Transizione energetica, e adesso? A che punto siamo in Italia e come cambia

L'Italia è un territorio molto ricco dal punto di vista delle energie rinnovabili, ma la transizione energetica deve però riuscire a superare diversi ostacoli

Foto di Matteo Paolini

Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Visto l’attuale momento storico in cui a tenere banco è il caro energia, l’Italia, così come molti altri stati europei si trova nella situazione di dover trovare energia non solo per l’immediato, ma anche in prospettiva futura. Le energie rinnovabili rappresentano una valida soluzione per il raggiungimento dell’indipendenza energetica e, ora più che mai, il settore delle energie rinnovabili sarebbe pronto a dare il suo contributo.

Lo scenario

L’Alleanza per il fotovoltaico ha dichiarato che al momento ci sono 40 gigawatt di progetti per impianti solari in attesa di autorizzazione. Questi progetti di investimento privato, senza oneri statali, valgono 35 miliardi di euro e sono già stati presentati e pronti per essere realizzati in soli 18 mesi. A causa della mancanza delle autorizzazioni, sono però tutti fermi.

Secondo i dati riportati dal MiTe, devono ancora essere sottoposti ad analisi circa 380 impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Di questi, alla data dello scorso settembre, era stato approvato solo un impianto eolico. Il 52% dei 322 impianti solari si trova ancora nella prima fase del percorso burocratico e solo il 42% ha raggiunto ha avuto il via libera per la seconda fase si approvazione.

Le conseguenze dei blocchi burocratici

L’Italia, se vuole rispettare gli accordi di Parigi e quelli della Commissione europea per abbattere le emissioni di CO2, ha la necessità di accelerare sul fronte delle energie rinnovabili. Altrimenti rischia di non riuscire a sostituire il gas con l’idrogeno verde e a ridurre le sue emissioni.

A dare la spinta verso la transizione ecologica non ci sono solo i cambiamenti climatici, ma anche la crisi energetica che stiamo vivendo. Se, come è stato detto da più fronti, per questo inverno sono garantite le scorte di gas, già a inizio 2023 queste scorte potrebbero esaurirsi.

Cosa causa i blocchi

Uno dei principali motivi a frenare la transizione verso le rinnovabili è il tema del nimby, ovvero la protesta da parte di membri di una comunità locale contro la realizzazione di opere pubbliche con impatto rilevante in un territorio che viene da loro avvertito come vicino ai loro interessi quotidiani, ma che non si opporrebbero alla realizzazione di tali opere se in un altro luogo per loro meno importante. Per intenderci, belle le energie rinnovabili, ma gli impianti non si devono costruire nel mio territorio. Il primo blocco è quindi di tipo culturale.

Il secondo è di carattere tecnico. Sul mercato, tra eolico e fotovoltaico, sono stati autorizzati impianti per circa 7-8 gigawatt. Un dato molto piccolo. Inoltre, al momento sono in grave ritardo dal punto di vista delle autorizzazioni il 97% dei progetti da fonti rinnovabili. Un dato allarmante.

Imboccare la strada dell’autoproduzione energetica

Le rinnovabili sono una soluzione convenienti dal punto di vista economico e da quello dell’indipendenza energetica grazie all’autoproduzione. Il fotovoltaico, anche senza l’aiuto di incentivi, costa in media un terzo in meno rispetto al gas, 80 euro/MWh contro 250 euro/MWh.

Il territorio italiano è molto ricco dal punto di vista delle energie rinnovabili, tanto che è stato stimato che sarebbe possibili produrre 100 gigawatt di energia rinnovabili in soli dieci anni. Questo permetterebbe all’Italia di coprire il 70% del fabbisogno energetico solo utilizzando le energie rinnovabili.

Dove installare gli impianti

Come detto, uno dei principali ostacoli delle energie rinnovabili è rappresentato dall’effetto nimby, quindi dove costruire gli impianti? Quelli fotovoltaici sono accusati di consumare suolo che potrebbe essere utilizzato per l’uso agricolo. Sono quindi nate le soluzioni agrifotovoltaiche. Grazie a questi impianti è possibile produrre 100 gigawatt utilizzando circa 150mila ettari di terreno.

Per dare qualche dato, la Puglia, la regione italiana del sole, del mare e del vento, ha circa 1 milione di ettari utilizzabili per la produzione di energia fotovoltaica. Inoltre, l’Italia ha a disposizione diverse aree industriali ormai dismesse che potrebbero essere riconvertite per la produzione di energia rinnovabile.

L’esempio da seguire

Abbiamo spiegato quali sono gli ostacoli che devono affrontare in Italia le energie rinnovabili. In Europa però ci sono alcuni esempi virtuosi da cui prendere spunto. Tra questi la Germania che ha recentemente fissato un nuovo obiettivo da raggiungere: produrre 400 gigawatt di energia rinnovabile entro il 2035. Obiettivo che va di pari passi con la volontà di andare a dismettere le sue centrali nucleari. Questo è però reso possibile grazie un iter burocratico da seguire ben definito e a una maggiore velocità di analisi e approvazione dei progetti.