Una vera e propria campagna di boicottaggio contro la pasta Rummo sarebbe partita sui social dopo la visita del vicepremier Matteo Salvini nello stabilimento. Lo ha reso noto lo stesso proprietario del noto marchio beneventano, Cosimo Rummo, dicendo di essere “senza parole” per la bufera che ha investito l’azienda. La denuncia dell’imprenditore ha suscitato la controreazione di tanta parte dell’opinione pubblica, di politici e anche di personaggi dello spettacolo, da destra a sinistra tutti con messaggi di solidarietà nei confronti del pastificio.
Il boicottaggio
La bufera sui social è nata dopo il video postato sui propri profili dal ministro Matteo Salvini, durante la visita allo stabilimento Rummo di Benevento. Camice addosso e retina in testa, il segretario della Lega ha approfittato dell’occasione per mandare attraverso i suoi canali un messaggio politico: “Alla faccia di quelli che vogliono la farina di insetti, i vermi, i grilli, le cavallette, a quelli che a Bruxelles combattono la dieta mediterranea” ha detto il vicepremier elogiando il lavoro del pastificio e concludendo con “evviva l’Italia, evviva la nostra qualità” (qui avevamo parlato del via libera dell’Ue alla farina di Grillo mentre qui dei decreti emanati dal Governo Meloni per le etichette sulle farine di insetti).
Un filmato di pochi secondi che sarebbe bastato per scatenare il boicottaggio contro la Rummo. “Una vicenda che si commenta da sola e voglio chiuderla qua” ha dichiarato all’Ansa Cosimo Rummo. “Non sono abituato a chiedere la tessera di partito a nessuno quando entra a casa mia. Le aziende hanno un valore sociale e la mia impresa lavora in tutto il mondo” ha chiarito l’imprenditore.
“Non ho nulla da aggiungere e da temere perché le persone capiscono benissimo e continueranno a comprare la nostra pasta” ha detto ancora il titolare dell’azienda spiegando di aver “ricevuto una telefonata da Roma che mi chiedeva la disponibilità a far vistare l’azienda al ministro Salvini che sarebbe venuto a Benevento per presenziare a un incontro sulla sicurezza stradale. Cosa avrei dovuto fare? Negare una visita al vice premier? Non l’ho mai fatto“.
“Nella mia azienda sono venuti nel 2017 il premier dell’epoca Paolo Gentiloni, l’ex ministro del Lavoro Andrea Orlando e la ex segretaria della Cgil Susanna Camusso, quest’ultima per ben due volte” ha voluto precisare infine Rummo.
Sul boicottaggio si è espresso anche lo stesso vicepremier Salvini, commentando la vicenda durante un convegno di Confindustria: “Bisogna stare attenti a che pasta si mangia perché anche quello è tema di contesa politica, io sono a dieta fortunatamente” (qui abbiamo parlato di uno degli ultimi scontri di Matteo Salvini con il sindaco di Bologna sul limite di 30 km/h).
“Per noi imprenditori è sempre un onore poter ospitare un rappresentate delle istituzioni e membri del Governo della Repubblica nelle nostre imprese”, ha aggiunto il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, accogliendo il ministro, spiegando che è “un riferimento alle polemiche molto sterili” di questi giorni.
La solidarietà
A sostegno dell’azienda si è mosso uno schieramento bipartisan di diverse personalità della politica, ma non solo. “Pur non avendo contiguità politica con il vicepremier Matteo Salvini – ha dichiarato il sindaco di Benevento ed ex ministro, Clemente Mastella – trovo profondamente ingiusta la campagna social che si è scatenata dopo la sua visita al pastificio Rummo e che ha fatto registrare addirittura sconsiderati incitamenti al boicottaggio commerciale: la pasta Rummo, eccellenza nazionale made in Sannio, va preservata e difesa da partigianerie estremistiche che danneggerebbero anzitutto i lavoratori”.
“Resto basito e disgustato nell’assistere alla campagna di odio che è stata scatenata dai soliti facinorosi da tastiera nei confronti di una assoluta eccellenza quale il Pastificio Rummo. All’indirizzo della proprietà, dei lavoratori e delle lavoratrici va la mia totale solidarietà e la mia convinta stima” è il commento del senatore di Fratelli d’Italia, Domenico Matera, presidente del comitato per la Legislazione di Palazzo Madama.
“I social – è la riflessione del parlamentare del partito al Governo – sono uno strumento prezioso qualora usati bene. I loro effetti, però, possono essere disastrosi nel momento in cui le piazze virtuali vengono adoperate per fomentare campagne di diffamazione e di cattiveria gratuita. E tutto questo, come in questo caso, avviene sulla base del nulla. L’urlo di chi chiede di boicottare i prodotti dell’azienda beneventana è un qualcosa di delirante, assurdo e che fotografa purtroppo i livelli in cui talvolta si sviluppa il dibattito.”
Sulla polemica ha parlato anche Fiorello nel suo ‘Mattin Show’ sui Rai 2: “Dopo questa visita, Salvini ha addirittura cambiato lo slogan della Lega in Ce lo abbiamo al dente” ha scherzato il conduttore che ha però mandato un messaggio serio. “”Ricordo a tutti coloro che dicono ‘boicottiamo’, che dietro questo invito c’è sempre un’azienda fatta di gente che lavora” ha sottolineato.