Lo Spid sta diventando sempre più centrale per gli italiani, con ormai 41 milioni di persone che hanno un’identità digitale, fondamentale per l’accesso a servizi pubblici e privati. Ma con l’arrivo del wallet digitale e i tanti provider che stanno rendendo il servizio a pagamento, per molti italiani potrebbe diventare un problema continuare a utilizzare lo Spid.
Indice
Com’è nato lo Spid
Introdotto nel 2016, lo Spid era nato come servizio gratuito, con lo Stato che si occupava di definire regole tecniche e requisiti di sicurezza previsti dal Codice dell’Amministrazione Digitale. Ai provider privati spettava invece la gestione operativa. Questa collaborazione prevedeva convenzioni che garantivano alle aziende un contributo economico dallo Stato, grazie a un finanziamento pubblico di 40 milioni di euro. Ciò ha permesso di offrire un servizio gratuito a tutti gli italiani. Quando il finanziamento è stato però bloccato, l’equilibrio economico si è spezzato.
Il cambio di passo è avvenuto nel 2025, con un accordo tra Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) e i gestori, che ha confermato la gratuità del servizio base. È stata però data ai provider la possibilità di sviluppare modelli economici sostenibili, anche tramite servizi premium. Le aziende, che lamentano di aver sempre operato in perdita, hanno quindi iniziato a introdurre dei canoni.
I servizi a pagamento e quelli gratuiti
Al momento, la lista dei gestori a pagamento include:
- Aruba, al costo di 5,98 euro;
- Infocert, al costo di 5,98 euro;
- Register.it, al prezzo di 9,90 euro (presente un call center dedicato).
Namirial ha deciso di adottare un approccio “freemium”, con una versione dello Spid chiamata Lite che è gratuita, mentre quella Full sarà a pagamento. La differenza è che solo con la seconda si potrà accedere ai servizi della pubblica amministrazione, mentre Lite darà accesso unicamente ai servizi di aziende private. Il costo sllo Spid Full è di 9,90 euro.
Tutti gli altri provider sono ancora gratuiti, come:
- Etna ID;
- ID InfoCamere;
- Intesi Group;
- Lepida ID;
- Poste ID;
- Spid Italia;
- Sielte ID;
- TeamSystem ID;
- TIM ID.
Cosa cambia con il wallet europeo
A complicare ulteriormente le cose c’è anche l’arrivo del wallet europeo, atteso per il 2026. Il nuovo portafoglio digitale sarà integrato sullo smartphone e si potranno conservare non solo l’identità digitale, ma anche una moltitudine di credenziali come:
- patente di guida;
- titoli di studio;
- certificati professionali;
- tessera sanitaria.
I miglioramenti introdotti dal wallet digitale europeo, tuttavia, non sono meri aggiornamenti tecnici, ma promettono di essere sostanziali e concreti, trasformando radicalmente l’esperienza dell’utente. Il salto qualitativo più significativo risiede nella privacy e nel controllo dei propri dati, resi possibili dal principio della “selective disclosure“.
Grazie a questa funzionalità, il cittadino non dovrà più condividere l’intero set dei propri dati anagrafici per dimostrare, ad esempio, la propria maggiore età; potrà selezionare e comunicare solo l’attestazione strettamente necessaria (“sì, sono maggiorenne”), riducendo drasticamente la tracciabilità e il rischio di una profilazione eccessiva.
L’accesso ai servizi sarà infatti profondamente integrato con i meccanismi abituali di sblocco dello smartphone, come il riconoscimento biometrico o il PIN. Sarà dunque superata definitivamente l’attuale complessità legata alla combinazione di password e codici OTP, che caratterizza il sistema Spid classico.