Se fino ad ora la spinta del progresso ha spinto verso l’utilizzo di fonti non rinnovabili come petrolio e carbone, oggi è l’economia circolare il nuovo modello di sviluppo.
L’economia circolare è basata sul principio secondo il quale i materiali vengono riciclati diventando materia prima utile ad un altro processo produttivo. Un esempio su tutti dell’applicazione di tale principio è la soluzione proposta da Grt Group, società che opera nel settore, e cioè quella di produrre carburante dalla plastica non riciclabile e dalle energie rinnovabili.
Produrre carburante da plastica ed energie pulite
Ideata partendo da processi emersi nei laboratori di ricerca del Politecnico Federale di Losanna, la tecnologia “plastic to fuel” permette di produrre carburante da plastica ed energie pulite tramite un processo di conversione termica in assenza di ossigeno. Non avviene quindi combustione, né incenerimento. Il carburante che si ottiene è pulito e compatibile con motori esistenti. I vantaggi di tale processo di produzione sono innumerevoli: dalla riduzione della plastica nell’ambiente, alla promozione del riuso di un materiale inutilizzabile, passando dalla diminuzione delle emissioni di CO2 rispetto ai combustibili fossili e all’incenerimento della plastica, in particolare PP, PS, HDPE e LDPE.
La produzione avviene attraverso una macchina integrata sviluppata dall’impresa insieme al gruppo di ricerca del professor Laurenczy del Politecnico di Losanna. La macchina trasforma l’acido formico in idrogeno, che tramite una pila a combustibile diventa elettricità, il tutto alimentato da fonti rinnovabili. L’obiettivo è superare l’ostacolo dell’intermittenza di fonti come sole e vento, che rende la produzione energetica discontinua. La macchina, chiamata Hyform-PEMFC, è adatta sia all’ambito domestico sia a quello industriale e verrà utilizzata in aree con assente accesso alla rete elettrica e nello sviluppo di sistemi di trasporto di idrogeno.
Il riutilizzo della plastica verso un futuro sostenibile
Luca Dal Fabbro, ceo di GTR Group, ha affermato: “La sfida più rilevante e più attuale è quella di preservare il nostro pianeta e le sue risorse, questo comporta necessariamente un cambiamento radicale nei modelli di consumo, produzione e smaltimento attuali”. Dal Fabbro è anche vicepresidente del Circular Economy Network, osservatorio dedicato all’economia circolare in Italia e creato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da un gruppo di 13 aziende.
“Bisogna continuare a investire in ricerca e sviluppo per affrontare in maniera concreta ed efficace le sfide ambientali. Il riutilizzo della plastica non riciclabile e la sua trasformazione in ecofuel di certo aiuta l’ambiente, ma la strada per un futuro sostenibile è ancora lunga e la vera sfida rimane quella di orientare l’industria e le imprese verso il paradigma della circolarità, un modello non solo sostenibile, ma anche profittevole dal punto di vista del business” ha continuato Dal Fabbro.
Plastic to fuel, un segnale positivo delle aziende verso la sostenibilità
Una volta terminato il processo di produzione, il combustibile può essere utilizzato subito per il consumo, senza estrarre, trasportare e raffinare materie prime fossili, evitando dispendi di CO2. In più, il prodotto ottenuto contiene anche una minor quantità di zolfo, rendendolo di fatto qualitativamente migliore.
La tecnologia “plastic to fuel” è uno dei tanti segnali che mostrano come molte aziende si stiano muovendo nella direzione del recupero e del riciclo di matriali già usati. Basti pensare a Pepsico e Unilever che hanno annunciato di voler utilizzare solamente imballaggi compostabili e riciclabili entro il 2025. Per quanto riguarda il riutilizzo, l’Italia rientra nella media europea, con il 40% di plastica riciclata. Certamente, i margini di miglioramento ci sono, a partire dal combustibile.