Unione europea, nuove regole per limitare la deforestazione globale

La deforestazione, il degrado forestale e la conversione delle aree forestali incalzano a un ritmo allarmante. Il Parlamento europeo si muove con un'azione ambiziosa.

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Donatella Maisto

Esperta in digital trasformation e tecnologie emergenti

Dopo 20 anni nel legal e hr, si occupa di informazione, ricerca e sviluppo. Esperta in digital transformation, tecnologie emergenti e standard internazionali per la sostenibilità, segue l’Innovation Hub della Camera di Commercio italiana per la Svizzera. MIT Alumni.

Il Parlamento europeo, in seduta plenaria, ha adottato la versione rafforzata e più ambientalista della proposta di regolamento Ue per la protezione delle foreste, che la Commissione aveva presentato nel novembre 2021.

Nell’ottobre 2020, infatti, il Parlamento, alla luce di quanto previsto dal Trattato, ha richiesto alla Commissione di presentare una proposta legislativa per fermare la deforestazione globale, guidata dall’UE.

Il testo del Parlamento europeo, con gli emendamenti introdotti dalla sua commissione Ambiente, ha ottenuto 453 voti a favore, 57 contrari e 123 astensioni.

Quadro normativo

Nel 2019 la Commissione ha adottato diverse iniziative per far fronte alle crisi ambientali mondiali, tra cui azioni specifiche sulla deforestazione.

Nella comunicazione “Intensificare l’azione dell’UE per proteggere e ripristinare le foreste del pianeta”, la Commissione ha riconosciuto la priorità di ridurre l’impronta del consumo unionale sul suolo e ha incoraggiato i cittadini a consumare prodotti provenienti da catene di approvvigionamento che non contribuiscano alla deforestazione.

Nella comunicazione dell’11 dicembre 2019, intitolata “Green Deal europeo“, la Commissione ha illustrato una nuova strategia di crescita mirata a trasformare l’UE in una società giusta e prospera, dotata di un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva fondata sul libero scambio sostenibile e basato su regole che, nel 2050, non genererà emissioni nette di gas a effetto serra, in cui la crescita economica sarà dissociata dall’uso delle risorse e in cui nessuno e nessun luogo sarà lasciato indietro.

La strategia mira a proteggere, conservare e migliorare il capitale naturale dell’Unione e proteggere la salute e il benessere dei cittadini dai rischi di natura ambientale e dalle relative conseguenze. Il Green Deal europeo intende assicurare ai cittadini e alle generazioni future, tra l’altro, aria fresca, acqua pulita, suolo sano e biodiversità.

A tal fine, la strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030, la strategia “Dal produttore al consumatore”, la strategia forestale dell’UE, il piano d’azione dell’UE sull’inquinamento zero e altre strategie sulla tematica, elaborate nell’ambito del Green Deal europeo, evidenziano ulteriormente l’importanza dell’azione in materia di protezione e resilienza delle foreste.

La strategia dell’UE sulla biodiversità intende proteggere la natura e invertire il degrado degli ecosistemi e va letta alla luce, anche, della strategia dell’UE per la bioeconomia, che rafforza la protezione dell’ambiente e degli ecosistemi, rispondendo alla domanda crescente di risorse alimentari, mangimi, energie, materiali e prodotti e cercando nuove modalità di produzione e consumo.

Il regolamento dovrebbe rispondere alla dichiarazione dei leader di Glasgow sulle foreste e l’uso del suolo, che riconosce che, per conseguire gli obiettivi in materia di uso del suolo, clima, biodiversità e gli obiettivi di sviluppo sostenibile, sia a livello mondiale che nazionale, saranno necessarie ulteriori azioni trasformative nei settori interconnessi della produzione e del consumo sostenibili; sviluppo delle infrastrutture; commercio, finanza e investimenti e sostegno ai piccoli proprietari terrieri, ai popoli indigeni e alle comunità locali.

I firmatari si sono impegnati ad arrestare e invertire la perdita delle foreste e il degrado del suolo entro il 2030 e hanno sottolineato che intensificheranno gli sforzi comuni volti ad agevolare le politiche commerciali e di sviluppo, a livello internazionale e nazionale, che promuovono lo sviluppo sostenibile e la produzione e il consumo sostenibili di materie prime, che operano a vantaggio reciproco dei paesi.

La deforestazione e il degrado forestale

La deforestazione, il degrado forestale e la conversione delle aree forestali incalzano a un ritmo allarmante.

Secondo le stime dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), tra il 1990 e il 2020, sono scomparsi 420 milioni di ettari di foreste, ossia circa il 10 % del totale delle foreste che restano sul pianeta, equivalente a una superficie più estesa di quella dell’Unione europea.

La deforestazione, il degrado forestale e la conversione delle aree forestali concorrono notevolmente al riscaldamento globale e alla perdita di biodiversità, due delle maggiori sfide ambientali della nostra epoca. Ogni anno il mondo continua a perdere 10 milioni di ettari di foresta.

Anche le foreste sono fortemente colpite dai cambiamenti climatici e sarà necessario far fronte a numerose sfide per garantirne l’adattabilità e la resilienza nei prossimi decenni.

