Sanzioni inefficaci, ecco come la Russia riesce ad aggirarle

Le merci "proibite" arrivano lo stesso in Russia, partendo da Usa e Ue. Il sistema commerciale "alternativo" di Putin e i "buchi" delle sanzioni occidentali

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

La Russia “rimane uno dei leader del mercato delle armi e di equipaggiamento militare nel mondo”, nonostante le sanzioni e la “concorrenza sleale” dell’Occidente. Vladimir Putin fa propaganda, si sa, ma in questo caso ha ribadito una verità ampiamente dimostrata: Mosca riesce ad aggirare sistematicamente e con estrema efficacia le sanzioni imposte da Stati Uniti e alleati (che fine farà Putin dopo la guerra?).

Quella costruita attorno al presidente russo è un’autentica rete “oscura” che opera che al di fuori del sistema di gestione statale della cooperazione tecnico-militare con l’estero. Ed è proprio ai lavoratori e ai veterani di questo settore che Putin ha rivolto questo messaggio. Al netto di tutti gli ostacoli posti dai Paesi ostili, “state perseguendo attivamente i vostri obiettivi, esportando volumi sostanziali di prodotti militari russi, prestando un’attenzione instancabile alla modernizzazione degli impianti di produzione e allo sviluppo del loro potenziale di ricerca e sviluppo”. Ma come funziona questa rete di import in Russia? Come riesce ad aggirare le sanzioni?

Qui invece abbiamo parlato del grande “tradimento” in Russia che può decidere la guerra.

“Sanzioni aggirate, consegna garantita”

Lo slogan è degno di uno spot statunitense degli “anni d’oro” della pubblicità. “Sanzioni aggirate, consegna garantita al 100% in tutta la Russia”. Parola di Бтм-Логистик (Btm-Logistik), società con sede legale sia in Russia, a Smolensk, sia in Bielorussia, Homel’, appartenente al gruppo Imex-Expert. Sul sito web ufficiale si garantiscono “soluzioni a tutti i problemi” che coinvolgono gli importatori russi a causa delle sanzioni occidentali.

Come riportato da Claudio Paudice su Huffington Post, “pacchetto” offerto garantisce l’arrivo di merci europee o statunitensi “proibite”, inclusi componenti e ricambi di aiuto e macchinari, e il pagamento anche in euro o dollari, senza alcun intoppo creato dal blocco del sistema Swift in Russia (ne avevamo parlato anche qui). Un business florido e ormai consolidato, che si sta rendendo man mano sempre più indispensabile al sistema economico federale per sopravvivere alle restrizioni commerciali. “Lavoriamo sotto le sanzioni dell’Ue ed effettuiamo importazioni parallele, sviluppiamo soluzioni logistiche legali e redditizie aggirando le restrizioni commerciali”, afferma la Btm-Logistik. Ma come è possibile tutto questo?

Come la Russia aggira le sanzioni occidentali

Partiamo dal sistema di pagamento Swift. Gli effetti del suo blocco non hanno messo in crisi la Federazione per un motivo principale: nei preparativi alla guerra in Ucraina, Putin aveva previsto questa reazione da parte dell’Occidente (già sperimentata in passato) preparando una rete alternativa. Già all’epoca della prima ondata di sanzioni, i sistemi di pagamento globali hanno lasciato la Russia nel giro di pochi giorni. Peccato che nel Paese fosse già attiva (da anni) un’infrastruttura di pagamento che gestiva tutte le transazioni anche su carte internazionali a livello nazionale.

Pertanto “tutte le transazioni con carta sono continuate senza interruzioni e i nostri cittadini hanno continuato a godere essenzialmente dello stesso livello di servizio a livello nazionale“, rileva la Banca di Russia. L’unico neo riguarda i pagamenti transfrontalieri. Ma Mosca è già a buon punto, sostiene l’istituto centrale: “Stiamo sviluppando canali che le sanzioni non possono bloccare. Siamo in intensi colloqui bilaterali con i Paesi partner”. Intanto si può tranquillamente pagare le transizioni in dollari, euro, zloty (per le merci in Polonia), eludendo il blocco del sistema Swift. Btm-Logistik aiuta infatti i suoi clienti a “effettuare pagamenti con banche disconnesse da Swift”, offrendo “soluzioni complete, particolarmente vantaggiose per le aziende che vogliono risparmiare tempo e denaro”.

