Hanno firmato al mio posto, come posso denunciare una firma falsa?

Se ti sei accorto che qualcuno ha firmato un documento al posto tuo, la legge ti consente di mettere in atto alcune azioni. Oltre a bloccarne gli effetti, è possibile chiedere il risarcimento del danno patrimoniale e morale subito

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Giorgia Dumitrascu

Avvocato civilista

Avvocato civilista con passione per la scrittura, rende il diritto accessibile attraverso pubblicazioni mirate e consulenze chiare e personalizzate.

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Hai ricevuto un sollecito per un finanziamento che non hai mai richiesto, firmato da qualcuno, ma non sei tu? Migliaia di persone – genitori, conduttori, professionisti – si scoprono inconsapevoli intestatari di contratti o mutui che non hanno mai firmato. Nel suo ultimo rapporto, la Banca d’Italia riporta oltre 11.800 esposti contro banche e finanziari, molti dei quali riguardano proprio firmatari ignari vittime di firme apocrife.
Dietro ogni documento “falso” c’è un potenziale pignoramento ingiustificato, una polizza attiva senza consenso o persino una querela basata su un atto mai firmato.

È reato se hanno falsificato la mia firma?

Nel nostro ordinamento, la firma falsa è un’ipotesi di falsità materiale, disciplinata in base alla natura dell’atto. Se si tratta di un atto pubblico – come una dichiarazione resa davanti a un pubblico ufficiale, una notifica o una scrittura privata autenticata – la falsificazione integra il reato di falsità materiale in atto pubblico. Se a commettere il fatto è un pubblico ufficiale, si applica l’art. 476 c.p.; se il falso è commesso da un privato, si applica lart. 482 c.p., entrambi puniti con la reclusione da 1 a 6 anni (fino a dieci anni per il pubblico ufficiale). Invece, se l’atto è una scrittura privata redatta da un privato e destinata a produrre effetti giuridici, si applica l’art. 485 c.p. (falsità in scrittura privata), reato procedibile a querela di parte e punito con la reclusione fino a 2 anni, ma comunque rilevante anche sotto il profilo civilistico e risarcitorio.

Chi riceve un atto di citazione fondato su un contratto firmato a sua insaputa. Se non solleva tempestivamente l’eccezione di falsità e non promuove i mezzi per impugnarla, potrebbe essere condannato in base a un documento mai sottoscritto, con effetti esecutivi.”

Per la vittima, il rischio maggiore è quello di non agire in tempo. Se la firma falsa viene usata in un procedimento giudiziario o per costituire un obbligo contrattuale, il documento potrebbe acquisire efficacia, con conseguenze patrimoniali gravi. Ad esempio, in ambito processuale se la parte non disconosce la firma in tempo, rischia che la scrittura venga considerata come propria, con una presunzione di autenticità che solo una querela di falso potrà ribaltare, ma a costi e tempi maggiori.

Come impugnare una firma falsa su un contratto o un documento importante

Se si scopre che un documento contiene una firma non propria, la prima azione utile è il disconoscimento della firma (art. 214 c.p.c.). Si tratta di una dichiarazione formale, con cui si nega l’autenticità della firma attribuita, e deve avvenire nella prima risposta utile nel processo – come comparsa di costituzione e risposta in giudizio. Se non viene esperito il disconoscimento nei termini, la firma si presume riconosciuta. Anche in assenza di un processo già pendente, è possibile contestare la firma già in via stragiudiziale, inviando una diffida tramite PEC o raccomandata A/R, rivolta al soggetto che intende far valere quel documento o che lo ha prodotto. Tale comunicazione, se ben articolata, può già porre le basi per una futura azione civile o penale e serve anche a interrompere la prescrizione.

Se la controparte insiste nel ritenere autentica la firma, sarà il giudice, su istanza di parte, a disporre la verificazione della scrittura (art.216 c.p.c.). In tal caso, si procederà a una comparazione grafologica tra la firma contestata e campioni autentici, detti “scritture di comparazione”, che possono essere acquisiti d’ufficio o forniti dalla parte interessata. È buona prassi, soprattutto nei casi in cui la falsificazione abbia conseguenze patrimoniali rilevanti, affidarsi già in fase preliminare a un consulente grafologo privato. La perizia potrà non solo orientare le strategie processuali, ma essere prodotta anche in sede cautelare o a supporto di una querela.

Un caso è quello dei contratti di fornitura di servizi (come quelli telefonici o energetici) sottoscritti con firme apocrife da venditori o agenti. In tali casi, la società spesso si oppone alla disdetta sostenendo la validità del contratto. Una diffida ben redatta e accompagnata da una perizia può essere dirimente per avere la risoluzione del contratto e l’interruzione delle pretese di pagamento.

Cos’è il disconoscimento della firma e quando basta per bloccare un documento falso

La funzione del disconoscimento della firma è quella di negare l’autenticità di una firma apposta su una scrittura privata, cioè un documento firmato da privati senza l’intervento di un pubblico ufficiale.