Il consumo dell’Unione europea è un fattore importante di deforestazione, conversione degli ecosistemi naturali, degrado degli ecosistemi naturali e forestale nonché di conversione delle aree forestali su scala mondiale.

Stando alla valutazione d’impatto dell’iniziativa, in assenza di un adeguato intervento normativo il consumo e la produzione nell’UE di appena sei materie prime, ovvero legno, bovini, soia, olio di palma, cacao e caffè faranno salire la deforestazione a circa 248.000 ettari all’anno entro il 2030.

Per quanto riguarda la situazione delle foreste nell’UE, dalla relazione 2020 sul tema, risulta che, tra il 1990 e il 2020, la superficie forestale in Europa è aumentata del 9 %, il carbonio stoccato nella biomassa è cresciuto del 50 % e l’offerta di legname del 40 %.

Inoltre, le foreste naturali e antiche sono anche soggette a un’intensificazione della gestione e la loro biodiversità e le loro caratteristiche strutturali uniche sono a rischio.

Ad oggi meno del 5 % delle aree forestali europee è considerato indisturbato o naturale e i cambiamenti climatici danno origine a minacce che spaziano da fenomeni meteorologici estremi a malattie causate da insetti.

Gli ecosistemi forestali devono far fronte a molteplici pressioni generate dalle attività antropiche, le quali comprendono attività che hanno un’incidenza diretta sugli ecosistemi e sugli habitat, come determinate pratiche di gestione forestale.

Campo di applicazione

La lotta contro la deforestazione, la conversione degli ecosistemi naturali, il degrado degli ecosistemi naturali e forestale e la conversione delle aree forestali è una parte importante del pacchetto di misure necessarie per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e rispettare l’impegno assunto dall’Unione con il Green Deal europeo e l’accordo di Parigi del 2015 sui cambiamenti climatici, nonché l’ottavo programma di azione per l’ambiente adottato con la decisione (UE) 2022/591 del Parlamento europeo e del Consiglio e l’impegno giuridicamente vincolante, assunto con la normativa dell’UE sul clima, di conseguire la neutralità climatica al più tardi entro il 2050 e ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55 % rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030.

La nuova legge obbliga le imprese a verificare (cosiddetta “due diligence”) che i beni venduti nell’UE non siano stati prodotti su terreni deforestati o degradati in nessuna parte del mondo. Ciò garantirebbe ai consumatori che i prodotti acquistati non contribuiscano alla distruzione delle foreste, comprese quelle tropicali insostituibili, e quindi ridurrebbe il contributo dell’UE al cambiamento climatico e alla perdita di biodiversità.

Il Parlamento chiede, inoltre, alle imprese di verificare che le merci siano prodotte in conformità con le disposizioni internazionali in materia di diritti umani e di rispettare i diritti delle popolazioni indigene.

La proposta della Commissione riguarda i bovini, il cacao, il caffè, l’olio di palma, la soia e il legno, compresi i prodotti che contengono, sono stati alimentati o sono stati realizzati utilizzando tali prodotti, ma il Parlamento vuole includere anche carne suina, ovina e caprina, pollame, mais e gomma, nonché carbone e prodotti di carta stampata.

Gli eurodeputati insistono anche sul fatto che i prodotti non devono essere stati prodotti su terreni disboscati dopo il 31 dicembre 2019,  un anno prima di quanto proposto dalla Commissione.

Il Parlamento chiede, inoltre, che le istituzioni finanziarie siano soggette a requisiti aggiuntivi per garantire che le loro attività non contribuiscano alla deforestazione.

Due diligence e controllo

Il Parlamento europeo chiede di responsabilizzare le imprese imponendo obblighi “due diligence” agli operatori che immettono sul mercato dell’Ue, e esportano fuori dall’Ue, queste materie prime o altri prodotti legati alla deforestazione.

Gli emendamenti che avrebbero voluto escludere dall’ambito di applicazione i prodotti di cuoio e pellame sono stati bocciati. Sono stati respinti anche degli emendamenti che avrebbero annacquato la definizione di “degrado delle foreste”, che fa scattare gli obblighi del regolamento, aggiungendo la condizione che il degrado sia “irreversibile” o addirittura che riguardi solo le foreste “primarie” ormai pressoché inesistenti in Europa.

Mentre nessun paese o merce sarà vietato, le aziende che immettono prodotti sul mercato UE sarebbero obbligate a esercitare la dovuta diligenza per valutare i rischi nella loro catena di approvvigionamento, utilizzando, per esempio, strumenti di monitoraggio satellitare, audit sul campo, sviluppo di capacità dei fornitori o test isotopici per verificare la provenienza dei prodotti.

Le autorità dell’UE avrebbero accesso alle informazioni pertinenti, come le coordinate geografiche. I dati resi anonimi sarebbero disponibili al pubblico.

Sulla base di una valutazione trasparente, si dovrebbero classificare i paesi, o parte di essi, a rischio basso, standard o elevato, entro sei mesi dall’entrata in vigore del Regolamento. I prodotti provenienti da paesi a basso rischio saranno soggetti a minori obblighi.

