In un movimento decisivo verso una maggiore sostenibilità, il Parlamento europeo ha approvato due provvedimenti chiave. Il primo è un aggiornamento al regolamento sull’ecodesign, guidato dalla relatrice italiana Alessandra Moretti, eurodeputata del Pd, che mira a migliorare la sostenibilità dei prodotti fin dalla loro progettazione. L’obiettivo è rendere i prodotti più durevoli, affidabili, facilmente riparabili e riciclabili. Una delle innovazioni più significative è l’introduzione di un “passaporto digitale” per i prodotti, che offrirà dettagli importanti sulla loro sostenibilità ambientale e provenienza, permettendo ai consumatori di fare scelte più informate e incentivando le imprese a operare con maggiore trasparenza.
Il secondo provvedimento riguarda la nuova direttiva sul “diritto alla riparazione“, che impone ai venditori la priorità della riparazione dei prodotti difettosi quando questa opzione è più economica rispetto alla loro sostituzione. Questi sviluppi rappresentano passi importanti verso un’economia più sostenibile e circolare, ponendo l’accento non solo sulla riduzione dell’impatto ambientale dei prodotti ma anche sull’empowerment dei consumatori e sulla responsabilizzazione delle imprese.
Indice
Il percorso del Regolamento Ecodesign
La Commissione europea ha presentato la proposta per il nuovo Regolamento Ecodesign (Espr) nel marzo 2022, nell’ambito della Strategia Tessile, con l’obiettivo di sostituire l’attuale direttiva sull’ecodesign (2009/125/CE). Dopo l’approvazione in prima lettura da parte del Parlamento europeo nel luglio 2023, le tre istituzioni europee hanno raggiunto un accordo sul testo all’inizio di dicembre. In seguito al via libera del Consiglio, il 23 aprile si è svolto il voto finale durante l’ultima sessione plenaria della legislatura 2019-2024, sancendo l’adozione definitiva del regolamento.
Un passo avanti nella lotta al cambiamento climatico
Questo nuovo regolamento rappresenta un importante passo avanti per la sostenibilità nel settore tessile, promuovendo la progettazione ecocompatibile dei prodotti, l’introduzione di un passaporto digitale per fornire informazioni trasparenti e il divieto di distruggere i prodotti invenduti. L’Espr avrà un impatto significativo sulle aziende del settore tessile, richiedendo loro di adattarsi a nuovi standard di produzione più sostenibili e responsabili.
Cosa cambia con il nuovo Regolamento Ecodesign
Il Regolamento Ecodesign introduce diverse novità importanti:
- Progettazione ecocompatibile obbligatoria: Le aziende dovranno progettare i loro prodotti in modo da minimizzare l’impatto ambientale, considerando l’intero ciclo di vita del prodotto.
- Passaporto digitale per i prodotti: Ogni prodotto avrà un “passaporto digitale” che conterrà informazioni sulla sua composizione, sulla sua produzione e sul suo fine vita. Queste informazioni saranno accessibili ai consumatori e alle autorità di controllo.
- Divieto di distruzione dei prodotti invenduti: Le aziende non potranno più distruggere i prodotti invenduti. Dovranno invece trovare soluzioni alternative, come la rivendita, la donazione o il riciclo.
Verso un futuro più sostenibile, il Regolamento Ecodesign punta a prodotti durevoli e riciclabili
Il Regolamento Ecodesign si pone l’obiettivo di rivoluzionare il modo in cui i prodotti vengono progettati, realizzati e gestiti al termine del loro ciclo di vita. Con un orizzonte temporale al 2030 e una particolare attenzione a settori chiave come ferro, acciaio, alluminio e tessile, l’Espr mira a rendere i prodotti più durevoli, facili da riutilizzare, aggiornare, riparare e riciclare. Inoltre, il regolamento si propone di tracciare la filiera produttiva il più possibile e di prevenire lo smaltimento incontrollato delle produzioni.
Uno dei pilastri fondamentali dell’Espr è l’introduzione di un passaporto digitale che identifichi il prodotto, ne tracci i componenti e la filiera, e fornisca ai consumatori informazioni utili per la manutenzione e l’eventuale riparazione del prodotto stesso. Alcune aziende, dai grandi brand del lusso come Tod’s alle start-up sostenibili come Endelea, hanno già iniziato a implementare questo strumento ancor prima che diventi legge.
Secondo il regolamento, capi di abbigliamento, accessori e altri prodotti come frigoriferi e televisioni dovranno essere realizzati con materiali durevoli e progettati in modo da poter essere riparati. Al termine del loro ciclo di vita, questi prodotti dovranno essere riciclati o riutilizzati, contribuendo così alla creazione di un’economia circolare e sostenibile.
L’Espr rappresenta un passo significativo verso un futuro in cui la sostenibilità e la circolarità saranno al centro della produzione e del consumo, riducendo l’impatto ambientale e promuovendo un uso più responsabile delle risorse.
