Pignoramento dello stipendio dall’Agenzia delle Entrate: chi rischia

In alcune occasioni l'Agenzia delle Entrate Riscossione può pignorare lo stipendio in modo automatico. Vediamo chi corre questo rischio

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

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Nessuno scappa dai debiti contratti con l’Agenzia delle Entrate. Non importa che siano delle tasse, delle imposte o delle multe: i contribuenti si possono ritrovare lo stipendio pignorato. L’AdEr può agire direttamente presso il datore di lavoro, trattenendo quanto dovuto dalla busta paga, o può agire direttamente con l’Inps per trattenere una quota della pensione.

I limiti di pignorabilità non sono uguali per tutti, ma variano a seconda di quanto percepisce il singolo lavoratore.

Le regole per il pignoramento dello stipendio

L’Agenzia delle Entrate, quando decide di pignorare lo stipendio di un contribuente, segue delle regole leggermente diverse rispetto a quelle dei creditori privati.

A mettere mano alle norme che regolamento questa prassi è stato il Decreto Legge 60/2013, anche noto come Decreto del Fare, che ha introdotto una serie di tutele per i debitori, in modo da garantire loro un reddito minimo per sopravvivere.

Pignoramento dello stipendio
📌 Cos’è Una procedura esecutiva con cui l’Ader trattiene parte dello stipendio del debitore per recuperare crediti fiscali non pagati (tasse, imposte, multe)
⚖️ Riferimenti normativi DPR 602/1973 e modifiche successive
💼 Modalità Il datore di lavoro riceve un ordine di pignoramento diretto dall’Ader
È obbligato a trattenere la quota indicata e versarla direttamente all’Agente della riscossione
📊 Quote pignorabili Stipendio netto ≤ 2.500 euro: massimo 1/10
Stipendio netto tra 2.501 e 5.000 euro: massimo 1/7
Stipendio netto > 5.001 euro: massimo 1/5
🏦 Accrediti in conto corrente Le somme già accreditate prima del pignoramento sono pignorabili solo fino al triplo dell’assegno sociale
Per le somme future valgono le stesse regole percentuali sullo stipendio
🔔 Avvisi al contribuente L’Ader deve inviare intimazione di pagamento almeno 30 giorni prima del pignoramento
⛔ Limiti Non pignorabile la parte di stipendio necessaria a garantire il minimo vitale (assegno sociale × 1,5)
Non si possono cumulare più pignoramenti oltre i limiti di legge
⚠️ Differenza rispetto al pignoramento ordinario Pignoramento ordinario: serve l’autorizzazione del giudice
Pignoramento Ader: atto diretto, senza passare dal tribunale
📅 Durata Il pignoramento continua fino all’estinzione del debito, salvo accordi di rateizzazione o sospensioni giudiziarie

La lettera dell’Agenzia delle Entrate Riscossione

Cerchiamo di capire, quindi, come si muove il fisco per ottenere il pagamento dei debiti.

Generalmente l’Agenzia delle Entrate Riscossione (l’ente incaricato per riscuotere i debiti dei contribuenti) invia al contribuente una lettera di presa in carico o una cartella esattoriale con cui comunica che ci sono dei debiti da pagare.

Dopo quanto tempo bisogna pagare il debito

Una volta ricevuta questa missiva il diretto interessato ha tempo 60 giorni per pagare il debito o chiedere una dilazione. In linea strettamente di principio, nel momento in cui il debitore non paga una volta che è scaduto il termine e l’ente esattore può avviare le pratiche di pignoramento.

Nella maggior parte delle volte – siamo di fronte a un dato statistico, non a un obbligo di legge – questo avviene molto tempo dopo. A volte il Fisco può impiegare un anno per arrivare ad azioni concrete.

Il discarico automatico delle cartelle dopo 5 anni

Una delle tante riforme sulla riscossione dei debiti fiscali introdotte ultimamente dal legislatore (ci stiamo riferendo all’articolo 3 del DLgs. n. 110 del 29 luglio 2024) ha previsto il discarico automatico delle cartelle esattoriali dopo 5 anni.

