Cos’è e come funziona la Banca europea dell’idrogeno

L'Unione europea finanzia la creazione della filiera dell'idrogeno grazie a una speciale Banca che offre investimenti e opportunità alle imprese dei Paesi membri

Foto di Miriam Carraretto

Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Pubblicato: 16 Febbraio 2025 10:22

Per quanto ancora considerato di nicchia, il mercato dell’idrogeno verde sta crescendo lentamente anche in Italia e diverse aziende si stanno affacciando a questa fonte rinnovabile. Uno dei problemi del settore, però, riguarda la difficoltà di reperire fondi e finanziamenti che rendano sostenibile economicamente un investimento in questo senso.

Tra i vari a strumenti a disposizione, quello più importante e impattante per le imprese italiane è senza dubbio la Banca europea dell’idrogeno, uno strumento finanziario creato da Bruxelles proprio per accelerare lo sviluppo di un’intera catena del valore dell’idrogeno in Europa. L’Ue ha definito 4 pilastri di azione, ma non mancano i problemi.

Cos’è la Banca europea dell’idrogeno

Nel 2022, la Commissione ha lanciato la Banca europea dell’idrogeno per creare investimenti e opportunità commerciali per la produzione europea e globale di idrogeno rinnovabile. Uno strumento finanziario, non un luogo fisico, gestito internamente dalla Commissione europea.

L’obiettivo principale è sbloccare gli investimenti privati nelle catene del valore dell’idrogeno, sia all’interno dell’Ue che a livello globale, collegando l’offerta di energia rinnovabile alla domanda europea. Ma tra gli scopi c’è anche quello di creare nuovi posti di lavoro e migliorare il coordinamento degli strumenti di sostegno esistenti dell’Ue e dei suoi Paesi membri, compresa l’assistenza tecnica e il supporto agli investimenti all’interno e all’esterno dell’Unione.

La Banca viene supportata da partenariati sull’idrogeno verde che hanno lo scopo di facilitare la promozione dell’importazione di idrogeno green da Paesi extra-Ue, per decarbonizzazione e raggiungere quanto più possibile gli obiettivi del Green Deal: in particolare, devono trovare condizioni di parità tra la produzione Ue e le importazioni dai Paesi extra-Ue.

I 4 pilastri di azione della Banca

Per quanto la politica europea sull’idrogeno sia troppo ambiziosa, tanto che difficilmente riuscirà a raggiungere i risultati intermedi fissati al 2030, Bruxelles ha identificato 4 pilastri d’azione.

Pilastro domestico

L’obiettivo primario della Banca dell’idrogeno è sostenere l’espansione del mercato della produzione di idrogeno all’interno dello Spazio economico europeo (See) e collegare l’offerta di idrogeno rinnovabile con la domanda.

Il finanziamento viene assegnato sotto forma di premio fisso in €/kg di idrogeno prodotto, verificato e certificato come combustibile rinnovabile di origine non biologica (Rfnbo).

Aste

Il secondo pilastro riguardo le aste della Banca. I fondi necessari provengono dalle entrate del sistema per lo scambio di quote di emissioni di gas serra nell’Ue, i cosiddetti Eu Ets.

La prima asta, che si è conclusa ad aprile 2024, ha visto la partecipazione di 132 progetti. Alla fine, ha attribuito quasi 720 milioni di euro a sette progetti in quattro Paesi europei, che hanno presentato offerte comprese tra 0,37 e 0,48 euro per chilogrammo di idrogeno rinnovabile prodotto e riceveranno una sovvenzione compresa tra 8 e 245 milioni di euro.

Le aziende selezionate produrranno idrogeno verde in Europa e riceveranno una sovvenzione per colmare la differenza di prezzo tra i costi di produzione e il prezzo di mercato dell’idrogeno, attualmente determinato dai produttori di idrogeno non rinnovabile. L’idrogeno green così prodotto sarà poi utilizzato da settori quali quelli dell’acciaio, dei prodotti chimici, del trasporto marittimo e dei fertilizzanti.

In particolare, prevedono di produrre 1,58 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile in 10 anni, evitando così più di 10 milioni di tonnellate di emissioni di CO2. Dovranno iniziare a produrre idrogeno rinnovabile entro 5 anni e riceveranno il premio fisso concesso per un massimo di 10 anni per la produzione certificata e verificata di idrogeno rinnovabile.

La seconda asta per la produzione di idrogeno rinnovabile, tramite il Fondo per l’innovazione, si è aperta il 3 dicembre 2024 e assegnerà fino a 1,2 miliardi di euro a sostegno dei produttori di idrogeno rinnovabile situati nello Spazio economico europeo, contribuendo all’ulteriore creazione di un mercato europeo per l’idrogeno green, riducendo i rischi degli investimenti con il sostegno pubblico.

Pilastro internazionale

Il terzo pilastro è quello internazionale. La Commissione europea sta sviluppando il progetto della parte internazionale della Banca europea dell’idrogeno, che dovrebbe arrivare ad attirare le importazioni di idrogeno rinnovabile nel mercato Ue.

Uno dei prossimi step sarà quello di sviluppare aste europee congiunte per riunire le risorse finanziarie dei 27 Paesi europei.

Trasparenza e coordinamento

Infine, l’ultimo pilastro è quello della trasparenza e del coordinamento. La Banca europea dell’idrogeno garantirà la trasparenza e il coordinamento delle informazioni a sostegno dello sviluppo del mercato e delle infrastrutture. Già a partire da quest’anno, la Commissione dovrebbe dare vita a un meccanismo pilota per sostenere lo sviluppo del mercato.

In pratica, dovrebbe raccogliere, elaborare e rendere disponibili informazioni sulla domanda e sull’offerta di idrogeno verde e a basse emissioni di carbonio presentate dagli operatori del mercato. Il senso è aumentare ancora di più la trasparenza sul mercato e consentire agli acquirenti europei di confrontarsi con quelli internazionali.

Chi produce più idrogeno e quale futuro

Attualmente, l’azienda che produce più idrogeno in Europa è HySynergy, che lo fa nel più grande impianto di elettrolisi. Il progetto HySynergy a Fredericia, in Danimarca, ha prodotto con successo idrogeno per la prima volta in Europa, ponendo una pietra miliare significativa nella commercializzazione dell’idrogeno verde come fonte di energia rinnovabile.

Recentemente, si è parlato di una mossa da parte della Francia che non è affatto piaciuta a tutti i Paesi membri. Il Presidente francese Emmanuel Macron a ottobre scorso fa ha promosso al Consiglio Ue dell’energia una discussione tra i ministri sulla necessità di aprire la Banca europea dell’idrogeno anche all’idrogeno a basse emissioni, in sostanza quello prodotto attraverso energia nucleare.

Intanto, riguardo al futuro del mercato, secondo le ultime indiscrezioni di palazzo a Bruxelles, l’Unione europea a settembre dovrebbe lanciare la piattaforma per l’acquisto congiunto di idrogeno. I vantaggi sarebbero diversi: l’Ue riuscirebbe coì a mettere in comune gli ordini di acquisto per garantire accordi migliori per i minerali critici, essenziali per la transizione verde, che vengono scambiati in mercati per nulla trasparenti dominati dalla Cina. Bruxelles ha scelto PriceWaterhouseCoopers e una società di software slovacca per sviluppare la piattaforma.

Difficile dire cosa ci attende. I problemi sono ancora moltissimi, ma ad oggi si stima che, a livello globale, l’idrogeno possa raggiungere un quarto della domanda finale di energia entro 2050, creando 5,4 milioni di posti di lavoro in uno scenario decarbonizzato al 95%.