Regolamento Ecodesign, sfide e opportunità per il settore moda
Il voto del Parlamento europeo sul Regolamento Ecodesign (Espr) ha suscitato reazioni contrastanti tra le aziende del settore moda. Carlo Capasa, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana (Cnmi), ha sottolineato che, sebbene le leggi europee stiano indirizzando il settore verso una maggiore sostenibilità, è necessario trovare un modo per applicare tali norme in maniera accettabile per le imprese.
La Cnmi, nell’ambito della European Fashion Alliance, aveva presentato a Bruxelles le istanze delle aziende riguardo al regolamento. Capasa ha espresso perplessità riguardo ai criteri di durabilità dei prodotti stabiliti dall’Espr, basati sulla resistenza dei materiali, ritenendoli non adatti al settore moda. La Cnmi sta lavorando per promuovere il concetto di “durabilità emotiva”, che valorizza il legame affettivo tra un capo e il suo proprietario, indipendentemente dalla resistenza intrinseca del tessuto. Questo concetto potrebbe essere monitorato grazie all’introduzione del passaporto digitale.
Il Regolamento Ecodesign rappresenta sia una sfida che un’opportunità per il settore moda. Da un lato, richiede alle aziende di adattarsi a nuovi standard di sostenibilità e durabilità, dall’altro offre la possibilità di innovare e di creare prodotti che abbiano un valore emotivo duraturo per i consumatori. Sarà fondamentale trovare un equilibrio tra le esigenze di sostenibilità e le peculiarità del settore moda, al fine di garantire una transizione verso un futuro più sostenibile e circolare.
Il nuovo regolamento sull’Ecodesign mira a riformare il settore della fast fashion
Il regolamento avrà un impatto significativo sul settore della fast fashion. Le aziende della moda che immettono sul mercato prodotti in tempi brevi e a prezzi ridotti saranno soggette a nuove norme volte a ridurre l’impatto ambientale e sociale della loro attività.
Una delle disposizioni più rilevanti è il divieto di distruggere i prodotti tessili invenduti, pratica comune tra i giganti della fast fashion. Le piccole imprese sono esentate da questo divieto, mentre le medie imprese avranno un periodo di tolleranza di sei anni. I grandi attori del settore dovranno rispettare il divieto due anni dopo l’entrata in vigore del regolamento.
Una nuova era per la sostenibilità, la visione di Alessandra Moretti
Alessandra Moretti, europarlamentare del Partito Democratico e relatrice del provvedimento, ha sottolineato l’urgenza di abbandonare il superato modello “prendi, produci, smaltisci”, responsabile di molteplici problematiche per il pianeta, la salute e l’economia. “Con questa approvazione, inauguriamo una nuova fase in cui ogni prodotto sarà realizzato con un approccio più sostenibile, consentendo ai consumatori di risparmiare energia, effettuare riparazioni e compiere scelte ambientali intelligenti”, ha affermato. Questa trasformazione, ha aggiunto, sarà vantaggiosa sia per il portafoglio individuale che per il benessere del pianeta.
Tempistica e sanzioni delle nuove norme
L’applicazione delle nuove norme è prevista due anni dopo l’entrata in vigore della legge, una volta ottenuto il via libera dal Consiglio dell’Unione europea e la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. Queste norme riguardano principalmente le imprese e la loro gestione dei prodotti.
Ecco i punti chiave:
- Esenzione per le piccole e microimprese: solo le piccole e microimprese saranno esentate dall’applicazione delle nuove regole.
- Impatto sulle imprese di medie dimensioni: le imprese di medie dimensioni saranno interessate dalle nuove norme 6 anni più tardi.
- Obbligo di comunicazione: gli operatori economici che distruggono i beni invenduti (ad eccezione di abbigliamento, accessori di abbigliamento e calzature) dovranno comunicare annualmente le quantità di prodotti scartati e le relative motivazioni.
- Sanzioni armonizzate: in caso di violazione del regolamento, spetterà agli Stati membri determinare le sanzioni da imporre, garantendo un approccio uniforme tra i Ventisette paesi dell’Ue.
Un traguardo importante per l’Unione europea
L’approvazione del Regolamento Ecodesign è un segnale importante dell’impegno dell’Unione europea per la transizione verso un’economia più circolare e sostenibile. Si stima che il regolamento contribuirà a ridurre le emissioni di gas serra di almeno 30 milioni di tonnellate all’anno entro il 2030.
La direttiva Ue per il “Diritto alla Riparazione”
Il 23 aprile a Strasburgo è stata approvata anche Lla direttiva per rendere le riparazioni più accessibili per i consumatori, anche dopo la scadenza della garanzia legale. Il cosiddetto “diritto alla riparazione” per i consumatori è passato con 584 voti favorevoli, 3 contrari e 14 astensioni.
