Il taglio delle accise avrà effetti sulla spesa?

Cambiano i costi di produzione e distribuzione del cibo, ma senza interventi mirati potrebbero non esserci effetti benefici al supermercato

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

In Italia circa l’85% delle merci viaggia su strada per poter arrivare nei punti vendita. Significa che più di 8 prodotti su 10 vengono spostati con i camion, gli autoarticolati e i furgoni. Un aumento dei prezzi dei carburanti causa rialzi anche per le spese di logistica e di trasporto, che si ripercuotono poi sui prezzi finali per i consumatori. Lecito pensare, dunque, che la recente riduzione delle accise possa avere un effetto benefico per chi fa la spesa al supermercato.

Taglio delle accise: effetti e misure necessarie

Secondo una nuova analisi di Coldiretti, con le misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi in Ucraina, contenute nel nuovo decreto legge, può essere un passo in avanti per raggiungere questo risultato. Ma non basta.

Sarà necessario puntare infatti a una riduzione sistematica dei rincari che riguardano il carburante e rendere il nostro Paese sempre più indipendente anche dalle importazioni alimentari, aumentando la produzione di cibo e recuperare le quote di mercato ora occupate dall’estero.

Non si tratta di sovranismo alimentare, ma della presa di coscienza che affrancarsi dagli altri Paesi per quanto riguarda tanto la produzione di beni primari, dall’energia al cibo, appunto, permetterebbe all’Italia di proteggersi da nuove crisi internazionali, e quindi da ulteriori oscillazioni dei prezzi.

Influenza del caro gasolio

Il decreto del governo Draghi prevede anche un credito di imposta del 20% per ridurre il costo del gasolio per la pesca e l’agricoltura, che estende le misure contro il caro carburanti a monte. Senza la bolletta per la filiera agricola sarebbe di ben 8 miliardi di euro in più rispetto allo scorso anno.

Costi che non solo mettono a rischio le imprese, e quindi le coltivazioni, gli allevamenti e l’industria alimentare in toto, ma anche gli approvvigionamenti per i 5,6 milioni di italiani che vivono in una situazione di indigenza economica e per cui anche un lieve aumento del costo della spesa può fare la differenza tra la tavola imbandita e la pancia vuota.

Il caro gasolio, sottolinea Coldiretti, ferma i trattori nelle campagne e i pescherecci nei porti, e impedisce alle serre nostrane di produrre frutta, verdura, erbe e funghi. Rendendoci dipendenti dall’estero, in un circolo vizioso che deve essere spezzato con interventi mirati.

Insomma, il taglio delle accise può effettivamente contribuire ad abbattere i costi di produzione, ma a patto che le aziende continuino a ricevere sostegni in un questo periodo nero per la storia e l’economia mondiali. Al contrario gli effetti potrebbero essere devastanti tanto per le aziende quanto per i consumatori finali. Le conseguenze della guerra in Ucraina, e non solo, erano però già ampiamente previste. Abbiamo infatti avuto modo di parlarne approfonditamente (abbiamo inserito dei link nel corpo dell’articolo per ulteriori spiegazioni dettagliate). Già nei giorni scorsi abbiamo assistito ai supermercati presi d’assalto per la penuria di prodotti. Una vera e propria psicosi, che ha più componenti mentali e, dunque, psicologiche, che pratiche. Come avvenuto anche nel cuore della pandemia di Covid, la massa lascia che sia la paura a guidare le proprie azioni.