Auto a idrogeno: più green dell’elettrica ma in Italia (quasi) non ci sono

Addio alle auto elettriche, il futuro sono le auto a idrogeno, ma in Italia fanno fatica a emergere. Il problema sono le infrastrutture

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Redazione

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Le auto a idrogeno sembrano essere il futuro dell’automotive, ma non in Italia. Se si guarda all’industria automobilistica, in Europa le auto a idrogeno sono già molto utilizzate, mentre in Italia siamo di fronte al dilemma del prima l’uovo o la gallina. Questo perché non ci sono molte automobili a idrogeno e ci sono poche stazioni di rifornimento specifiche, ma se non aumentano le prima faticheranno ad aumentare le seconde e viceversa.

Eppure i vantaggi di un auto a idrogeno sono diversi. Prima di tutto le auto a idrogeno utilizzano celle a combustibile e non batterie agli ioni di litio. L’unico sottoprodotto di questa tipologia di auto elettrica è l’acqua e ciò le rende un’opzione più green delle auto elettriche. Gli elementi positivi però non la rendono ancora una tecnologia per l’uso quotidiano, proprio per la carenza delle stazioni di rifornimento.

Auto a idrogeno: la faccia più green delle auto elettriche

Si parla sempre di più di auto a idrogeno, una tecnologia che affianca, ma ancora non supera, il motore elettrico con batteria. Come spiega il professore di Chimica dell’Università di Milano-Bicocca Alessandro Abbotto, un’automobile a idrogeno è un’automobile elettrica. A cambiare è solo il modo in cui l’energia viene prodotta. Nella più classica e diffusa “auto elettrica”, come viene definita in Italia, c’è un motore che viene alimentato da una batteria a bordo del veicolo. In un’automobile a idrogeno invece l’energia necessaria ad alimentare il motore viene prodotta nell’auto stessa, a partire dall’idrogeno.

Si tratta, appunto, della faccia più green delle auto cosiddette “elettriche”. La classificazione di veicolo elettrico in Italia è diverso rispetto agli altri Paesi. Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna le auto elettriche sono classificate in base alla modalità di stoccaggio o generazione dell’energia, quindi batteria (B-EV) o idrogeno (FC-EV). Nei Paesi asiatici la classificazione varia ancora e proprio a sottolineare come siano tutte auto elettriche, queste vengono inserire nella grande categoria delle New Energy Vehicle (NEV).

Il difficile posizionamento dell’auto a idrogeno in Italia: i motivi

Non è tanto la classificazione italiana a creare confusione nella scelta tra auto elettrica con batteria o auto a idrogeno, quanto più il ridotto numero di stazioni di rifornimento. Il dilemma è lo stesso che impedisce all’auto elettrica a batteria di radicarsi sul territorio: ci sono poche colonne di ricarica. Il problema è che se non aumentano le auto difficilmente aumenteranno le colonnine e viceversa.

Strano però che proprio in Italia, dove a frenare l’elettrico è la presunta difficoltà di ricaricare la batteria, non stia crescendo la vendita di auto a idrogeno. Queste, a differenza delle auto a batteria, funzionano come auto a benzina o metano. Inoltre non c’è bisogno di attendere per la ricarica, perché per effettuare un pieno di idrogeno ci vogliono circa 3 minuti. Anche l’autonomia è migliorata e con un pieno si possono percorrere anche 600-700 km. In ogni caso è prudente non acquistare un’auto a idrogeno, perché non è ancora una tecnologia matura, a differenza dell’auto elettrica a batteria.

I modelli di auto a idrogeno in Italia sono pochi e poco venduti anche per via del costo elevato, ma alternative iniziano a emergere. Sono la Nissan Mirai e la Hyundai Nexo, di cui sono stati acquistati e immatricolati solo 11 veicoli nel 2022 e altri 2 nel 2023. Per l’acquisto di un’auto a idrogeno forse è meglio attendere che gli investimento nelle nuove tecnologie diano i loro frutti, come i quasi 4 miliardi di euro stanziati nel PNRR.