Cos’è l’inquinamento da plastica e come evitarlo

Scopri in cosa consiste l'inquinamento da plastica, i suoi dati attuali e cosa fare per evitarlo.

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Redazione

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L’inquinamento della plastica è una vera piaga sociale dei nostri tempi. Si tratta di uno dei materiali più usati nel mondo e anche in Italia la maggior parte delle confezioni e degli imballaggi è realizzato con la plastica. La produzione è davvero massiccia e purtroppo non tutti fanno la raccolta differenziata correttamente. Il risultato dei comportamenti poco virtuosi in questo senso è l’inquinamento da plastica.

Il problema è ancora più accentuato nei paesi del mondo, come l’Asia e l’Africa, dove i sistemi di raccolta dei rifiuti sono poco efficienti o addirittura inesistenti. Il risultato, però, è sempre lo stesso: tanta plastica sulla terraferma ma soprattutto nel mare. Le conseguenze possono essere disastrose e coinvolgono le catene alimentari fino ad arrivare all’uomo. Sono state trovate microplastiche persino nell’Artico, a dimostrazione del fatto che non è un fenomeno circoscritto ma riguarda tutto il pianeta.

Diventa quindi estremamente importante porre attenzione al problema, a partire dalle scelte di tutti i giorni, preferendo materiali ecosostenibili, plastiche riciclate e conferendo i rifiuti in modo corretto. A livello industriale sono tante le realtà che si stanno convertendo a una produzione più sostenibile, ma la strada da fare è ancora lunga, perché il problema persiste.

Plastica negli oceani: i dati attuali

Nel profondo degli oceani si celano da 3 a 11 milioni di tonnellate di plastica, una quantità fino a 100 volte maggiore rispetto ai rifiuti di plastica che galleggiano in superficie. Questi risultati provengono dal primo studio mai condotto per valutare l’entità dell’inquinamento da plastica nei fondali marini, frutto della collaborazione tra l’Agenzia scientifica nazionale dell’Australia (CSIRO) e l’Università di Toronto, Canada.

Gli studiosi hanno utilizzato dati sulla produzione e lo smaltimento della plastica per creare modelli predittivi che potessero stimare la quantità e la distribuzione di questi materiali negli abissi oceanici. Le analisi hanno suggerito una concentrazione soprattutto attorno ai continenti e vicino agli insediamenti umani. In particolare, circa il 46% della massa plastica si localizzerebbe a profondità superiori ai 200 metri.

Nel 2018, l’UNEP (Programma Ambiente delle Nazioni Unite) ha definito il problema della plastica negli oceani tra le sei emergenze ambientali più gravi da affrontare. La plastica rappresenta la quasi totalità (60-95%) dei rifiuti rinvenuti nei mari del mondo e il principale rifiuto rinvenuto sulle spiagge e sui sedimenti marini. Si tratta di un problema che ha gravi risvolti non solo ambientali ma anche sugli animali: le 10-20 milioni di tonnellate di plastica che ogni anno finiscono negli oceani del Pianeta provocano oltre 13 miliardi di dollari l’anno di danni agli ecosistemi marini.

Il problema delle microplastiche

Alcuni studi hanno rilevato che il 2-5% di tutta la plastica prodotta finisce in fiumi, mari e oceani e la microplastica si accumula in pesci e crostacei e, soprattutto, contamina l’acqua, una parte delle quali è di dimensione inferiore al millimetro. Chiaramente, se i pesci ingeriscono le microplastiche e poi l’uomo mangia i pesci, quei frammenti di microplastica finiscono anche nella nostra “dieta” (alcuni dati parlano della presenza di microplastiche nel 15% del cibo ingerito da un individuo). In realtà, sono state trovate tracce di microplastiche anche in altri generi alimentari come birra, sale, zucchero, alcool e miele, quindi non basta smettere di mangiare pesce.

Il problema delle microplastiche si risolve in diversi modi: bisogna lavorare per realizzare un’economia circolare della plastica basata cioè sulla riduzione dei consumi, sul riutilizzo degli oggetti in plastica, sulla ricerca di prodotti realizzati con materiali alternativi che hanno un minore impatto sull’uomo e sull’ambiente, sul miglioramento della gestione dei rifiuti puntando all’ottimizzazione della raccolta, sull’incremento del riciclo e sull’ampliamento del mercato delle materie secondarie.

Anche se a fare la differenza saranno i cambiamenti a livello industriale e produttivo, con aziende e marchi che devono cambiare la rotta della filiera produttiva sostituendo i prodotti in plastica con altri realizzati in materiali alternativi, ci vuole l’impegno anche delle pubbliche amministrazioni, che devono organizzare la raccolta e il riciclo dei prodotti plastici in modo efficiente e quello di ognuno di noi. Nel nostro piccolo, infatti, possiamo impegnarci di più nello smaltimento dei rifiuti plastici, preferendo ad esempio sacchetti per la spesa in tessuto a quelle di plastica monouso. Da soli possiamo fare poco, ma l’umanità, insieme, può fare tutto.