C’è poi da dire che la Russia si è dimostrata resiliente nel proseguire la strada tracciata prima dell’invasione. La Banca di Russia, ad esempio, esercita un rigido controllo (parallelo e alleato a quello politico del Cremlino) sulle banche e sul sistema del credito. Gli istituti sono stati obbligati a pagare il 50% delle rate sui mutui per la casa.

Merci e servizi nella “rotatoria eurasiatica”

Passiamo alle merci. Come Btm-Logistik non è che il cuore pulsante di un organismo di triangolazioni commerciali che va dall’importazione di merci dagli Stati Ue passando per Uzbekistan, Turkmenistan e Turchia all’esportazione verso mercati esteri. Se n’è accorta (in ritardo) anche Bruxelles, che ora progetta di sanzionare, oltre alle innumerevoli aziende russe, anche società cinesi, di Hong Kong, Iran, Emirati Arabi, Uzbekistan, Armenia e Siria sospettate di inviare “merci sensibili” in Russia. Proprio attraverso la triangolazione con “Stati amici”, la Federazione riesce a far arrivare praticamente di tutto in patria. Gli esperti della BCE la chiamano la “rotatoria eurasiatica”.

A Mosca intanto gli ultimi modelli di iPhone vengono consegnati in giornata a un prezzo inferiore a quello dei listini medi europei. Nei grandi store non mancano mai accessori e capi firmati Gucci, Prada e Burberry. Il broker Standard Group Tamozhennyy fornisce ricambi di ogni tipo: Siemens, Toyota, Continental, Michelin. I siti di vendita di auto inseriscono in elenco i nuovi modelli di Land Rover, Audi e BMW. Di recente un autosalone di lusso di Dubai spedito una Porsche Cayenne Turbo GT da 300mila dollari a un concessionario russo. Il piatto, come si può vedere, è molto ricco, anche se non dovrebbe. E ad arricchirlo hanno contribuito anche grandi Paesi europei come la Germania, primo per manifattura e per export nell’Unione europea, le cui esportazioni verso il Kirghizistan, ad esempio, sono aumentate di oltre il 500%.

Stando al database Comtrade delle Nazioni Unite, nel corso del 2022 l’export tedesco nel Kirghizistan è stato di oltre 350 milioni di dollari, una cifra di gran lunga superiore ai 60 milioni del 2021 e dei 40 milioni del 2020 e così via. Ma non è finita qui: sempre l’anno scorso le aziende tedesche hanno venduto in Armenia prodotti per un totale di oltre mezzo miliardo di dollari, contro una media di poco più di 200 milioni dei dieci anni precedenti. Anche il Kazakistan partecipa alla “giostra”, registrando il massimo storico delle esportazioni tedesche a dicembre 2022, con un aumento del 90%. L’Uzbekistan e il Tagikistan, che non fanno parte dell’Unione doganale ma rientrano nell’associazione CSI, hanno invece raggiunto tassi di crescita rispettivamente del 130% e del 74%.

A inviare merci e prodotti non è però soltanto la Germania. Sempre e comunque, s’intende, in maniera indiretta. Secondo la Bers, è stato infatti osservato un forte calo delle esportazioni dirette da tutta l’Unione europea verso la Russia subito dopo l’entrata in vigore delle sanzioni a marzo 2022. Sono le esportazioni “indirette” e “triangolate” quelle che evidenziano numeri astronomici, dall’Ue verso alcuni Paesi dell’Unione Doganale Eurasiatica.

