Ogni anno, il 7 settembre, il mondo si unisce per celebrare la Giornata internazionale dell’aria pulita per i cieli blu. Questa giornata ha come obiettivo principale quello di sensibilizzare l’opinione pubblica e di facilitare le azioni necessarie per migliorare la qualità dell’aria. È un appello globale volto a trovare nuovi modi per ridurre la quantità di inquinamento atmosferico che produciamo, assicurando che ogni individuo, ovunque nel mondo, possa godere del diritto di respirare aria pulita.
Sul sito istituzionale dell’organizzazione è evidenziato che l’inquinamento da polveri sottili è responsabile, a livello globale, di un terzo delle morti per infarto e malattie respiratorie croniche. Le stime indicano che ogni anno ci sono 6,5 milioni di morti precoci, includendo anche gli effetti negativi dell’inquinamento indoor. Questi dati sottolineano l’urgenza di affrontare il problema con azioni concrete e mirate per garantire un futuro più sano per tutti.
Indice
Un report europeo svela la verità sull’inquinamento nelle nostre città
In quali città europee si respira l’aria più pulita? E dove la qualità dell’aria è peggiore? Sul web si trovano numerose classifiche, talvolta influenzate da sponsorizzazioni di brand e marchi, che tentano di tracciare lo stato della qualità dell’aria in Europa. Tuttavia, la precisione di queste classifiche può variare notevolmente, come dimostrato dalla situazione di Milano lo scorso febbraio.
Per ottenere uno sguardo più completo e attendibile, è opportuno fare riferimento alla Agenzia Europea per l’Ambiente (Eea). A fine agosto, l’Eea ha pubblicato un aggiornamento della European City Air Quality, una classifica che si basa su dati monitorati per due anni. Questo report elenca le 375 città europee dove sono stati effettuati rilevamenti specifici dei livelli medi di particolato fine (PM 2,5). Questi dati sono stati raccolti attraverso oltre 500 stazioni di monitoraggio nel 2022 e nel 2023.
Come è noto, i livelli di particolato indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) sono molto al ribasso, stabilendo un limite di 5 microgrammi per metro cubo di aria (5 µg/m³). In questo contesto, solo 13 città in Europa riescono a rimanere entro tali limiti. Nonostante il miglioramento generale della qualità dell’aria rispetto al passato, l’Italia, con la sua Pianura Padana fortemente inquinata, non figura tra queste città virtuose.
Qualità dell’aria in Italia, le città con i migliori e peggiori livelli di inquinamento
In Italia, la città con la migliore qualità dell’aria, secondo il rapporto della Agenzia Europea per l’Ambiente, è Sassari, situata in Sardegna. Sassari si posiziona al ventunesimo posto della classifica europea. La seconda città italiana nella classifica è Livorno, che si trova al 65° posto. Savona, con il 148° posto, è la terza italiana in ordine di qualità dell’aria.
Purtroppo, osservando la classifica al contrario, l’Italia figura con diverse città nelle peggiori dieci d’Europa. Le italiane con la peggior qualità dell’aria sono:
- Cremona (3° posto)
- Vicenza (4° posto)
- Padova (5° posto)
- Venezia (6° posto)
- Piacenza (7° posto)
Appena fuori dalle prime dieci, l’Eea indica altre quattro città del Nord e della Pianura Padana, tutte posizionate tra l’undicesima e la quattordicesima posizione:
- Torino
- Bergamo
- Brescia
- Treviso
Inoltre, Milano si colloca al diciannovesimo posto tra quelle con livelli elevati di particolato.
A livello europeo, Slavonski Brod in Croazia è la città con i livelli di inquinanti più elevati, l’unica considerata con qualità dell’aria veramente pessima (“very poor” secondo la scala Eea). Al secondo posto delle città con la peggior qualità dell’aria c’è Nowy Sacz in Polonia.
I luoghi con la migliore qualità dell’aria in Europa: le città con l’aria più pulita
Osservando i luoghi dove si può respirare l’aria meno inquinata, al primo posto troviamo Uppsala e Umea, due città svedesi che occupano rispettivamente il primo e il secondo posto nella classifica. Al terzo posto c’è Faro in Portogallo, mentre Reykjavik in Islanda si colloca al quarto posto. Seguono le città finlandesi Oulu e Tampere, che occupano il quinto e il sesto posto. Al settimo posto troviamo Norrköping, nuovamente in Svezia, seguito da Funchal in Portogallo. Infine, Tallin e Narva, entrambe in Estonia, si posizionano rispettivamente al nono e decimo posto.
