Quando un avvocato può difendere gratis un cliente

Dalle prestazioni offerte ad amici e familiari fino a quelle a scopo pubblicitario. Ecco i termini del servizio legale gratuito

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Pubblicato: 10 Agosto 2018 13:06Aggiornato: 27 Maggio 2024 19:01

Prestare assistenza legale gratuitamente è consentito solo in determinati casi. Spieghiamo nel dettaglio quali sono, sulla base delle regole vigenti, imposte dal Consiglio Nazionale Forense. Una guida utile a comprendere l’ambito dei casi “pro bono”.

Assistenza legale gratuita

La legge non vieta a un avvocato di prestare i propri servizi a titolo gratuito. Nel caso in cui un professionista voglia ad esempio prestare soccorso a un amico, un parente o qualsiasi altra persona, annullando la propria parcella, sarebbe libero di farlo, operando assistenza legale, patrocinio in tribunale o semplice consulenza.

Esistono però dei limiti imposti in tal senso. È vietato infatti, secondo la deontologia forense, utilizzare impropriamente tale mezzo (prestazioni gratuite) al fine di farsi pubblicità. Sponsorizzare sé o il proprio studio a tal modo rappresenta un comportamento scorretto nei confronti dei colleghi.

Ciò che dal punto di vista del cliente può rappresentare un’ingiustizia, è perfettamente regolare per il Consiglio Nazionale Forense, che accetta eventuali sconti, considerando come le tariffe minime non esistano più, ma vieta in maniera assoluta ogni prestazione gratuita per secondi fini.

Provando a fornire degli esempi pratici, un avvocato o uno studio potrebbero tentare di accrescere la propria notorietà proponendo di intervenire gratuitamente in un caso giudiziario di grande rilievo mediatico. In questo modo giornali cartacei, web e televisioni riporterebbero necessariamente il loro nome.

Sanzioni

Il Cnf ha provveduto a sanzionare un avvocato che prospettava una tutela legale gratuita a una detenuta, al centro di una certa attenzione mediatica, sostenendo di credere in lei ed essere alquanto sensibile alla vicenda. Secondo l’Ordine lo scopo era quello di pubblicizzare sé e, considerando la presenza di un altro legale a tutela dei diritti della donna, la pratica dell’avvocato è stata considerata anche una forma di contesa scorretta.

Gli stessi principi risultano validi qualora sia un eventuale cliente ad avanzare richieste considerate illecite. L’esempio proposto dal Tar di Milano è decisamente pertinente. È stato infatti ritenuto illegittimo il bando indetto da un Comune, per la difesa dello stesso, in merito a delle pratiche di recupero credito. Il criterio alla base della selezione era quello della tariffa più economica. Un legale si è prestato a tale servizio, gratuitamente, salvo il rimborso delle spese vive. La gara infine è stata annullata.

Casi pro bono, come funzionano

In Italia l’assistenza legale pro bono passa attraverso associazioni specializzate. Gli associati delle stesse assumono incarichi gratuitamente, conferiti dalla società, su base volontaria e a seconda delle proprie inclinazioni ed esperienze.

Si crea una vera e propria rete per mettere in contatto cittadini in stato di necessità, che in caso contrario avrebbero difficoltà ad accedere alla giustizia, ad avvocati disposti a prestare i propri servizio a costo zero. L’assistenza pro bono è però garantita anche a organizzazioni no profit, come le ONLUS.

Allo stato attuale in Italia non ci sono leggi o regolamenti che disciplinano il pro bono. Per tal emotivo è di grande importanza la nascita della prima associazione no profit di avvocati, praticanti avvocati e Studi legali, così come associazioni forensi. Costituita nel maggio 2017, si tratta di Pro Bono Italia.