milioni di dollari, in netta diminuzione rispetto ai 5,38 milioni dell’anno precedente.

Stando a quanto riportato nell’indagine, il principale fattore di criticità per le realtà italiane è rappresentato dalla vulnerabilità sulla cybersicurezza, nel 35% dei casi, seguita dal phishing nel 23% e dalla compromissione delle credenziali nel 16%.

Come sottolineato nell’ultimo report dell’associazione per la cybersecurity italiana Clusit, circa il 10% degli attacchi informatici andati a segno su scala globale riguarda un’azienda italiana, una percentuale notevole se si considera il numero di aziende nel mondo.