Il commercio transfrontaliero verso la Russia

Il gruppo Imex-Expert non garantisce l’arrivo soltanto di merce sanzionata, ma anche dei prodotti più disparati. I “triangolatori” si offrono infatti di scovare sui mercati la merce richiesta dall’imprenditore, di sdoganarla e infine di recapitarla presso il magazzino indicato dal cliente. Il tutto è reso possibile dall’Unione Economica Eurasiatica, in vigore dal 2015, che vede al suo interno, oltre alla Russia, alcune delle ex repubbliche sovietiche: Bielorussia, Kazakistan, Russia, Armenia e Kirghizistan.

Si tratta sostanzialmente di un mercato libero, simile a quello Ue, che favorisce la libera circolazione di beni e servizi, senza disporre di una moneta unica. Il Pil complessivo supera i 2,5 trilioni di dollari. Imex-Expert è così autorizzata a sdoganare i prodotti richiesti, anche se sanzionati, all’interno dell’Unione Eurasiatica, ottenendo tutte le necessarie dichiarazioni di conformità e le bolle di accompagnamento per la vendita.

Per oliare al meglio il meccanismo, il governo russo ha provveduto a legalizzare le importazioni parallele e la Duma ha adottato una legge per sbloccarle per una serie di prodotti e di marchi. L’elenco è curato direttamente dal Ministero dell’Industria e del Commercio, che lo aggiorna almeno una volta al trimestre, a seconda delle esigenze del mercato russo.

Come arrivano le merci in Russia

La guerra non ferma non gli affari, anzi. Lo abbiamo visto. E non ferma i trasporti, dato che il commercio su ferrovia e gomma ha registrato numeri importanti sulle rotte russo-europee. Il vero boom l’ha però registrato l’import diretto via mare e via aerea anche dagli Stati Uniti, sempre con la Btm-Logistik come intermediario. Ogni fase del trasporto è pianificata nei minimi dettagli. Come? La società vanta una vasta rete di operatori doganali e magazzini diffusi in vari Stati “ponte”: a Istanbul in Turchia, a Tashkent e Fergana in Uzbekistan e nell’intera Unione Economica Eurasiatica.

Quando l’ordine parte, la Btm-Logistik attiva subito le varie maglie della rete. Come prima cosa localizza la merce e il fornitore, mediando con i contractor “iscritti” nel suo elenco nel caso si trattasse di attori terzi. Dopodiché quantifica le tempistiche per la raccolta del materiale e il confezionamento. La fese successiva riguarda l’organizzazione del trasporto e, a seguire, tocca alla transazione commerciale e finanziaria. Come negli ordini degli utenti privati in qualsiasi Paese del mondo, il carico è tracciato passo passo, in modo che acquirente e fornitore possano monitorare. Per qualsiasi problema, ci si rivolge direttamente alla Btm-Logistik. “Ci pensiamo noi a trovare un fornitore negli Usa e concorderemo soluzioni commerciali vantaggiose per il nostro cliente”, garantiscono dal gruppo.

In questo modo arrivano in Russia le merci più varie, dalle apparecchiature domestiche e informatiche all’elettronica industriale, dai prodotti dell’industria chimica a oli e lubrificanti industriali e automobilistici. Non c’è però soltanto il gruppo Imex-Expert a operare in questa rete commerciale. Tra le società “triangolatrici” figura anche la Standard Group LLC (Tamozhennyy-broker), un broker doganale russo con sede a Mosca specializzato nella fornitura di pezzi di ricambio per auto della casa svedese Volvo, per l’azienda tedesca produttrice di caldaie Viessmann, per rulli compattatori, terreno e asfalto della tedesca Hamm e per macchine agricole della statunitense John Deere. I servizi offerti vanno dallo sdoganamento alla certificazione del carico, dalla marcatura allo stoccaggio, dall’assicurazione del carico all’assistenza legale.

A livello politico, poi, il presidente turco Erdogan (impegnato nelle “elezioni del secolo”, come abbiamo spiegato qui) ha annunciato ufficialmente che il Paese non imporrà sanzioni alla Russia come ha fatto l’Occidente. “Non siamo vincolati dalle sanzioni dell’Occidente. La Russia e la Turchia hanno bisogno l’una dell’altra in ogni possibile settore”.

