Va componendosi sempre più la riforma fiscale del governo Meloni. Giungono di fatto “nuovi pezzi”, con 9 decreti legislativi approvati, ad oggi, dall’esecutivo. Si è espresso con grande fiducia il viceministro all’Economia Maurizio Leo, intervenuto al convegno organizzato dalla Consob.
“La riforma fiscale guarda con attenzione anche al mondo delle quotate, in termini di semplificazione. L’obiettivo è quello di arrivare alla certezza del diritto, che deve essere un elemento cardine, soprattutto per le quotate”.
Riduzione dell’Ires
Il governo di Giorgia Meloni ha numerosi obiettivi in programma e uno di questi ha di certo destato l’attenzione generale. Si parla della riduzione dell’Ires. Qualcosa verso il quale l’esecutivo punta, “compatibilmente con le risorse disponibili”. Questo è stato precisato dal viceministro Leo.
Attualmente l’imposta è al 24% e si intende portarla giù in maniera graduale. Due i traguardi da raggiungere con tale operazione: “occupazione o investimenti innovativi”.
Ma cos’è l’Ires? Si tratta dell’imposta sul reddito delle società. Una tassazione annuale che le imprese devono pagare, a prescindere dalla loro denominazione (Spa, Srl, consorzi, cooperative, enti pubblici, enti no profit, trust). Il tutto con riferimento a chi presenta residenza in Italia. Per tutti gli altri, invece, si applica unicamente per i redditi prodotti nei confini del nostro Paese.
Come detto, oggi vale il 24% dell’imponibile societario ma l’esecutivo al governo intende abbassare la soglia. Di quanto non è noto, al momento.
La riforma fiscale nel dettaglio
Dando uno sguardo generale alla riforma fiscale del governo di Giorgia Meloni, occorre sottolineare come 7 decreti siano già stati pubblicati sulla Gazzetta ufficiale. Comprendono temi come l’Irpef a tre aliquote, così come la semplificazione dello Statuto del contribuente, ma non solo. Spazio ad esempio al concorso preventivo.
Nove i decreti approvati, con quello attuativo relativo alla riforma delle sanzioni amministrative e penali tributarie che attende unicamente la bollinatura conclusiva della Ragioneria. Molto vicino all’attuazione anche il decreto sulla riforma dei Giochi, che ha già ottenuto il fondamentale via libera da parte delle commissioni Finanze delle Camere.
Uno dei temi più caldi non può però che essere rappresentato dalla riforma della riscossione. Sguardo rivolto all’ex Equitalia e al necessario taglio del magazzino. Qui ci sono cartelle per 1.206 miliardi di crediti, ma con appena 60 miliardi o poco più riscuotibili.
Ad oggi l’ipotesi è quella di una sorta di colpo di spugna. Si potrebbe dichiarare tutto l’ammontare di quei crediti inesigibili, a patto che non siano stati incassati dopo 5 anni di tentativi da parte dell’agenzia Entrate-Riscossione. Al tempo stesso, al fine di tendere la mano ai contribuenti in difficoltà, si mira ad allargare il più possibile la chance di rateizzo del debito fiscale e contributivo: fino a 120 rate massimo.
Attenzione è rivolta infine anche alle piccole partita Iva, che in Italia continuano ad avere la sensazione di non essere particolarmente considerate. Il governo è concentrato sui tributi “minori” e il lavoro autonomo in questa fase, con l’introduzione del principio di omnicomprensività dei redditi da sottoporre a tassazione. Qualcosa che andrebbe a comparare gli autonomi ai dipendenti.
Per quanto riguarda i tributi “minori”, invece, potrebbe essere attuato il principio della legge delega sulla neutralità fiscale delle operazioni di aggregazione e riorganizzazione degli studi professionali. Il viceministro Leo ha confermato tutta l’intenzione di ridurre la tassazione che pende sul capo di chi guadagna fino a 50.000 euro. Ciò è parte di un processo di riequilibrio tra Fisco e contribuenti.