E’ una dichiarazione con cui una parte afferma che la firma attribuita a sé non le appartiene e ha valore solo se viene esercitato nella prima difesa utile, ovvero nella comparsa di risposta o al massimo alla prima udienza (art. 214 c.p.c.)”

Il disconoscimento, però, non è sempre sufficiente a neutralizzare un documento. Infatti, se si tratta di una scrittura privata autenticata da notaio o da altro pubblico ufficiale, o di un atto pubblico (come una scrittura notarile, un verbale di notifica o un atto amministrativo), il disconoscimento non ha alcun effetto. In questi casi, l’unico rimedio è la querela di falso (artt. 221 e ss. c.p.c.), da proporre in via principale o incidentale. Solo la querela di falso può far venir meno l’efficacia legale del documento.

Ad esempio la firma falsa apposta su un contratto di locazione. Se il contratto è una semplice scrittura privata non autenticata, sarà sufficiente disconoscerla nel primo atto di difesa. Ma se è stato registrato con firma autenticata dal notaio o allegato ad un verbale notarile, sarà necessario proporre querela di falso per ottenerne l’invalidazione.

Firma falsa su atto giudiziario o documento pubblico: quando serve la querela di falso

La querela di falso è l’azione che ha l’obiettivo di far accertare la falsità materiale o ideologica di un atto pubblico o scrittura privata autenticata e, in caso di esito favorevole, di renderlo inutilizzabile nel processo.”

La querela di falso può essere proposta in via principale, prima dell’inizio del giudizio in cui il documento dovrebbe essere utilizzato, oppure in via incidentale, quando l’atto è già stato prodotto in giudizio e se ne vuole impedire l’utilizzo. In entrambi i casi, è necessario il patrocinio di un avvocato e la competenza appartiene al tribunale ordinario. La procedura prevede, tra le altre cose, la possibilità di disporre una consulenza tecnica grafologica, utile per dimostrare che la firma apposta sul documento non è riconducibile alla parte che la contesta.

Sono soggetti alla querela di falso tutti i documenti che fanno piena prova fino a querela di falso, come gli atti notarili, le scritture private con firma autenticata, i verbali redatti da pubblici ufficiali e, spesso, anche le ricevute di notifica di atti giudiziari, come cartelle esattoriali o decreti ingiuntivi notificati a mezzo posta.

Come denunciare una firma falsa e ottenere un risarcimento danni

Quando ci si accorge che una firma è stata falsificata, è possibile – e spesso doveroso – sporgere querela nei confronti dell’autore della condotta, anche se sconosciuto (art. 333 c.p.p.). Parallelamente – o separatamente – è possibile agire in sede civile per ottenere il risarcimento dei danni.

L’art. 2043 c.c. consente di:

Chiedere il ristoro di qualunque danno ingiusto provocato da un fatto illecito, inclusa la falsificazione di una firma.”

Il risarcimento può comprendere sia i danni patrimoniali, come la perdita di somme di denaro, l’annullamento di un contratto sfavorevole o l’esecuzione forzata derivata da un atto non voluto, sia i danni morali, laddove si dimostri il turbamento, l’ansia, l’umiliazione o il discredito subiti per effetto della falsificazione.

Chi si vede attribuita la sottoscrizione di una fideiussione bancaria falsificata, potrebbe ritrovarsi esposto a un’esecuzione su beni personali per un’obbligazione mai assunta. In un caso simile, oltre alla querela, è opportuno proporre un’azione civile risarcitoria contro la banca o contro chi ha prodotto il documento apocrifo.”

Firma falsa di un parente, collega o socio: cambia qualcosa se è una persona di fiducia?

Nel linguaggio comune si tende spesso a giustificare la firma altrui con l’espressione “è una persona di fiducia”, ma nel diritto questa formula non ha valore scriminante. Se un parente, un collega o un amministratore firma al posto nostro senza una procura scritta e valida, si tratta di una falsificazione, anche se l’intento era collaborativo e non fraudolento.

La giurisprudenza ha sottolineato che:

Chi appone una firma altrui, pur con il consenso verbale del titolare, commette il reato di falsità materiale (Cass. pen. sent. 1378/2020).”

Il motivo è semplice: nel nostro ordinamento, la firma ha valore identificativo, personale e indelegabile, salvo che intervenga una procura che abiliti formalmente la sostituzione. Pertanto, anche i rapporti fiduciari o familiari non esonerano dalla responsabilità penale.

Un caso riguarda il coniuge che firma un contratto di locazione o una fideiussione “per comodità” al posto dell’altro, o il socio che sottoscrive un verbale assembleare in luogo del rappresentante legale. In entrambi i casi, se manca una procura, la condotta può integrare un reato di falso, e in presenza di un danno patrimoniale per il soggetto firmato anche un illecito civile risarcibile. Nelle ipotesi più gravi, si può arrivare anche a un concorso in truffa, soprattutto se la firma viene usata per ottenere un vantaggio economico indebito o per indurre un terzo in errore.