Quali altre merci arrivano in Russia

Uno dei prodotti più richiesti e veicolati, come si è capito, sono i pezzi di ricambio di dispositivi e macchinari. Un flusso preso di mira dalle sanzioni, ma che è rimasto florido. I clinti russi possono acquistare le parti necessarie per attrezzature importate o macchine utensili non solo da Usa o Europa, ma anche direttamente da Paesi come Turchia, Uzbekistan, Cina ed Emirati Arabi Uniti.

Dall’Uzbekistan arrivano ad esempio componenti per scale mobili e pezzi idraulici, giunti della Hyundai. Dagli Emirati Arabi Uniti affluisce invece una notevole mole di ricambi per auto di molte case automobilistiche: Toyota, Honda, Nissan, Yamaha, Subaru, Mazda, Suzuki, Volvo, Iveco, Renault, Ford, Land Rover, General Motors e altre. Sempre la turca Standard Group LLC tratta inoltre componenti di varie imprese occidentali anche a terra, cioè già disponibili, come Siemens, Caterpillar, Michelin, Bosch, Heidenhain, Hitachi, Continental, Generac, Ihi.

Infine il petrolio. Dopo aver sottolineato l’inefficacia del price cap (ne abbiamo parlato qui), si è assistito a un vero e proprio “dirottamento” del greggio, che fino all’anno scorso era per circa la metà acquistato dall’Occidente (49% UE, 3% Stati Uniti). Oggi i carichi vengono invece dirottati verso India e Cina, che non sono tenute a rispettare alcun costo limite al barile.

L’economia russa oggi

A certificare il buono stato di salute della Russia è stato anche il Fondo monetario internazionale, che ha dovuto ammettere l’errore nelle previsioni economiche. Nell’ultimo report FMI si legge che nel 2023 la Federazione dovrebbe tornare a crescere assai più di molti Paesi occidentali. Assurdo, pensano in molti. Eppure non così assurdo, se si considera la notevole espansione della domanda interna e i processi di trasformazione dell’economia russa tutt’ora in corso.

La crescente domanda interna “sta sostenendo un miglioramento del sentiment delle imprese nonostante le persistenti condizioni esterne difficili”. La Banca di Russia ha formulato una forchetta di crescita del Pil di quest’anno che oscilla dallo 0,5% al 2%, arrivando fino al 2,5% nella previsione per il 2024.

Perché le sanzioni occidentali non funzionano?

Il primo punto da chiarire è che il benessere occidentale non è neanche lontanamente simili a quello russo. Essendo dunque tarate sul primo esempio, le sanzioni occidentali riescono difficilmente a impattare su tutti gli strati della popolazione russa, risultando sulla carta più ostiche soltanto per le élite. C’è poi da ricordare che, storicamente, solo un terzo delle sanzioni economiche imposte nella storia ha raggiunto gli obiettivi prefissati.

Un altro punto debole delle sanzioni occidentali è da ricercare nel fatto che ci sono ancora molti Paesi che, come abbiamo visto, non le condividono e non le applicano. A imporre il sistema sanzionatorio è stato fin da subito solo il 20% degli Stati del mondo, che assieme guidano tuttavia l’economia mondiale (il 59%) e rappresentano partner economici imprescindibili per Mosca. I “buchi” lasciati sul planisfero sono però stati ampiamente sfruttati dalla Russia attraverso le già citate “triangolazioni”.

Sulla stessa linea si pone anche la sostanziale assenza di sanzioni secondarie, cioè quelle che colpirebbero proprio i Paesi che decidono di fare affari con la Russia nei settori “proibiti”. Non abbiamo parlato finora della Cina, il cui ruolo attivo nella parabola russa è fin troppo evidente. Basti dire che, oltre ad acquistare in grande quantità e a prezzi di favore combustibili fossili e cereali, il Dragone utilizza lo stesso schema commerciale per fare affari d’oro con l’Orso. Perché, lo ripetiamo ancora una volta, la guerra non ferma gli affari. Anzi.