Per ottenere il massimo risultato la politica dell’Unione dovrà puntare a influenzare il mercato globale, non solo le catene di approvvigionamento dell’Unione. Al riguardo sono fondamentali i partenariati e una cooperazione internazionale efficace, compresi gli accordi di libero scambio (ALS), con i paesi produttori e consumatori, tenendo conto degli interessi specifici dei piccoli proprietari terrieri e delle comunità locali.

Dovrebbe essere complementari altre misure proposte nella comunicazione della Commissione “Intensificare l’azione dell’UE per proteggere e ripristinare le foreste del pianeta”24, in particolare quelle intese a:

  1. collaborare con i paesi produttori per aiutarli ad affrontare le cause profonde della deforestazione, quali una governance debole, l’applicazione inefficace della legge e la corruzione;
  2. rafforzare la cooperazione internazionale con i principali paesi consumatori attraverso, tra le altre azioni, la promozione di accordi commerciali che includano disposizioni riguardanti la conservazione delle foreste e incoraggino un commercio di prodotti agricoli e forestali a deforestazione zero e l’adozione di misure analoghe in modo da evitare che prodotti provenienti dalle catene di approvvigionamento associate alla deforestazione, al degrado forestale e alla conversione delle foreste siano immessi sui loro mercati.

Per ottimizzare e sgravare il processo di controllo delle materie prime e dei prodotti che entrano nel mercato dell’Unione o ne escono, è necessario istituire interfacce elettroniche interoperabili, che consentano il trasferimento automatico di dati tra i sistemi doganali e il sistema di informazione delle autorità competenti.

Lo sportello unico dell’UE per le dogane è il candidato naturale per sostenere tali trasferimenti di dati. Le interfacce dovrebbero essere altamente automatizzate e di facile uso, facilitare i processi delle autorità doganali e limitare i costi e gli oneri degli operatori.

E’ auspicabile proporre un approccio “business-to-government”, in base al quale gli operatori economici mettono a disposizione la dichiarazione di dovuta diligenza di una materia prima o di un prodotto interessato attraverso l’interfaccia unica nazionale per le dogane e tale dichiarazione venga trasmessa automaticamente al sistema di informazione utilizzato dalle autorità competenti.

Le autorità doganali e le autorità competenti dovrebbero contribuire a determinare i dati da trasmettere e qualsiasi altro requisito tecnico.

Il rischio che materie prime e prodotti non conformi siano immessi sul mercato dell’Unione varia a seconda della materia prima e del prodotto, del paese di origine e della produzione o di parti di esso.

Gli operatori che acquistano materie prime e prodotti da paesi o parti di paesi che presentano un basso rischio di coltivare, raccogliere o produrre materie prime in violazione del Regolamento dovrebbero essere soggetti a meno obblighi, quindi a meno costi di conformità e meno oneri amministrativi, a meno che l’operatore non sappia o non abbia motivo di ritenere che esistano rischi di non conformità.

Di fronte alle nuove sfide interne ed esterne e, più in particolare, a un nuovo modello di crescita più sostenibile, quale definito dal Green Deal europeo e dalla strategia digitale europea, l’UE necessita di una nuova strategia di politica commerciale, che sostenga il conseguimento dei suoi obiettivi di politica interna ed esterna e promuova una maggiore sostenibilità, in linea con l’impegno di attuare pienamente gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Il commercio e la cooperazione internazionale possono essere strumenti importanti per consolidare standard più elevati di sostenibilità, con particolare riferimento ai settori legati alle foreste e alle catene del valore da esse derivate, ma è al contempo, evidente che la valutazione degli accordi di libero scambio vigenti ha dimostrato che in alcuni casi vi sono carenze nell’attuazione e nell’applicazione degli accordi commerciali esistenti e che è necessario razionalizzare le politiche commerciali e di investimento dell’Unione per affrontare in modo più efficace la sfida della deforestazione a livello mondiale.

Per garantire che il Regolamento non crei inutili restrizioni al commercio, è auspicabile che la Commissione collabori con i paesi che sono considerati a rischio standard o elevato e con i soggetti interessati in tali paesi, in modo da adoperarsi per ridurre il grado di rischio.

Fermare la deforestazione, il degrado forestale, la conversione delle aree forestali nonché la conversione e il degrado di altri ecosistemi è parte essenziale degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS). L’obiettivo del regolamento dovrebbe contribuire, in particolare, al conseguimento degli obiettivi relativi all’uso sostenibile dell’ecosistema terrestre (OSS 15), all’azione per il clima (SDG 13), al consumo e alla produzione responsabili (SDG 12), all’eliminazione della fame (SDG 2) e alla salute e al benessere (SDG 3).

L’obiettivo 15.2 di fermare la deforestazione entro il 2020 non è stato raggiunto, a riprova dell’urgenza di un’azione ambiziosa ed efficace.

Il Parlamento europeo, però, ora è pronto a dare inizio alle negoziazioni per la stesura definitiva dall’atto con i Paesi membri dell’Unione.