Chiara Ferragni e Fedez probabilmente non si sarebbero mai aspettati che un viaggio in jet verso Ibiza avrebbe scatenato tante polemiche. Il primo agosto scorso l’account Instagram @jetdeiricchi, che ricostruisce quanto inquinano i voli privati in Italia, aveva riportato che la famiglia “Ferragnez” era andata in vacanza a Ibiza in jet privato, emettendo nell’atmosfera una quantità di Co2 equivalente a quella emessa da due persone in un anno intero per l’insieme dei loro trasporti. «Non uso più il jet privato perché inquina e mi hanno talmente rotto che non lo uso più». La dichiarazione è arrivata pochi giorni fa dai microfoni della trasmissione Muschio Selvaggio, il podcast condotto da Fedez con Luis Sal. Mettendo fine in qualche modo alle polemiche.
Questo è uno dei casi recenti più famosi di flight shaming: cioè la tendenza di criticare qualcuno a causa dell’impatto ambientale dei suoi spostamenti su voli altamente inquinanti. L’idea alla base del flight shaming è quella di influenzare la percezione dell’opinione pubblica sulla sostenibilità dei voli in jet. Le persone comuni iniziano a chiedersi se fare qualcosa ad alta intensità di emissioni di anidride carbonica, come volare, sia un bene per il pianeta.
Indice
Come è iniziato il movimento “anti-volo”
Il movimento “anti-volo” è iniziato nel 2018 in Svezia e ha rapidamente guadagnato terreno, diffondendosi in tutto il nord Europa, anche sotto l’impulso di Greta Thunberg. L’attivista per il clima ha dato anche l’esempio viaggiando in Europa solo con il treno e navigando dagli Stati Uniti al Portogallo per partecipare alla riunione delle Nazioni Unite sul clima. Gli aeroporti europei, già prima della pandemia, avevano registrato un calo dei viaggiatori, attribuendolo all’ “effetto Greta”.
Il flight shaming non riguarda quindi solo i commenti sui social media. Gli attivisti hanno anche fatto pressioni sulle compagnie aeree e hanno tentato di influenzare l’opinione pubblica utilizzando i media mainstream. A settembre alcuni attivisti hanno cancellato con lo spray gli annunci delle compagnie aeree in tutta Europa. Hanno accusato, in questo modo, le compagnie di distruggere l’ambiente e di non fare abbastanza per combattere il cambiamento climatico. Ad esempio, un cartellone pubblicitario in Germania diceva: “In Lufthansa ti distraiamo con le immagini degli alberi, mentre bruciamo il pianeta”.
Chi sono i “non flyers”
Il flight shaming nasce quindi dalla presa di coscienza di diversi attivisti dal grande impatto ambientale degli aerei, soprattutto nei tragitti più lunghi, tenendo conto che un volo può produrre più emissioni di quelle generate mediamente da una persona nell’arco di un anno. Proprio per questo motivo, i non-flyers sostenitori dei Freidays for future, hanno scelto di sabotare i voli aerei, responsabili di larga parte della produzione di Co2, a favore di mezzi di trasporto diversi e più ecologici.
Dati alla mano, qualcosa sembra essere davvero cambiato, soprattutto in Svezia, terra di nascita di questo movimento. Come rriporta la BBC, Swedavia AB, l’azienda che gestisce dieci aeroporti del Paese, tra cui quelli di Stoccolma e Göteborg, avrebbe registrato un continuo abbassamento del traffico aereo a partire dal 2018, parallelamente a un netto aumento di passeggeri sulle ferrovie svedesi.
Come reagiscono le compagnie aeree
Per contrastare il flight shaming l’industria aeronautica sta cercando di investe in nuovi aeromobili e motori “più ecologici”. In più le compagnie stanno cercando sempre di più di aumentare la compensazione delle emissioni di carbonio, di aumentare l’approvvigionamento e lo sviluppo di carburante sostenibile.
Stanno anche tentando di migliorare le loro campagne di marketing. In una pubblicità video la compagniea aerea olandese KLM, ad esempio, si autoposiziona come leader nella “creazione di un futuro più sostenibile per l’aviazione”. In termini di marketing, tutte le compagnie aeree capiscono che c’è un problema e dunque stanno tutte cercando di ridurre la loro impronta di carbonio. Virgin Airlines ha riconosciuto il problema e ha iniziato a puntare su azioni di sostenibilità già nel 2018.
La presa di posizione di Ryanair
Pure il capo di Ryanair Michael O’Leary ha criticato il “flight shaming” promosso da Greta Thunberg e da altri attivisti per il clima, affermando che stanno portando avanti una fake news, secondo cui i viaggi aerei potrebbero essere sostituiti da altri mezzi di trasporto. O’Leary ha affermato che gli sforzi degli attivisti per ridurre i viaggi aerei non hanno finora avuto alcun impatto sulla riduzione dell’impronta di CO2 delle compagnie aeree. “Non presto loro troppa attenzione”, ha detto il Ceo irlandese. “Ci sono pochissime prove dell’impatto del flight shaming”.
I commenti sono arrivati nel momento in cui Ryanair ha registrato profitti semestrali record di 1,4 miliardi di euro, superiori agli 1,2 miliardi di euro del 2019, l’ultimo parametro di confronto rilevante dato l’impatto della pandemia. I risultati sono stati sostanzialmente in linea con le aspettative degli investitori. Le emissioni del settore dell’aviazione sono state sotto il microscopio durante il vertice sui cambiamenti climatici Cop27 delle Nazioni Unite in Egitto. L’industria aeronautica globale emette circa il 2% di tutte le emissioni di CO2 prodotte dall’uomo, secondo i dati del settore. Ma poco è stato deciso.