L’obiettivo principale della direttiva è quello di allungare la vita utile dei prodotti e ridurre la quantità di rifiuti elettronici. In questo modo, si punta a promuovere un modello di consumo più sostenibile e circolare, in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo.
Promuovere la riparabilità dei prodotti
René Repasi, eurodeputato tedesco e relatore del provvedimento, ha delineato l’obiettivo della direttiva sul diritto alla riparazione, affermando: “In futuro, sarà più semplice ed economico riparare i prodotti anziché acquistarne di nuovi e costosi”.
La direttiva sul diritto alla riparazione dovrà ora ottenere l’approvazione finale dal Consiglio. Una volta approvata, gli Stati membri disporranno di due anni per recepirla nella loro legislazione nazionale.
Nuovi orizzonti di riparabilità, la legge Ue per i diritti dei consumatori
La nuova normativa dell’Unione europea impone ai produttori di beni di consumo di offrire servizi di riparazione rapidi ed economicamente accessibili, oltre a informare adeguatamente i consumatori riguardo al loro diritto di riparazione. I prodotti coperti da garanzia legale beneficeranno di un’estensione supplementare di un anno, incentivando così i consumatori a optare per la riparazione invece della sostituzione.
Anche dopo la scadenza della garanzia legale, i produttori saranno obbligati a fornire assistenza per i dispositivi domestici più comuni che, secondo la normativa Ue, sono tecnicamente riparabili. Questa categoria comprende elettrodomestici come lavatrici, aspirapolvere e smartphone, ma l’elenco potrà essere ampliato in futuro. Inoltre, i consumatori avranno la possibilità di richiedere un dispositivo sostitutivo in prestito durante il periodo di riparazione o, in alternativa, di scegliere un apparecchio ricondizionato.
Questa nuova legge rappresenta un passo significativo verso la promozione di un’economia circolare e sostenibile, incoraggiando la riparazione e il riutilizzo dei prodotti invece della loro sostituzione. Inoltre, offre ai consumatori maggiori diritti e protezioni, garantendo loro un accesso più agevole a servizi di riparazione di qualità e a informazioni trasparenti sui loro diritti.
Nuovi strumenti per facilitare la riparazione e la scelta consapevole dei consumatori
Per agevolare i consumatori nella valutazione e nel confronto dei servizi di riparazione, verrà introdotto un modulo europeo di informazione standardizzato. Questo documento fornirà dettagli essenziali come la natura del difetto, il costo e i tempi previsti per la riparazione, consentendo ai consumatori di prendere decisioni informate e consapevoli.
Inoltre, al fine di semplificare ulteriormente il processo di riparazione, verrà creata una piattaforma online europea con sezioni dedicate a ciascun Paese membro. Questa piattaforma fungerà da punto di riferimento per i consumatori, aiutandoli a individuare facilmente officine di riparazione locali, rivenditori di prodotti ricondizionati, acquirenti di articoli difettosi o iniziative di riparazione gestite dalla comunità, come i sempre più popolari “repair café“.
Promuovere il mercato delle riparazioni
Le nuove norme mirano a consolidare il mercato delle riparazioni dell’Unione europea e a ridurne i costi complessivi. I produttori saranno obbligati a fornire pezzi di ricambio e strumenti a prezzi ragionevoli, evitando l’uso di clausole contrattuali o di soluzioni hardware o software che possano ostacolare le riparazioni.
In particolare, i produttori non potranno impedire l’utilizzo di pezzi di ricambio di seconda mano o realizzati mediante stampa 3D da parte di riparatori indipendenti. Inoltre, non sarà consentito rifiutare la riparazione di un prodotto solo per motivi economici o perché è stato precedentemente riparato da un altro soggetto.
Queste misure sono volte a promuovere un mercato delle riparazioni più competitivo e accessibile, riducendo i costi per i consumatori e incoraggiando l’uso di pezzi di ricambio sostenibili. Inoltre, favoriscono la creazione di un ecosistema di riparatori indipendenti, contribuendo a prolungare la vita utile dei prodotti e a ridurre la quantità di rifiuti elettronici.
Strategie per l’accessibilità delle riparazioni
Per incrementare l’accessibilità alle riparazioni, ogni stato membro dell’UE sarà tenuto a implementare almeno una strategia che promuova tali servizi. Tra le possibili iniziative ci sono:
- Buoni d’Acquisto e Fondi: Introduzione di buoni d’acquisto o fondi dedicati alle riparazioni.
- Campagne di Informazione: Realizzazione di campagne informative per sensibilizzare i cittadini sull’importanza delle riparazioni.
- Corsi di Riparazione: Organizzazione di corsi che insegnino le competenze necessarie per effettuare riparazioni.
- Supporto a Spazi Comunitari: Fornire sostegno agli spazi di riparazione gestiti dalla comunità, come i repair café.