Entrate fiscali, +8,4 miliardi nei primi 7 mesi: il giallo del tesoretto

Le entrate fiscali mostrano come nei primi sette mesi del 2025 lo Stato abbia incassato 336,8 miliardi di euro, con un incremento di 8,4 miliardi rispetto al 2024

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

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Aumentano le entrate fiscali: le casse dello Stato hanno registrato nei primi sette mesi del 2025 un incremento delle entrate pari a 8,4 miliardi rispetto allo stesso periodo del 2024.

Secondo i dati diffusi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, il gettito erariale ha raggiunto quota 336,8 miliardi di euro, segnando un aumento del 2,6% su base annua. A trainare la crescita sono soprattutto le imposte indirette, salite di 6,9 miliardi, mentre le imposte dirette hanno contribuito con un incremento più contenuto, pari a 1,5 miliardi.

Entrate fiscali, rallentamento a luglio

Se il dato complessivo gennaio-luglio appare positivo, l’analisi mensile rivela però una brusca frenata. Nel solo mese di luglio, infatti, le entrate tributarie hanno subito una flessione di 10,5 miliardi di euro (-14,8%) rispetto a luglio 2024.

La contrazione è legata quasi interamente alle imposte dirette (-26,1%), influenzate dallo slittamento dei versamenti in autoliquidazione di Irpef e Ires. Nel 2024, la scadenza del 30 giugno, cadendo di domenica, aveva fatto confluire i pagamenti a luglio; nel 2025, invece, sono stati contabilizzati a giugno, generando un apparente crollo. Proprio per questo, sottolinea il Mef, solo i dati di agosto, che sono attesi a ottobre, consentiranno una fotografia più attendibile.

Le riforme fiscali e l’impatto sul gettito

Oltre agli effetti di calendario, sul quadro delle entrate incidono anche le riforme fiscali introdotte dal Governo. A luglio si è registrata una riduzione delle ritenute sui redditi da lavoro dipendente: 329 milioni in meno nel settore privato (-3,4%) e 6 milioni in meno nel pubblico (-0,1%). Si tratta di un trend che riflette la stabilizzazione delle misure di riduzione del cuneo fiscale già introdotte nel 2024, tra cui:

  • la rimodulazione delle aliquote Irpef da quattro a tre;
  • l’aumento delle detrazioni per i redditi fino a 15.000 euro;
  • benefici aggiuntivi per lavoratori dipendenti con redditi fino a 40.000 euro.

Iva e imposte indirette restano determinanti

Diverso il discorso per le imposte indirette, cresciute complessivamente di 6,9 miliardi (+5,1%). In particolare, l’Iva ha garantito +3,2 miliardi (+3,4%), sostenuta soprattutto dalla componente sugli scambi interni (+3,1 miliardi, +3,7%), mentre l’Iva sulle importazioni è rimasta pressoché stabile (+104 milioni, +1%).

Perché non c’è il tesoretto per la legge di Bilancio

Nonostante l’incremento delle entrate, parlare di tesoretto sarebbe fuorviante. Il Mef invita alla prudenza, ricordando che i dati sono condizionati da fattori temporali e che lo scenario macroeconomico resta fragile.

A pesare sono il rallentamento della crescita, le guerre in corso e i nuovi dazi statunitensi imposti dall’amministrazione Trump, che complicano le prospettive degli scambi commerciali. Il margine di manovra del Governo resta inoltre vincolato dalle regole europee sul bilancio, che impongono di destinare gli eventuali extra-gettiti e i risparmi sugli interessi (stimati in 2,4 miliardi) alla riduzione del deficit, più che a nuove misure espansive.

Le misure della Manovra 2026

In vista della prossima legge di Bilancio, il Governo valuterà se ci saranno risorse sufficienti per finanziare i progetti già annunciati, a partire dal taglio dell’aliquota Irpef per i redditi fino a 60 mila euro (dal 35% al 33%), misura che da sola costerebbe circa 4 miliardi.

Altre ipotesi sul tavolo includono una nuova edizione della rottamazione delle cartelle esattoriali, ma qualsiasi scelta dovrà fare i conti con la prudenza invocata dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e con le richieste di Bruxelles.