Il rischio di riciclaggio del denaro contante è una delle principali preoccupazioni dell’Ue, che impone alle aziende un’adeguata verifica della clientela, ma soprattutto obbliga ad adottare alcune misure per assolvere agli obblighi di antiriciclaggio. In questo contesto la Commissione europea ha stilato una black list dei paesi terzi nei quali la lotta al riciclaggio del denaro mostra alcune carenze sotto il quadro giuridico e nei quali la lotta al finanziamento al terrorismo presenta delle mancanze.
Le regole correlate al rischio di riciclaggio di denaro coinvolgono trasversalmente le imprese, ma anche i cittadini privati. E interessa i professionisti con cui società e contribuenti si trovano a collaborare per un motivo o per l’altro. Non rispettare la normativa antiriciclaggio può comportare una serie di pesanti sanzioni.
Indice
Le attività di riciclaggio di denaro
Le attività di riciclaggio di denaro di provenienza illecita hanno uno scopo ben preciso: nascondere la provenienza dei fondi. Queste attività, spesso e volentieri, si intrecciano con il finanziamento delle organizzazioni criminali o terroristiche. Per finanziare queste ultime, spesso e volentieri, vengono utilizzati dei fondi di provenienza legittima, che vengono impiegati per sostenere economicamente le attività illecite. Aspetti che, con la globalizzazione dei mercati, oggi come oggi sono diventati di importanza internazionale.
Questo è il motivo per il quale la Commissione europea, in più occasioni, è intervenuta nel tentativo di fornire una serie di indirizzi operativi e delineare quali siano i paesi con il maggior rischio di riciclaggio di denaro.
I paesi a rischio riciclaggio denaro
Attraverso la Direttiva Ue 2015/849 l’Unione europea ha cercato di limitare il fenomeno del riciclaggio del denaro ed ha provveduto ad individuare i Paesi terzi che presentassero i maggiori rischi in questo senso. La Commissione europea ha adottato un elenco di undici nazioni, nelle quali il quadro giuridico con il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo presenta delle spiccate carenze. Nella stesura dell’elenco l’Europa si è concentrata su 54 giurisdizioni, che sono state considerate prioritarie e che soddisfano uno dei seguenti criteri:
- hanno un impatto sistemico sul sistema finanziario dell’Unione europea e sulla sua integrità;
- vengono considerati come dei centri offshore dal Fondo Monetario Internazionale;
- presentano dei forti legami economici con l’Unione europea.
Fondamentale, per l’analisi di ogni singolo paese, è stato il livello attuale di minaccia, i controlli effettuati per prevenire il rischio di riciclaggio di denaro e il quadro giuridico attualmente in vigore. L’accento è stato posto anche sulle attività poste a contrasto del finanziamento al terrorismo.
Adottati dei criteri più rigorosi
L’elenco stilato dall’Unione europea costituisce un supporto indispensabile per le banche e qualsiasi altro soggetto che sia destinatario della normativa antiriciclaggio dell’Unione europea. La lista ha lo scopo di andare ad individuare i flussi sospetti di denaro: per centrare questo obiettivo è necessario rafforzare le misure per verificare la clientela nel caso in cui le operazioni finanziarie dovessero coinvolgere clienti e istituti finanziari presenti nei paesi ad alto rischio.
Il Consiglio Ue, con un provvedimento datato 8 ottobre 2024 ha aggiornato la lista dei Paesi a rischio riciclaggio, il quale, oggi come oggi, contiene al suo interno i seguenti Paesi:
- Samoa
- Anguilla
- American Samoa
- Fiji
- Guam
- Palau
- Trinidad e Tobago
- Isole Vergini Americane
- Panama
- Russia
- Vanuatu
Alcuni Paesi sono stati rimossi dalla lista
All’interno della lista stilata dall’Unione europea rientrano i paesi che non hanno aperto un dialogo costruttivo con l’Ue in materia di governance fiscale. O che non abbiano provveduto a rispettare gli impegni che avevano preso nell’attuare le riforme necessarie. Queste ultime avrebbero dovuto avere come obiettivo allineare il paese ad alcuni criteri oggettivi di buona governance fiscale, tra i quali devono essere inclusi:
- la trasparenza fiscale;
- l’equa imposizione;
- l’attuazione di una serie di norme internazionali il cui scopo è quello di evitare l’erosione della base imponibile e la possibilità di trasferire gli utili.
L’elenco dei paesi a rischio riciclaggio di denaro viene aggiornato due volte l’anno dall’Unione europea e tiene traccia di tutti i progressi effettuati dai vari paesi sotto il profilo normativo e tributario: l’operazione viene effettuata a febbraio e ad ottobre.
Una nota da fare riguarda Bahamas e Isole Turks e Caicos, per le quali l’Ocse ha individuato alcune carenze per quanto riguarda l’applicazione dei requisiti di sostanza economica. Nel corso di una valutazione più recente le raccomandazioni, che sono state volte ad entrambe le giurisdizioni, sono state declassate da stringenti a blande. I due paesi sono stati ritenuti, quindi, conformi a quelle giurisdizioni che hanno deciso di applicare un’aliquota dell’imposta sul reddito per le società pari allo zero o semplicemente nominale.
L’Unione europea ha deciso di inserire all’interno della propria lista Belize e Seychelles, perché i due paesi non cooperavano sotto il profilo fiscale. La decisione è arrivata dopo una valutazione negativa da parte del forum globale dell’Ocse, che si è basato sullo scambio di informazioni dopo l’inoltro di una richiesta in tal senso. In entrambi i casi, dopo che sono state modificate delle norme che vengono applicate in queste giurisdizioni, ad entrambi i Paesi è stata concessa la possibilità di essere esaminati nuovamente, operazione che dovrebbe essere effettuata nel futuro prossimo.
L’8 ottobre 2024 il Consiglio dell’Unione europea ha deciso di rimuovere Antigua e Barbuda dalla lista UE.
L’importanza dei sistemi di controllo
Nella redazione dei paesi a rischio riciclaggio di denaro particolare importanza assumono i livelli di compliance che vengono riscontrati dalle autorità di supervisione: i problemi sorgono quando non vengono ritenuti sufficienti a garantire la vulnerabilità delle imprese dai reati finanziari. Una delle inefficienze più comuni riscontrate è una insufficiente diversificazione del rischio, soprattutto quando sono richiesti dei presidi rafforzati.
A preoccupare, inoltre, è la mancanza di una visione a lungo termine e, molto più in generale, un approccio che risulti essere troppo standardizzato.