Chi viaggia spesso è abituato a pagare la cosiddetta tassa di soggiorno che non viene praticamente mai conteggiata al momento della prenotazione: si tratta di una tariffa suppletiva al costo delle stanze che va pagata all’arrivo (o alla partenza) in alberghi e strutture ricettive. Si tratta di una tassa fissa, che varia da città a città. Dopo un accordo tra l’Anci, ossia l’associazione dei Comuni, e Airbnb, qualcosa potrebbe cambiare.
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Tassa di soggiorno, che cos’è e perché si chiede
La tassa di soggiorno è relativa al singolo ospite e non al numero delle camere prenotate: ogni notte trascorsa in strutture ricettive, dagli alberghi ai campeggi, comporta un extra. Non succede solo in Italia, l’imposta è prevista anche nel resto del mondo. A cambiare sono i regolamenti. Per esempio:
- alcune città hanno una tassa fissa;
- alcune città hanno scelto di modificare i costi in base alla categoria dell’alloggio e ai costi extra forniti durante il soggiorno.
La tassa di soggiorno oscilla grossomodo da 1 a 5 euro a persona a notte: si può pagare sia in contanti sia con carta di credito, previo rilascio di ricevuta o fattura in cui la tassa di soggiorno sia indicata come ‘operazione fuori campo Iva’.
Non pagano la tassa di soggiorno:
- residenti;
- bambini sotto i 12 anni;
- universitari fuori sede;
- disabili e accompagnatori;
- malati e i congiunti di chi è ricoverato in strutture sanitarie;
- militari e polizia;
- autisti di autobus e accompagnatori turistici.
- ospiti degli ostelli della gioventù: si tratta dell’unica struttura che non può richiederla.
Novità per chi viaggia in Italia: cosa cambia con Airbnb
Dal 2022 Airbnb, una delle piattaforme che consente di mettere a disposizione di altri il proprio immobile, attiverà la raccolta digitale dell’imposta di soggiorno in tutta Italia, occupandosi direttamente del versamento per gli affitti brevi per gli host e i Comuni che ne faranno richiesta. L’accordo è stato siglato dall’azienda e dall’Anci: si tratta di un’esclusiva italiana.
In Italia ci sono oltre 1.100 enti che hanno istituito la tassa di soggiorno: nel 2019 sono stati raccolti 604 milioni di euro. I 1.100 enti però sono in realtà pochi: gli enti che avrebbero la facoltà di chiedere la tassa sono quasi 6 mila. Grazie ad Airbnb, quindi, sarà possibile attivare la riscossione al momento della prenotazione, attraverso l’uso di strumenti di pagamento digitali. Per gli affitti brevi, Airbnb si occuperà anche del riversamento direttamente ai Comuni o agli enti che aderiranno al programma.