Le mappe visive che indicano la qualità dell’aria utilizzano colori distintivi per rappresentare le diverse aree. Le aree con qualità dell’aria migliore sono segnate con blu e azzurro, mentre quelle con qualità peggiore sono indicate con giallo e rosso. Queste mappe mostrano chiaramente che i Paesi Scandinavi e quelli del Nord Europa godono di un’aria più sana. Al contrario, l’Italia, così come la Polonia e i Balcani, risultano per lo più colorati in giallo, segnalando una qualità dell’aria meno favorevole.
Sebbene ci siano ancora molte sfide da affrontare, i dati dell’Eea ci mostrano che è possibile raggiungere livelli elevati di qualità dell’aria. È fondamentale che tutti i Paesi europei investano in politiche ambientali ambiziose per garantire un futuro più sano e sostenibile per i propri cittadini.
L’inquinamento atmosferico nelle aree urbane europee: un’analisi dell’agenzia europea per l’ambiente
Dalle statistiche elaborate dall’Agenzia Europea per l’Ambiente emerge che tre europei su quattro vivono in aree urbane. La maggior parte di questi individui è esposta a livelli pericolosi di inquinamento atmosferico. Questo dato sottolinea l’urgenza di affrontare il problema dell’inquinamento, come riportato dall’Eea, che cita anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
L’Eea mette in evidenza l’importanza di migliorare la qualità dell’aria per ridurre significativamente le morti premature causate dall’inquinamento atmosferico. In relazione agli impegni del Green Deal Europeo, è stato fissato l’obiettivo di ridurre entro il 2030 almeno il 55% delle morti premature causate dal particolato rispetto ai livelli del 2005. Questo rappresenta un impegno cruciale nella lotta contro l’inquinamento e i suoi effetti devastanti sulla salute pubblica.
Infine, l’Agenzia Europea per l’Ambiente ha annunciato che nel prossimo aggiornamento non solo verranno indicate le città con le maggiori concentrazioni di Pm 2,5, un inquinante particolarmente dannoso per la salute, ma sarà inclusa anche una analisi sugli impatti dell’inquinamento atmosferico sugli ecosistemi e sulla salute umana. Questa analisi comprenderà decessi e malattie attribuibili alla scarsa qualità dell’aria, fornendo così una visione più completa e dettagliata delle conseguenze dell’inquinamento.
Inquinanti a vita breve: una doppia minaccia per il clima e la salute
Quest’anno, la Giornata Mondiale per l’Aria Pulita pone l’accento sugli inquinanti climatici a vita breve (Slcp), un gruppo di gas serra che, pur rimanendo in atmosfera per un periodo inferiore rispetto alla CO2, hanno un impatto significativo sia sul clima che sulla salute umana.
La riduzione degli Slcp offre un duplice vantaggio: da un lato, contribuisce a rallentare il riscaldamento globale nel breve termine, dall’altro, migliora la qualità dell’aria, riducendo il rischio di malattie respiratorie e cardiovascolari. Tuttavia, è fondamentale ricordare che gli Slcp sono altamente reattivi e possono generare inquinanti secondari ancora più dannosi per la salute.
La sfida consiste nel combinare gli sforzi per ridurre gli Slcp con quelli per contenere le emissioni di CO2, responsabile del riscaldamento globale a lungo termine. Un approccio integrato è fondamentale per affrontare efficacemente la crisi climatica e ambientale.
Gli Slcp rappresentano una minaccia concreta per il nostro pianeta e per la nostra salute. Ridurre le emissioni di questi gas è un obiettivo cruciale per garantire un futuro sostenibile. L’impegno di tutti, a livello globale e locale, è fondamentale per affrontare questa sfida.
L’inquinamento da ozono in Italia: un problema critico e le misure necessarie
La Pianura Padana: un hotspot europeo per le elevate concentrazioni di ozono
La Pianura Padana è tristemente nota per essere una delle zone d’Europa con le concentrazioni più elevate di ozono, un inquinante pericoloso per la salute umana e l’ambiente. Questo fenomeno è principalmente attribuibile agli inquinanti da traffico e al metano rilasciato da una delle più intense concentrazioni di allevamenti intensivi in Europa.
