Guerra tra colossi dell’acqua minerale: cosa succede

I due colossi dell'acqua minerale sono ai ferri corti: la battaglia va avanti dal 2018 e le accuse sono pesanti, ecco cosa sta succedendo tra le aziende

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Una vera e propria guerra tra due colossi dell’acqua minerale in Italia è destinata a far rumore nelle aule di tribunale nei prossimi mesi. A scontrarsi, a muso duro e senza esclusione di colpi, saranno Acqua Eva e Sant’Anna, che a settembre si ritroveranno davanti ai giudici per risolvere un caso che va avanti ormai da anni.

A puntare il dito per prima è stata Eva di Paesana, che accusa i rivali di Sant’Anna di Vinadio di diffamazione e turbativa di commercio per un episodio di tre anni fa. Ma cos’è successo e perché la battaglia è finita in tribunale?

Eva e Sant’Anna in tribunale, le accuse

Per capire meglio i motivi che hanno portato Eva e Sant’Anna fino al tribunale bisogna fare un passo indietro. La guerra tra acque minerali, infatti, ha avuto inizio qualche anno fa quando su un sito è comparso un articolo diffamatorio nei confronti di Acqua Eva. “Acqua Eva è un brand di proprietà di Lidl?” il titolo del pezzo incriminato, col sottotitolo che non lasciava dubbi sul contenuto dell’articolo: “È la domanda che si stanno ponendo i buyer della Gdo da alcune settimane, e in questo articolo cercheremo di fare chiarezza”.

Pubblicato nel 2018, il reportage aveva provocato non pochi problemi alla società Cuneese, con le bottiglie di Eva ritirate da molti scaffali con la perdita di importanti contratti, tra cui uno con Renzo Rosso, fondatore di Diesel e titolare della Red Circle Investments. Secondo l’azienda di Paesana nell’articolo venivano mescolate informazioni vere su azionariato e cda di Acqua Eva e notizie “false e infondate” sul fatto che i vertici del gruppo fossero riconducibili a Lidl. E dietro questo articolo, secondo l’accusa, ci sarebbe stato lo zampino di Sant’Anna.

Al termine di tre anni di indagini, riferisce La Stampa, è arrivato il rinvio a giudizio con Eva e Sant’Anna che si incontreranno in tribunale il prossimo 22 settembre.

Sant’Anna trascinata in tribunale, la difesa

Secondo l’accusa il danno economico è stimato in 10 milioni di euro. Dalle indagini sarebbe emerso poi che il sito che aveva pubblicato l’articolo era intestato a Fernanda Baratta, morta nel 2011, e che il nipote Davide Moscato, dipendente di Mia Beverage — società controllata da Acqua Sant’Anna per la quale Moscato non lavora più — durante l’interrogatorio in Procura ha raccontato di essere l’autore della pubblicazione e di “aver subito forti pressioni da Bertone e Cheri”, rispettivamente presidente e ad di Fonti di Vinadio e direttore commerciale dell’azienda per preparare l’articolo.

Alberto Bertone e il suo direttore commerciale Luca Cheri, riferisce La Stampa, andranno a processo, mentre l’ex dipendente ha ottenuto la sospensione per messa alla prova. Per l’accusa, quindi, lo scopo era quello di mettere in cattiva luce Acqua Eva e danneggiarla sul mercato. Una ricostruzione che però dovrà essere dimostrata in sede processuale.

Rispondendo alle accuse, da Acqua Sant’Anna sono arrivate parole di difesa in una dichiarazione al giornale: “I processi si celebrano nelle aule giudiziarie e non sui giornali. Acqua Sant’Anna e Mia Beverage si difenderanno nelle sedi opportune e competenti con documenti alla mano”.