In questi giorni si sta discutendo in modo molto attivo della trasformazione del Mare del Nord in una grande centrale elettrica eolica europea. L’obiettivo è quello di combinare la generazione di idrogeno e la cattura di carbonio. I capi di Stato e di governo di nove Paesi europei, tra cui Belgio, Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Lussemburgo, Francia, Irlanda, Norvegia e Regno Unito, si sono recentemente incontrati nella città belga di Ostenda per partecipare alla seconda edizione del Summit del Mare del Nord. Hanno partecipato al vertice anche la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il Commissario europeo per l’Energia Kadri Simson. L’obiettivo è stato quello di impegnarsi a sviluppare una capacità eolica offshore complessiva di 120 GW nel Mare del Nord entro il 2030, mentre l’obiettivo per il 2050 è fissato a 300 GW, rispetto ai 25 GW attualmente installati. Questo piano è molto ambizioso e, come spesso accade in questi casi, sarà difficile realizzarlo senza un forte impegno.
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L’eolico in Europa supera il gas fossile, ma in Italia fatica a decollare
Il centro studi energetico Ember ha pubblicato i risultati dell’European Electricity Review, secondo cui nel 2022 l’eolico e il solare hanno generato il 22% dell’energia elettrica dell’Unione Europea, superando per la prima volta il gas fossile (20%) e il carbone (16%). Questo è stato dovuto alla risposta politica dell’Europa all’invasione russa dell’Ucraina, che ha accelerato la transizione elettrica. In particolare, l’eolico ha coperto il 17% del fabbisogno elettrico del continente (+9% rispetto al 2021), grazie anche alla velocità delle nuove installazioni. Tuttavia, in Italia l’eolico fatica ancora a decollare, rappresentando solo il 7,5% dell’energia elettrica prodotta.
Record di nuove installazioni eoliche in Europa nel 2022, ma l’Italia resta indietro
Secondo i dati di Wind Europe, nel 2022 le nuove installazioni eoliche in Europa sono state di 19,1 gigawatt, registrando un aumento del 4% rispetto all’anno precedente nonostante le difficoltà economiche e della catena di fornitura. La Top 10 dei Paesi europei per le nuove installazioni vede in testa Germania, Svezia e Finlandia, con oltre 2,6 gigawatt di nuove pale per la Germania e quasi 2,5 gigawatt di nuovi impianti per Svezia e Finlandia. L’Italia, invece, si posiziona al nono posto della classifica, con meno di mezzo gigawatt di nuovi parchi eolici nel 2022. L’Unione Europea a 27 dispone ora di una capacità eolica installata di 204 gigawatt complessivi, di cui 188 onshore e 16 offshore.
La crescita dell’energia eolica in Europa e la sfida della decarbonizzazione
In Europa, l’energia eolica ha raggiunto livelli significativi in diversi Paesi, ma la sfida della decarbonizzazione richiede un impegno ancora maggiore. Secondo Wind Europe, l’Europa installerà 129 gigawatt di nuovi parchi eolici nel periodo 2023-2027, di cui 98 gigawatt nell’Ue a 27, ma questo non è sufficiente per raggiungere gli obiettivi prefissati dalla Commissione. Per raggiungere gli obiettivi al 2030, l’Ue dovrebbe costruire in media oltre 30 gigawatt all’anno di nuova potenza eolica. Questo dimostra che le installazioni sono in forte ritardo rispetto alla necessità di decarbonizzare il sistema elettrico europeo. In questo contesto, vale la pena notare che i Paesi con la maggiore capacità installata sono la Germania, la Spagna, la Francia, la Svezia e l’Italia, mentre alcuni paesi europei come Danimarca, Irlanda, Germania, Portogallo, Spagna e Svezia coprono ormai una parte rilevante del fabbisogno elettrico con l’energia eolica. Anche il Regno Unito attinge all’eolico per buona parte della sua elettricità.
Il potenziale eolico italiano e le sfide delle autorizzazioni
L’Italia dispone di un notevole potenziale eolico, sia onshore che offshore, che è ben superiore alla capacità attuale degli impianti in funzione, come confermato dai calcoli dell’Anev. Tuttavia, il settore eolico italiano è noto per la difficoltà nel ottenere le autorizzazioni necessarie. Al 31 dicembre 2022, Terna ha ricevuto richieste per la connessione di 75 gigawatt di parchi eolici onshore e 104 gigawatt per l’offshore. Questi numeri evidenziano il notevole potenziale inutilizzato dell’eolico italiano. In confronto, i circa 12 gigawatt di capacità installata in Italia appaiono insufficienti. Per sbloccare il potenziale eolico italiano, il governo dovrebbe semplificare le procedure di autorizzazione e favorire una maggiore collaborazione tra i ministeri coinvolti. Solo così l’Italia potrebbe finalmente decollare nel settore eolico.
Le resistenze all’eolico: Nimby e Nimto
Le resistenze all’eolico non sono solo di carattere burocratico e amministrativo, ma anche psicologico e culturale. Soprattutto a causa dell’impatto paesaggistico e ambientale, i cosiddetti Nimby (Not in my backyard: non nel mio giardino) e Nimto (Not in my terms of office: non durante il mio mandato) si oppongono alla realizzazione di parchi eolici.
Anche se un progetto ha ottenuto la Via (Valutazione di impatto ambientale), la sua realizzazione può essere ulteriormente frenata dal ricorso di un Comune che dubita dell’idoneità del territorio. In alcuni casi, l’amministrazione comunale può opporsi alla costruzione degli impianti, nonostante il via libera delle autorità regionali, come sta succedendo a Castel Giorgio (Terni).
Tuttavia, esistono già strategie di mitigazione per rendere gli impianti eolici compatibili con la conservazione della biodiversità. Per quanto riguarda le contestazioni legate al senso estetico, Legambiente sta cercando di mutare la sensibilità del pubblico con la guida turistica “Parchi al vento”, che individua alcuni parchi eolici italiani e invita a visitarli. In questo modo, si cerca di valorizzare la bellezza dei parchi eolici e di ridurre le resistenze culturali alla loro realizzazione.