In Lombardia, regione al centro della Pianura Padana, ben il 70% delle emissioni di metano proviene dal settore agricolo. Nonostante si siano registrati progressi nella riduzione delle emissioni di altri precursori dell’ozono, come gli ossidi di azoto derivanti dal traffico veicolare, le emissioni di metano da fonte agricola sono in costante aumento. Secondo l’inventario regionale Inemar, tra il 2010 e il 2021 le emissioni agricole di metano sono passate da 221.000 a 235.000 tonnellate, evidenziando una preoccupante tendenza.
Questa situazione è particolarmente allarmante in quanto il metano è un potente gas serra, con un potenziale di riscaldamento globale molto superiore a quello della CO2. Inoltre, il metano è un precursore chiave nella formazione dell’ozono troposferico, contribuendo ad aggravare il problema dell’inquinamento atmosferico e dei cambiamenti climatici.
Per affrontare questa sfida è necessario un approccio multidisciplinare che coinvolga agricoltori, industrie, istituzioni e cittadini. Sono necessarie misure concrete per ridurre le emissioni di metano provenienti dall’agricoltura, come l’ottimizzazione delle pratiche agricole, la promozione di sistemi di alimentazione più sostenibili e lo sviluppo di tecnologie innovative per la cattura e lo stoccaggio del carbonio.
La Pianura Padana rappresenta un caso emblematico dei complessi legami tra agricoltura, inquinamento atmosferico e cambiamenti climatici. Affrontare il problema dell’ozono e delle emissioni di metano richiede un impegno a lungo termine e una trasformazione profonda dei sistemi produttivi e dei modelli di consumo.
L’urgenza di affrontare l’inquinamento da ozono nella Pianura Padana
Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia, lancia un allarme importante: “L’inquinamento estivo da ozono è fortemente sottovalutato”. Egli sottolinea che la Pianura Padana è l’area in Europa che espone maggiormente i suoi abitanti agli effetti tossici di questo gas, il quale è estremamente nocivo per la salute umana.
Secondo Di Simine, è urgente un impegno istituzionale per affrontare il problema. È necessario ridurre gli inquinanti che contribuiscono all’accumulo atmosferico di ozono, tra cui spicca il metano, un gas derivante principalmente dall’eccessiva concentrazione di allevamenti intensivi nella pianura lombarda.
L’appello richiama l’attenzione su un tema spesso trascurato e richiede azioni immediate da parte delle autorità per mitigare gli effetti dell’ozono e migliorare la qualità dell’aria in una delle aree più inquinate d’Europa.
L’inquinamento da ozono estivo in Lombardia: un problema sempre più pressante
Gli effetti dell’inquinamento atmosferico sono stati particolarmente evidenti anche durante l’estate appena trascorsa in Lombardia. Tutte le città lombarde, con l’eccezione di Sondrio, hanno registrato livelli di ozono ben superiori a quelli raccomandati per la salute umana. Le attuali raccomandazioni sanitarie indicano che il valore obiettivo di ozono, calcolato come media sulle otto ore di massima insolazione, non dovrebbe superare i 120 microgrammi per metro cubo (µg/m³), con una tolleranza di 25 giorni all’anno di superamento.
Tuttavia, nei capoluoghi lombardi, il numero di giorni in cui si è oltrepassato questo limite è mediamente tra il doppio e il triplo del valore consentito. Bergamo si distingue come la città con la situazione più critica, mentre Pavia presenta la condizione meno grave. Solo a Sondrio i livelli pericolosi di inquinamento fotochimico sembrano essere sotto controllo.
Un aspetto interessante è che la distribuzione dell’inquinamento estivo differisce notevolmente rispetto a quella invernale. Durante l’inverno, le città più colpite si trovano nella bassa pianura padana, dove l’inversione termica aggrava la situazione, mentre in estate l’inquinamento da ozono colpisce più duramente le aree pedemontane, come Bergamo, Brescia e Lecco. In queste zone, le masse d’aria inquinata, provenienti dalla pianura, vengono bloccate dalle Alpi, peggiorando la qualità dell’aria.
Questa differenza stagionale evidenzia la complessità dell’inquinamento atmosferico in Lombardia, dove la conformazione geografica e i fattori climatici contribuiscono a creare situazioni critiche in diverse aree, rendendo necessario un approccio differenziato e tempestivo per affrontare l’emergenza ozono.