Tassa su mucche e maiali, l’esperimento danese per ridurre i gas serra

La Danimarca tasserà le emissioni di gas serra degli allevamenti, puntando a ridurre del 70% l'inquinamento da metano rispetto al 1990

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

La Danimarca ha inaugurato una nuova era nella politica ambientale globale con l’introduzione della prima tassa sulle emissioni di gas serra provenienti dal settore agricolo. Questa tassa richiederà agli allevatori di pagare quasi 100 euro all’anno per ogni mucca e ogni maiale posseduti. La misura, frutto di mesi di intensi negoziati con associazioni commerciali e gruppi ambientalisti, è vista come un passo fondamentale verso la riduzione delle emissioni di gas serra.

Questo provvedimento mira a ridurre entro il 2030 del 70%, rispetto ai livelli del 1990, l’inquinamento da metano.

L’impatto delle emissioni agricole

Le attività agricole rappresentano quasi un quarto delle emissioni globali di gas serra, con gli allevamenti che giocano un ruolo significativo. Secondo il Centro comune di Ricerca della Commissione Europea, gli allevamenti contribuiscono all’80% delle emissioni di ammoniaca nell’aria e di azoto nelle acque.

Secondo il Programma ambientale delle Nazioni Unite, gli allevamenti sono responsabili di circa il 32% delle emissioni di metano causate dall’uomo. Dal 2020, i livelli di metano nell’atmosfera, derivanti anche da discariche e sistemi di petrolio e gas naturale, sono aumentati notevolmente. Statistic Denmark riporta che al 30 giugno 2022 erano presenti nel Paese scandinavo 1.484.377 mucche, con ciascuna di esse che produce mediamente 6 tonnellate di Co2 equivalente all’anno.

In particolare, i ruminanti come mucche e pecore producono metano attraverso il loro sistema digestivo, e i fertilizzanti azotati usati per il loro nutrimento rilasciano ulteriori gas serra.

Il metano è notoriamente emesso dalle flatulenze del bestiame, che rappresentano una significativa fonte di inquinamento. La Danimarca intende diventare il primo Paese al mondo a implementare una tassa specifica su questo tipo di emissioni, con l’ambizioso obiettivo di tagliare drasticamente l’inquinamento metanico.

Un dato interessante è che il bestiame rappresenta l’11% delle emissioni globali, con quasi due terzi provenienti dalle mucche.

Come funziona la nuova tassa

Il governo danese ha fissato un’aliquota fiscale iniziale di 120 corone danesi (16 euro) per tonnellata di emissioni di anidride carbonica equivalente, che aumenterà progressivamente fino a 750 corone (100,5 euro) nel 2035. Con una detrazione fiscale del 60%, il costo effettivo iniziale sarà ridotto a 120 corone e incrementerà negli anni successivi. Il parlamento danese dovrà votare per far passare definitivamente la tassa entro la fine dell’anno, con un ampio consenso che ne fa prevedere l’approvazione.

A partire dal 2030, l’anno che il legislatore ha pensato come obiettivo per la riduzione delle emissioni, gli allevatori danesi dovranno pagare 300 corone (circa 40 euro) per ogni tonnellata di anidride carbonica equivalente emessa.

Reazioni del mercato e degli stati all’esperimento danese

La nuova tassa ha suscitato diverse reazioni nel panorama economico. La Società Danese per la Conservazione della Natura l’ha definita un “compromesso storico“, vedendo nella misura una base solida per una futura ristrutturazione dell’industria alimentare nei prossimi 6 anni. Il primo ministro danese, Mette Frederiksen, auspica che questa iniziativa possa fungere da modello per altri Paesi, aprendo la strada a misure simili a livello internazionale.

Diversi governi stanno osservando con attenzione questo esperimento danese, sperando che possa fornire un modello efficace per ridurre le emissioni agricole senza compromettere la sicurezza alimentare. La combinazione di tassazione e incentivi adottata dalla Danimarca mira a ridurre significativamente le emissioni di gas serra dagli allevamenti, migliorando al contempo la qualità dell’aria.