Questo avviene quando l’ente incaricato della riscossione ritiene che eventuali tentativi di pignoramento non possano sortire alcun tipo di effetto, come può accadere con i soggetti nullatenenti.

In quale modo può essere pignorato lo stipendio

Vediamo in quale modo l’Agenzia delle Entrate riscossione può pignorare lo stipendio di un contribuente. Può essere fatto rimanendo all’interno di questi limiti:

  • fino a 1/10 per stipendi fino a 2.500 euro;
  • fino a 1/7 per stipendi tra 2.501 e 5.000 euro;
  • fino a 1/5 per stipendi che superano i 5.001 euro.

Si parla sempre, a ogni modo, di stipendio netto, quindi dai calcoli sono esclusi i contributi e le imposte. Non si prendono in considerazione, invece, altri pignoramenti che potrebbero essere già in corso. Anche il Tfr può essere pignorato nei limiti di un quinto.

Anche la pensione può essere pignorata

Il Fisco ha la possibilità di pignorare anche la pensione. Valgono gli stessi limiti che abbiamo appena visto per lo stipendio.

In questo caso i calcoli da effettuare sono leggermente più complessi: prima di tutto è necessario prendere in considerazione la pensione netta (nella quale non incide la cessione del quinto) ed è necessario sottrarre il minimo vitale, che è pari al doppio dell’ammontare dell’assegno sociale.

Il risultato che si ottiene è la base per calcolare la percentuale pignorabile.

L’assegno sociale, nel 2025, è pari a 538,69 euro. Il doppio è quindi 1.077,38. L’eventuale eccedenza può essere pignorata fino a un quinto.

Il conto corrente può essere pignorato

L’Agenzie delle Entrate Riscossioni può pignorare il conto corrente nella sua interezza, arrivando a coprire una cifra pari al doppio del valore del debito, in modo da coprire anche gli interessi e le spese di procedura.

Se sul conto corrente vengono accreditati stipendio o pensione:

  • possono essere pignorate unicamente le somme che si trovano in giacenza al momento della notifica e se superano il triplo dell’assegno sociale, mentre se il saldo è inferiore non è possibile procedere;
  • le somme che vengono versate successivamente possono essere pignorate solo nei limiti che abbiamo appena visto.

Quando può essere pignorata la prima casa

Nel caso in cui la prima casa sia l’unico immobile di proprietà del contribuente, l’Agenzia delle Entrate non la può pignorare. Vige quindi quello che viene ufficialmente conosciuto come il divieto di pignoramento della prima casa.

Questa prassi, però, viene adottata solo e soltanto quando il debitore non ha altre proprietà. Nel caso in cui dovesse avere anche una semplice quota (per esempio un terzo di un terreno), l’AdER può avviare il pignoramento delle altre proprietà e della prima casa.

Questo significa che il divieto di pignoramento della prima casa ricorre solo quando ci sono le seguenti condizioni:

  • il debitore non deve avere altre proprietà o quote di immobili;
  • la casa non deve essere di lusso (non rientra, quindi, nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9);
  • l’immobile deve essere adibito a civile abitazione del contribuente;
  • nella casa il contribuente deve aver posto la propria residenza.

Quando uno di questi requisiti non dovesse essere presente, l’Agenzia delle Entrate Riscossione può procedere con il pignoramento immobiliare.

Quando scatta il pignoramento immobiliare

Il pignoramento della casa può scattare nel momento in cui:

  • il contribuente abbia un debito superiore a 120.000 euro, comprensivo di sanzioni e interessi;
  • il patrimonio immobiliare del debitore risulti essere superiore a 120.000 euro;
  • in precedenza l’esattore abbia provveduto a iscrivere un’ipoteca sull’immobile da pignorare e 30 giorni prima di avviare la pratica abbia notificato l’operazione al debitore (con raccomandata o Pec).