AGGIORNAMENTO: Il ritorno della zona rossa in Italia sembra evitata. Ma 4 Regioni rischiano di finire in arancione. Qui tutti gli aggiornamenti.
Forse il picco è stato finalmente raggiunto. Nelle ultime 24 ore in Italia si registra il nuovo record assoluto di contagi Covid e morti. L’occupazione delle terapie intensive è cresciuta in ben 5 Regioni. Secondo l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco e il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri dovremmo essere arrivati al picco di questa lunghissima quinta ondata (non quarta, come molti si ostinano a dire da mesi, perché in Italia siamo avanti di una rispetto all’Europa).
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Il picco è stato finalmente raggiunto
L’occupazione media di posti da parte di pazienti Covid nei reparti di terapia intensiva degli ospedali italiani è stabile, ferma ormai da una settimana, dall’11 gennaio, al 18%, dunque ancora 8 punti percentuali sopra la soglia del 10% considerata critica, secondo gli ultimi dati dell’Agenzia per i Servizi sanitari regionali (Agenas), aggiornati a lunedì 17.
Dopo il picco, dunque, ci sarà come ovvio una riduzione dei casi. “Tutte le regole che oggi stiamo mettendo, a mio avviso in tempo relativamente breve, potranno essere di nuovo modificate per allentare la presa” spiega Sileri. E anche per quanto riguarda la richiesta di cambiare il modello dei colori per le Regioni, “non servirà questa rimodulazione perché, per l’andamento del virus, in qualche settimana si ritornerà a una situazione in cui il giallo scomparirà” ha detto ai microfoni di Radio anch’io su Radio 1. Anche se è necessario conservare il sistema dei colori “nel caso possano, un giorno, presentarsi ulteriori varianti” più preoccupanti.
Mentre resta ancora aperta la partita relativa al cambio di regole sul bollettino quotidiano (le Regioni chiedono che venga scomputato dai ricoveri nei reparti ordinari il numero di pazienti ricoverati per cause diverse dal Covid ma risultati positivi e asintomatici), anche per il prossimo lunedì ci sono nuove Regioni candidate al cambio colore.
Per quanto ormai le differenze tra zona bianca e gialla non ci siano più alla luce degli ultimi decreti, e anche in arancione la stretta sia lieve, in particolare una Regione potrebbe diventare gialla, tre Regioni rischiano la zona arancione e una addirittura la rossa. Il 24 gennaio, quindi, potrebbe sancire il ritorno della zona rossa nel nostro Paese, a due anni dall’inizio della pandemia.
Quali Regioni rischiano il giallo o l’arancione lunedì 24 gennaio
Se il trend attuale sarà confermato venerdì dal consueto monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità, la prossima settimana solo quattro Regioni resteranno in zona bianca:
- Basilicata
- Molise
- Sardegna
- Umbria.
A passare in giallo dovrebbe essere invece quasi sicuramente la Puglia.
Le Regioni che rischiano di passare da giallo ad arancione perché hanno superato le soglie previste dalla legge per il passaggio nella fascia più rigida (oltre 30% di pazienti Covid ricoverati nei reparti ordinari e oltre il 20% in terapia intensiva) sono:
- Friuli Venezia Giulia: 34,1% il tasso occupazione nei reparti ordinari e 24% nelle terapie intensive
- Piemonte: ha tentato il tutto per tutto aggiungendo 970 nuovi posti letto nei reparti ordinari ospedalieri la scorsa settimana, cosa che gli ha consentito di scansare l’arancione, ma i numeri continuano a crescere così velocemente nelle aree non critiche che la prossima settimana è quasi certo il passaggio: 30,3% il tasso di occupazione nei posti letto ordinari e 23,7 in rianimazione.
- Sicilia: 36,4% e 20,2%.
Valle d’Aosta in zona rossa?
La zona rossa invece è una possibilità reale per la Valle d’Aosta, già arancione dal 17 gennaio. La Regione ha la percentuale più alta di ricoveri nei reparti ordinari, con la cifra record di 57,1%, ed è la prima ad essere finita in arancione per aver superato anche la soglia dei ricoveri nelle terapie intensive, al 24,2%.
Con appena 2 ricoveri in più rispetto agli attuali 8, finirebbe dritta oltre la soglia del 30% e scatterebbe la zona rossa. Tradotto: lockdown, coprifuoco, negozi, ristoranti e impianti sciistici chiusi. “Una tragedia” tuona il presidente Erik Lavevaz, che chiede al Governo innanzitutto un diverso conteggio dei malati, che comprenda chi è ricoverato per il Covid e non con il Covid, ma soprattutto la possibilità di avere una franchigia sui posti letto in ospedale.
La zona rossa “vorrebbe dire chiudere gli impianti di risalita, in un momento in cui c’è un po’ di ripresa rispetto all’anno scorso”, ha spiegato il governatore. “Abbiamo passato una stagione invernale, la scorsa, con gli impianti chiusi e questo è stato un problema pesantissimo da affrontare, un’altra chiusura adesso sarebbe per noi veramente disastrosa”.
Ricordiamo che la Valle d’Aosta dal 17 gennaio è in zona arancione, e sono già state dunque inaspritele norme anti-Covid per chi è senza green pass o ha solo il green pass base. Con il cambio di colore è già scattato il numero chiuso sulle piste da sci, che per la Regione rappresenta un gravissimo danno economico.
La Giunta regionale della Valle d’Aosta ha infatti approvato il protocollo di contingentamento delle presenze nelle stazioni sciistiche della regione alpina. Il tetto massimo di skipass giornalieri vendibili tiene conto non solo delle quote giornaliere, ma anche di quelle settimanali e stagionali, spiegano dalla Regione. Quindi vengono conteggiate le prenotazioni e monitorati gli accessi.
Il numero massimo di sciatori consentito complessivamente nei 17 comprensori è di 56.752 al giorno. I numeri dei principali sono: 11.223 a Cervinia/Cime Bianche; 9.014 di Monterosa Ski; 6401 a Pila; 8399 La Thuile; 6942 a Courmayeur; 408 a Valgrisenche e 199 a Ollomont.
La limitazione del numero di persone, comunque, non riguarda la percentuale di ingressi negli impianti di risalita, ma strettamente la presenza sulle piste. Il numero di persone che possono accedere al comprensorio è l’unica differenza che davvero impatta con il cambio di colore. Per il resto, già dal 10 gennaio scorso, per salire è necessario avere il super green pass.