L’economia italiana ha mostrato una ripresa nel 2022, nonostante la pandemia globale in corso. Secondo l’Istat, il Pil ai prezzi di mercato è aumentato del 6,8% rispetto all’anno precedente e del 3,7% in volume. Questi numeri sono in linea con le stime della Nadef, che ha fissato la crescita del 2022 proprio al 3,7%. Tuttavia, il rapporto tra il deficit e il Pil italiano si è attestato all’8%, superando le stime della Nadef del 5,6%. L’impatto dei crediti d’imposta, in particolare del Superbonus, ha pesato sul calcolo e ha portato anche a una revisione peggiorativa dei dati del 2020 e 2021.
Perché il Superbonus al 110% pesa sul deficit e sul debito
Il Superbonus era stato introdotto per incentivare la ristrutturazione edilizia, fornendo ai contribuenti uno sconto fiscale del 110% sulle spese sostenute per lavori di ristrutturazione edilizia. Questa misura è stata accolta positivamente dai cittadini, che hanno visto l’opportunità di risparmiare sui costi delle ristrutturazioni e di migliorare il proprio patrimonio immobiliare. Tuttavia, l’impatto del superbonus sui conti pubblici italiani è stato significativo, e ha generato un enorme debito. Questo ha portato all’aumento del deficit pubblico italiano e del rapporto tra il debito e il Pil.
L’Eurostat, l’agenzia statistica europea che ha deciso le nuove regole sul Superbonus che trovate qua, aveva posto l’Italia di fronte alla scelta di iscrivere i 120 miliardi di euro di crediti d’imposta già generati nei deficit del 2023 e degli anni successivi oppure di iscriverli a deficit tra il 2020 e il 2022, negli anni in cui sono stati generati. A questo è dovuta la revisione peggiorativa dei dati rilevati nel 2020 e nel 2021.
Il Governo annuncia nuove misure contro il Superbonus
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha preso atto delle rilevazioni degli istituti di statistica indipendenti, che hanno “messo un punto fermo sulla vicenda contabile” e fatto riflessioni sul bilancio dei bonus edilizi e delle cessioni dei crediti introdotti a decorrere dal 2020.
Il Governo con “trasparenza, coerenza e responsabilità”, si legge in una nota del Mef, è impegnato ad assicurare “un’uscita sostenibile” delle misure decise in passato che non appaiono più replicabili nelle forme attuali. Come attestano anche i cambi di rotta sul Superbonus al 110% e la correzione delle norme sui bonus edilizi, spiegate qua, “indispensabile presupposto” a tutela dei conti pubblici per il 2023.
L’Esecutivo guidato da Giorgia Meloni spera così di allontanare la tendenza negativa certificata dall’Istat e continuare a lavorare con i soggetti interessati per risolvere il grave problema di mancanza di liquidità finanziare per le imprese, ereditato “da imprudenti misure di cessione del credito” il cui impatto non sarebbe stato adeguatamente valutato al momento della loro introduzione.
Quanto è costato il Superbonus agli italiani
I bonus edilizi erogati negli ultimi anni sono costati allo Stato circa 120 miliardi di euro. Ovvero 2 mila euro per ogni cittadino, come ha dichiarato di recente la premier Giorgia Meloni. Il computo è però effettuato sull’effettivo valore dei lavori finiti e su tutti gli incentivi fiscali erogati per le ristrutturazioni – non solo il Superbonus al 110%.
A conti fatti, infatti, i costi sostenuti sarebbero di circa 65 miliardi, e circa il 70% della spesa sarebbe rientrata nei bilanci pubblici grazie al maggior gettito prodotto da Iva, Ires, Irpef e contributi Inps. Secondo Giuseppe Conte, dunque, il Superbonus sarebbe costato solo 88 euro a ogni italiano. Di certo c’è che ci sono migliaia di imprese a rischio a causa delle nuove regole per il Superbonus, come spiegato qua.