Ecco dove non riaprono le scuole il 10 gennaio

La variante Omicron spaventa per la sua elevatissima contagiosità, i casi crescono, gli ospedali iniziano a subire forti pressioni. Ecco dove le scuole restano chiuse

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Omicron spaventa per la sua elevatissima contagiosità, i contagi schizzano alle stelle, gli ospedali iniziano a subire forti pressioni. A livello nazionale il dato è chiaro: i ricoverati in terapia intensiva sono per l’80% persone non vaccinate. Situazione esplosiva, che rischia di compromettere i servizi ospedalieri per tutti gli altri, anche ricoverati non per Covid, come ovvio. In alcune Regioni, come in Piemonte, è scattato lo stop alle operazioni e saltano persino gli interventi oncologici.

Per questo il governo è corso ai ripari imponendo l’obbligo vaccinale agli over 50. Tutti, senza sconti. Anche se la multa da appena 100 euro una tantum appare del tutto inutile, per persone – i no vax – disposte a pagare anche 200 euro al mese per i tamponi.

Scuole chiuse fino al 29 gennaio: l’ordinanza di De Luca per la Campania

In questo scenario la Campania si sfila e sceglie di correre da sola. Il governatore Vincenzo De Luca ha deciso con una ordinanza la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado. Le scuole in Campania, dunque, non riaprono lunedì 10 gennaio come nel resto d’Italia. Scuole dell’infanzia, elementari, medie e asili nido rimangono chiusi fino al 29 gennaio.

La situazione rilevata sul territorio regionale della Campania corrisponde alla fattispecie, si legge nell’ordinanza, di “circostanze di eccezionale e straordinaria necessità dovuta all’insorgenza di focolai o al rischio estremamente elevato di diffusione del virus Sars-Cov-2 o di sue varianti nella popolazione scolastica”, in presenza delle quali, nell’effettuare il bilanciamento tra il diritto costituzionale alla salute e quello all’istruzione, per le Regioni che non si trovino collocate in zona rossa sono consentite eccezioni allo svolgimento in presenza delle attività educative e scolastiche.

La variante Omicron è “estremamente” diffusa in Campania: i prelievi delle acque reflue attestano che la variante Omicron è estremamente diffusa sul territorio regionale, in misura nettamente superiore alla media nazionale, con conseguente ampia velocità di diffusione dei contagi.

La situazione Covid in Campania: i dati che allarmano

Mentre da lunedì 10 gennaio ben 15 Regioni si trovano in zona gialla, l’indice Rt campano risulta attualmente pari a 1,61, con gli indicatori di sorveglianza che disegnano per la Campania uno scenario di tipo 4, con un’incidenza complessiva di 1.511 su 100mila abitanti, e con proiezione di oltre il doppio, con Rt pari a 2,25 per la settimana prossima, con conseguente previsione di un enorme aumento dell’impatto sulle degenze Covid.

L’unità di crisi della Regione Campania ha segnalato che nelle ultime due settimane i contagi sono aumentati considerevolmente nella fascia 0-44 anni e anche i decessi sono in aumento. La circolazione del virus nei giovani è ormai estremamente ampia.

L’unità di crisi della Regione Campania ha segnalato che, con riferimento al numero di soggetti attualmente positivi nella fascia d’età 0-19 anni, si registra un incremento pari a circa il 30% rispetto alle scorse settimane. Alla chiusura delle scuole per Natale erano stati rilevati 118 focolai scolastici e un totale di 9.781 focolai nella settimana 27 dicembre 2021- 2 gennaio 2022, di cui nuovi focolai nell’ultima settimana pari a 6.963.

Il problema è anche che nella Regione partenopea si evidenzia un significativo aumento dei ricoveri nella fascia pediatrica, prevalentemente per pazienti positivi sintomatici con età inferiore ai 10 anni, il cui numero è raddoppiato in 10 giorni. Inoltre si registra un notevole accesso, circa 70 al giorno al pronto soccorso dell’ospedale pediatrico Santobono, di bambini della stessa fascia di età, positivi, con sintomatologia più lieve che vengono pertanto rinviati al domicilio.

Fonti di Palazzo ChigiIl hanno fatto sapere che il provvedimento firmato da De Luca verrà impugnato.

Riapertura scuola rinviata in Sicilia

Anche in Sicilia gli studenti di ogni ordine e grado non torneranno a scuola lunedì 10 gennaio. Al termine di un lungo confronto con tutte le rappresentanze del mondo della scuola, dell’università e della formazione, che ha visto anche l’intervento dell’assessore alla Sanità regionale Ruggero Razza, e del sindaco Leoluca Orlando, nel ruolo di Presidente Anci, la Regione, alla luce dell’aggravamento della situazione epidemiologica, ha ritenuto di modificare il calendario scolastico 2021-2022, riducendone di 3 giorni la durata originariamente prevista, pur sempre nel rispetto del numero minimo di giornate scolastiche.

Il rientro a scuola, inizialmente previsto per lunedì 10 gennaio, avverrà in Sicilia il successivo giovedì 13. In ogni caso, la task-force regionale sarà riconvocata per mercoledì 12 gennaio. “Al termine della riunione della task-force per la scuola, registro la unanime posizione di rettori, dirigenti scolastici, rappresentanti sindacali e delle associazioni familiari, che ci chiedono di farci interpreti presso il governo nazionale della necessità di rivedere la attuale posizione sulla possibile scelta della didattica a distanza come strumento di accompagnamento temporaneo verso la piena didattica in presenza” ha detto il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci.

“Lo abbiamo già fatto nei giorni scorsi e fino a ieri sera. Frattanto, la sensibilità che è stata evidenziata anche dai sindaci della Sicilia, non può lasciarci immobili, ma non possiamo neppure alimentare un inutile conflitto con il governo centrale che ha già annunciato di volere impugnare decisioni in contrasto con la legislazione vigente”. Musumeci spiega di aver adottato “la soluzione più ragionevole, giuridicamente compatibile”, che tiene conto della decisione di tutti: quella di utilizzare i poteri di autonomia primaria della Regione sul calendario scolastico consentendo uno slittamento dell’apertura delle scuole di alcuni giorni, fino a un massimo di cinque.

Questo lasso di tempo dovrebbe permettere di cogliere l’andamento della pandemia e consentire alle scuole e al sistema sanitario di prepararsi a realizzare gli obiettivi condivisibili posti dal Governo. La Regione è convinta che questa decisione possa rassicurare i sindaci e le comunità locali e dare modo ai dirigenti scolastici di operare per favorire la ripresa delle attività didattiche in presenza, se la situazione epidemiologica lo consentirà. Come assicurato dall’assessore Razza, il tempo disponibile potrà essere utilizzato per potenziare le attività di monitoraggio sanitario e di vaccinazione della popolazione scolastica.