Il Consiglio del ministri ha approvato un nuovo decreto legislativo che riforma la riscossione delle tasse, introducendo due importanti novità nel modo in cui agisce l’agenzia delle entrate. Si tratta del discarico automatico e della rateizzazione delle cartelle fino a 120 mesi, a patto che i debitori dello Stato rispettino alcuni requisiti.
L’obiettivo di questa riforma, voluta fortemente dal viceministro dell’economia Maurizio Leo, è quello di velocizzare il sistema di riscossione dei crediti dello Stato, che ammontano a oltre 1.200 miliardi di euro. Buona parte di questi debiti sono però difficili da riscuotere, per la loro entità o le condizioni economiche del debitore. La cifra più realistica che il governo può tentare di recuperare è di circa 100 miliardi.
Il discarico automatico e la rateizzazione delle cartelle esattoriali
Prosegue la riforma del fisco da parte del Governo Meloni. Il Consiglio dei ministri ha approvato i principali cambiamenti in fatto di riscossione delle cartelle esattoriali. Lo Stato vuole spingere i cittadini a pagare i propri debiti con l’Agenzia delle Entrate nella maniera più efficiente possibile. Per questo il viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha promosso alcuni cambiamenti.
Il primo è l’aumento dei pagamenti della rateizzazione delle cartelle esattoriali fino a 120 mensilità, quindi in 10 anni. Una cifra che quasi raddoppia l’attuale massimo, 72 rate, ma che sarà raggiunta progressivamente solo nel 2031. Le tappe saranno:
- 84 rate tra i l 2025 e il 2026
- 96 rate tra il 2027 e il 2028
- 108 rate dal 2029
- 120 rate dal 2031
Questa estensione non sarà però disponibile a chiunque abbia debiti con il fisco. Soltanto chi potrà provare uno stato di difficoltà economica e non abbia accumulato debiti per più di 120mila euro potrà accedere a questa misura.
Oltre all’allungamento del periodo in cui si potranno rateizzare i propri debiti con il fisco, sarà introdotto anche il discarico automatico. Passati 5 anni dalla presentazione di una cartella esattoriale, l’Agenzia delle Entrate Riscossione dovrà restituirla all’ente impositore. Se, da ulteriori verifiche, il debitore risulterà non in grado di pagare la cartella, il credito sarà automaticamente discaricato scomparendo dai bilanci dell’ente che lo vantava.
Perché lo Stato non riesce a riscuotere i propri crediti
La ragione dietro a queste misure sono alcune caratteristiche dell’immenso credito che lo Stato vanta nei confronti dei suoi contribuenti: 1.200 miliardi di euro, pari a più della metà di un anno del prodotto interno lordo del Paese. In verità però, più del 90% di questa cifra è soltanto teorica. Buona parte dei crediti che la compongono sono infatti ritenuti inesigibili.
I crediti inesigibili sono principalmente riferiti a soggetti o persone falliti o irreperibili, che non hanno la possibilità di pagare le cartelle esattoriali emesse dallo Stato. In altri casi, si tratta di crediti molto piccoli, che l’Agenzia delle Entrate Riscossione potrebbe esigere. L’operazione però costerebbe anche soltanto il monte ore di lavoro pagate ai dipendenti dell’Ade che se ne occuperebbero, più del credito stesso.
Per questa ragione lo Stato tenta di rendere più favorevoli le condizioni di pagamento dei crediti che vanta e di eliminare quelli inesigibili. Secondo le stime dello stesso ministero dell’Economia, non più di 100 miliardi di euro sarebbero effettivamente recuperabili dagli oltre 1.200 miliardi di credito totale.