L’impatto della Tari sul reddito medio delle famiglie: al Sud e nelle Isole l’incidenza più elevata

Nel 2024, l’incidenza della Tari sul reddito familiare è risultata dell’1,34% nel Mezzogiorno, più del doppio rispetto allo 0,64% registrato nel Nord-Est d'Italia

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Andrea Celesti

Giornalista economico-sportivo

Giornalista esperto di economia e sport. Laureato in Media, comunicazione digitale e giornalismo, scrive per diverse testate online e cartacee

Pubblicato: 15 Febbraio 2025 14:34

La Tassa sui Rifiuti (Tari) è un tributo comunale fondamentale per il finanziamento del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani in Italia. Introdotta nel 2014, incide direttamente sul bilancio delle famiglie italiane, con un impatto che varia significativamente a seconda di diversi fattori, tra cui la zona di residenza, la composizione del nucleo familiare e il reddito disponibile.

L’indagine del Servizio Stato Sociale, Politiche Fiscali e Previdenziali, Immigrazione della Uil ha messo in luce un aumento della Tari in tutte le macroaree del territorio italiano. L’analisi dell’impatto di questa tassa sul reddito netto medio delle famiglie rivela una disparità significativa tra le diverse zone del Paese. La sua incidenza risulta più marcata nel Sud e nelle Isole, dove raggiunge l’1,34% del reddito familiare, più del doppio rispetto allo 0,64% registrato nel Nord-Est.

L’incidenza della Tari più alta nel Sud e nelle Isole

L’indagine, diretta dal segretario confederale Santo Biondo, è stata realizzata seguendo specifici criteri metodologici. Il campione analizzato riguarda un nucleo familiare composto da 4 persone, che vive in un’abitazione di 80 mq e presenta un reddito Isee di 25.000 euro.

Nelle città dove è applicata la tariffa puntuale (Tarip/Taric), sono stati considerati i cosiddetti “svuotamenti minimi”, con tariffe che includono l’Iva al 10%, seguendo i dati delle delibere comunali relative alle tariffe Tari (Dipartimento delle Finanze 2024) e sulle quote dei redditi netti familiari, secondo l’ultimo dato disponibile dell’Istat del 2023.

Per condurre l’analisi sull’impatto della Tari, è stato necessario analizzare i dati relativi al reddito disponibile delle famiglie italiane, in particolare il reddito netto medio senza affitti figurativi (un valore stimato che rappresenta il beneficio economico derivante dal possesso di un’abitazione di proprietà) per l’anno 2023.

Questo valore è stato poi messo in relazione con le medie della Tari registrate nelle quattro principali zone geografiche del nostro Paese: Nord, Centro, Sud e Isole.

Nel 2024, le famiglie del Sud Italia, isole comprese, si sono trovate a fronteggiare una spesa media di 388 euro per la Tari, una cifra notevolmente superiore rispetto ai 278 euro registrati nel Nord-Est del Paese. Ma l’aspetto ancora più preoccupante è l’incidenza sul reddito familiare: al Sud, la tassa incide per l’1,34% sul reddito delle famiglie, una percentuale più che doppia rispetto allo 0,64% rilevato nel Nord-Est.

Reddito netto medio familiare senza affitti figurativi (indagine 2023):

  • Nord-Ovest 39.240,00 euro;
  • Nord-Est 41.224,00 euro;
  • Centro 37.259,00 euro;
  • Sud e isole 29.137,00 euro;
  • Italia 35.995,00 euro.

L’inefficienza del sistema di gestione dei rifiuti in Italia

L’analisi individua tra le cause di questa disparità l’inefficienza del sistema e la mancanza di infrastrutture adeguate per abbattere i costi di smaltimento dei rifiuti. “Il Pnrr avrebbe dovuto rappresentare un’opportunità per colmare il divario infrastrutturale, ma l’assenza di strumenti di supporto tecnico e amministrativo sta rallentando la realizzazione di nuovi impianti di trattamento e riciclo”, ha ricordato Biondo.

“Senza questi investimenti, i rifiuti prodotti al Sud continueranno a essere trasportati fuori regione con costi esorbitanti, che si ripercuotono direttamente sulle bollette delle famiglie e sul bilancio degli enti locali.

Queste sono solo alcune delle criticità del sistema di gestione dei rifiuti in Italia, caratterizzato da una carenza di una rete adeguata di impianti di raccolta e trattamento dei rifiuti, dal persistente ricorso allo smaltimento in discarica e da livelli ancora poco soddisfacenti di raccolta differenziata. Tutte problematiche che tendono ad acuirsi in alcune aree del Paese, creando disparità territoriali.

“Non possiamo più permetterci di lasciare il Sud indietro. Investire in impianti di gestione dei rifiuti significa non solo migliorare i servizi e abbattere i costi per i cittadini, ma anche creare nuova occupazione e costruire un modello di economia circolare sostenibile”, ha aggiunto Biondo. “La transizione ecologica non può restare solo uno slogan: è il momento di passare ai fatti, sostenendo i Comuni in questa sfida cruciale per il futuro del Mezzogiorno”.