Cosa c’è e cosa no nel Pnrr revisionato con il sì della Ue

Il piano vale ora 194,4 miliardi di euro e copre 66 riforme, sette in più rispetto al piano originale, e 150 investimenti

Pubblicato: 27 Novembre 2023 11:10

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) è stato soggetto a una revisione, come stabilito dai Regolamenti europei, per tenere conto di “circostanze oggettive” che hanno ostacolato o rallentato il raggiungimento degli obiettivi fissati per il 2021.

Quanto vale ora il Pnrr italiano

Queste circostanze includono l’inattesa inflazione elevata, che ha generato un aumento dei prezzi, e la guerra in Ucraina, che ha causato difficoltà in alcune catene produttive.

In risposta a queste sfide, sono state apportate modifiche e introdotte 145 nuove misure e investimenti al Pnrr, rispetto alle 385 originariamente previste. Circa 20 di tali misure sono state escluse dal Pnrr e saranno finanziate attraverso altri fondi.

Attualmente, il valore complessivo del Pnrr italiano è di 194,4 miliardi di euro, di cui 122 miliardi sono sotto forma di prestiti soggetti a rimborso.

Cos’è il RePowerUe

Si è introdotto un nuovo pacchetto di interventi, il RePowerUe, che si affianca alle sei missioni iniziali del Piano (digitalizzazione, transizione ecologica, infrastrutture, istruzione, inclusione e salute). Questo nuovo pacchetto è specificamente dedicato all’efficientamento e alla riduzione dei consumi energetici e rappresenta un investimento complessivo di 11,1 miliardi di euro.

Di questi, circa 8,3 miliardi derivano dalla riorganizzazione dei finanziamenti dei progetti originari, mentre gli ulteriori 2,8 miliardi sono stati aggiunti dalla Unione europea, sempre sotto forma di prestiti. Questa iniziativa mira a potenziare gli sforzi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, affrontando in modo specifico le sfide legate all’efficienza energetica e alla riduzione dei consumi.

Perché ci sono stati tagli

Dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che comprende un totale di 250.000 interventi individuali, sono stati esclusi tutti coloro che correvano il rischio di non essere completati entro la scadenza del 2026. Questa esclusione ha riguardato principalmente progetti di dimensioni ridotte, tra cui le opere di rigenerazione urbana dei comuni e interventi legati al dissesto idrogeologico.

Altri progetti sono stati esclusi perché, pur essendo già in corso, rischiavano di non rispettare i criteri ambientali stabiliti. Inoltre, alcuni interventi sono stati scartati in quanto non avrebbero soddisfatto i requisiti di ammissibilità e rendicontabilità, come nel caso di progetti sulla viabilità che ammontano a circa 1 miliardo di euro.

Molti altri interventi sono stati soggetti a modifiche, con le risorse recuperate che sono state dirottate verso progetti in grado di garantire un impatto più significativo sulla crescita economica. Queste azioni mirano a ottimizzare l’efficacia del Pnrr focalizzandosi su interventi che possano contribuire in modo più incisivo al progresso economico complessivo.

Tra le misure tagliate la costruzione di tratte ferroviarie

La circonvallazione di Trento, con un finanziamento di 930 milioni di euro, sembra essere tra le opere che molto probabilmente verranno escluse dagli obiettivi del Pnrr. Il bypass ferroviario di Trento, a rischio già da tempo e afflitto da ritardi nell’attuazione, sembra seguire la stessa sorte.

Inoltre, la tratta ferroviaria Roma-Pescara, che prevedeva un investimento di 620,17 milioni di euro, non è più inclusa nei programmi finanziati dal programma europeo.

Nel contesto delle nuove revisioni, già anticipate nella proposta di luglio presentata dal ministro degli Affari Ue Raffaele Fitto, sono stati esclusi anche due lotti dell’autostrada Palermo-Catania e alcuni tratti della Napoli-Bari. Queste modifiche indicano un ripensamento delle priorità e una revisione degli obiettivi del Pnrr, con possibili impatti su diverse opere infrastrutturali precedentemente pianificate.

Le nuove riforme green del Pnrr

Il governo ha introdotto nuove riforme nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Tra le novità, sono previste un’ulteriore accelerazione dei tempi della giustizia civile e penale, una semplificazione aggiuntiva degli appalti, la razionalizzazione degli incentivi alle imprese e nuove misure per promuovere la concorrenza. Inoltre, sono state implementate azioni per garantire i pagamenti tempestivi da parte della pubblica amministrazione.

Il piano modificato, sottolinea la Commissione, pone una forte attenzione alla transizione verde, assegnando il 39,5% dei fondi disponibili a misure che sostengono gli obiettivi climatici (rispetto al 37,5% del piano originale). Le nuove riforme e i nuovi investimenti, inclusi nel capitolo RePowerEu, secondo l’esecutivo Ue, contribuiscono “in modo significativo” alla dimensione verde del piano.

Nel contesto del pacchetto energetico, sono stati adottati impegni importanti, come la redazione di un Testo unico delle energie rinnovabili. Un punto cruciale è anche rappresentato dal taglio dei sussidi dannosi per l’ambiente, indicando un chiaro impegno verso politiche più sostenibili e rispettose dell’ecosistema. Queste riforme riflettono l’intenzione del governo di migliorare vari settori, promuovere la sostenibilità e ottimizzare il funzionamento delle istituzioni e delle imprese.

Si tratta degli incentivi fiscali che, pur avendo un impatto negativo sull’ecosistema, sono stati mantenuti nel tempo. Questi includono agevolazioni sulle accise per determinati utilizzi dei carburanti, come nel caso del gasolio con accise inferiori rispetto alla benzina. Il ministero dell’Ambiente redige annualmente un elenco di tali incentivi, ma fino ad ora nessuno ha avuto il coraggio di eliminarli. Complessivamente, questi incentivi rappresentano un costo di 22 miliardi di euro all’anno.

L’accordo con l’Unione europea prevede ora una riduzione di 2 miliardi entro il 2026 e ulteriori 3,5 miliardi entro il 2030. Questo indica un impegno concreto verso la riduzione di sussidi dannosi per l’ambiente, riflettendo una volontà di adottare politiche più sostenibili e in linea con gli obiettivi di tutela dell’ecosistema.

Potenziamento dei treni regionali ed Intercity

La revisione del Pnrr coinvolge anche le infrastrutture. Ad esempio, è stato escluso dal Pnrr il progetto di rafforzamento dell’asse del Brennero. Tuttavia, è stato destinato un aumento di 2 miliardi di euro per le infrastrutture idriche. È importante notare che i progetti eliminati dal Pnrr non verranno abbandonati, ma saranno finanziati con altre risorse pubbliche, garantendo che le necessità infrastrutturali siano comunque affrontate, anche se attraverso diverse fonti di finanziamento.

Buone notizie per quanto riguarda il settore ferroviario, in particolare per i treni Intercity e regionali. È stato allocato un finanziamento di 1,165 miliardi di euro per l’acquisto di nuovi treni a emissioni ridotte, evidenziando un impegno verso una mobilità più sostenibile.

Fondi alle zone colpite dalla alluvioni

Per le zone colpite dalle alluvioni del 2023 nelle regioni di Emilia-Romagna, Toscana e Marche, sono stati destinati complessivamente 1,2 miliardi di euro. Questi fondi non solo copriranno le opere di ripristino della viabilità, ma comprenderanno anche misure rivolte al patrimonio edilizio pubblico, alle scuole, nonché alle strutture sanitarie e sportive. Questa iniziativa rappresenta un impegno significativo per il recupero e la ricostruzione nelle zone colpite da eventi calamitosi.