Esiste ormai da 14 anni, ma sono ancora in molti a non conoscerlo. Si chiama Ecosia ed è un motore di ricerca che prova a sfidare Google piantando alberi. In pratica, utilizza i ricavi derivanti dalle ricerche web per piantare alberi dove ce n’è più bisogno.
Un motore di ricerca “green”, insomma, che prova a scardinare il monopolio di Google puntando sulla sostenibilità e la trasparenza. Google proprio in questi mesi è finita nel mirino dell’Antitrust Ue per abuso di posizione dominante, incassando una multa da 2,4 milioni di euro. Un’altra multa salatissima (170 milioni di dollari) è arrivata dopo la denuncia di YouTube per violazione della privacy dei bambini.
Indice
Cos’è Ecosia, il motore di ricerca green
Fondato a dicembre 2009 a Wittenberg (Germania) da Christian Kroll, in associazione con Bing, Yahoo e WWF, pur essendo una società a scopo di lucro Ecosia garantisce che l’80% dei propri introiti siano destinati al WWF in progetti per la salvaguardia della foresta tropicale. In questi giorni se n’è tornato a parlare dopo un servizio de Le Iene che metteva a confronto Google con altri motori di ricerca, per capire quanto questi sanno di noi.
L’idea a Christian è venuta dopo un viaggio attorno al mondo che lo ha portato a capire meglio i problemi della deforestazione. Ecosia è stata la prima società tedesca a diventare una B Corporation, grazie al suo modello di social business, nel 2014.
Nel 2019, dieci anni dopo la sua nascita, ha già piantato 60 milioni di alberi e costruisce un suo impianto solare per sostenere tutte le ricerche. Con 15 milioni di utenti attivi in tutto il mondo, oggi è arrivata a 85 milioni di alberi piantati, con oltre 9mila zone di riforestazione. Per piantare un albero, bastano 0,8 secondi.
Come funziona Ecosia
Come con tutti i motori di ricerca, il fatturato di Ecosia si genera tramite i proventi pubblicitari delle ricerche effettuate dagli utenti e, grazie alla tecnologia sviluppata da Yahoo, i risultati della ricerca con Ecosia includono pubblicità che generano guadagni attraverso i clic degli utenti stessi.
Inoltre, nelle ricerche compaiono dei link affiliati, denominati “Ecolinks”, che consentono agli utenti di generare donazioni attraverso gli acquisti online. Le aziende dei link affiliati online pagano a Ecosia fino al 5% degli acquisti effettuati sul loro sito.
Ecosia, cos’ha di diverso da Google
Ecosia è anche un motore di ricerca CO2 neutrale, in grado quindi di “neutralizzare” il 100% delle emissioni di anidride carbonica causate dal server, dall’infrastruttura, dagli uffici e dai dispositivi degli utenti attraverso dei progetti di compensazione del carbonio attuati dal partner myclimate.
Inoltre utilizza il 100% dei ricavi dello strumento Ecolinks per finanziare il suo programma di “progetti Ecosia”, in cui gli utenti votano per decidere come questi fondi dovrebbero essere redistribuiti tra i progetti umanitari e ambientali scelti in precedenza.
Per assicurare la trasparenza dei suoi risultati, Ecosia pubblica mensilmente i suoi report finanziari e le ricevute per la riforestazione.
Non solo: a differenza dei più grandi motori di ricerca, come Google, Ecosia non procede alla profilazione dei suoi utenti. Il che significa più privacy per noi, e soprattutto ci evita di finire schiacciati nella cosiddetta “filter bubble”, quella zona di conforto in cui finiamo di trovare continue conferme rispetto alle ricerche che abbiamo fatto online. Internet, come sappiamo, non è una democrazia perfetta e non è uguale per tutti.