Mentre al vertice europeo di Praga le istituzioni comunitaria rimandano la decisione definitiva sul tetto al prezzo del gas, l’Italia avanza la sua proposta e punta dritta sul price cap “dinamico”. E col nostro Paese anche Polonia, Grecia e Belgio. È da escludere invece, secondo il Governo, la soluzione delineata dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, di introdurre un tetto solo sul gas usato per produrre elettricità.
Una soluzione che, secondo il Governo Draghi, “ignora i 2/3 del mercato del gas” e crea “disincentivi alla riduzione dei prezzi”, viene sottolineato nel non paper firmato da Roma. Il prossimo capitolo di questa “storia infinita” potrebbe essere scritto martedì 11 ottobre, in occasione del nuovo confronto tra i ministri dell’Energia. Con la Germania che, sull’ingombrante sfondo, continua a rifiutare l’idea del tetto al prezzo.
Perché scegliere il price cap dinamico
Secondo il commissario europeo agli Affari economici, Paolo Gentiloni, un tetto dinamico al prezzo del gas potrebbe essere una giusta soluzione per andare incontro alle esigenze del mercato energetico. Al contrario di un price cap generalizzato, che invece potrebbe “avere delle controindicazioni”, la soluzione italiana consentirebbe il tanto chiacchierato “cambio d’atteggiamento” nei confronti della Russia.
Per Gentiloni, le posizioni fra gli Stati membri dell’Ue “si stanno avvicinando” sul tema e si potrebbe raggiungere un piano comune “in vista del vertice” fra i capi di Stato e di governo europei previsto il 20 e 21 ottobre. Al vertice della Comunità politica europea, al quale hanno partecipato 44 Paesi tra Ue ed extra-Ue, l’Italia propone dunque un price cap flessibile che spenga a monte l’ascesa incontrollata del prezzo del gas alla Borsa di Amsterdam.
Cos’è il price cap dinamico
Come si evince dal “non paper” sottoscritto dal Governo Draghi, il documento non ufficiale scenario “dinamico” presuppone due condizioni principali:
- che non ci sia assenza di forniture;
- che ci sia uno scambio di domanda e offerta di gas.
In questo contesto si suggerisce di creare un “corridoio dinamico” nel quale sia “possibile stabilire un valore centrale per questo corridoio e rivederlo regolarmente, tenendo conto di parametri di riferimento esterni (ad esempio, i prezzi del greggio)”. Non solo: anche consentendo “fluttuazioni (ad esempio del 5%) intorno al valore centrale all’interno del corridoio”. Tradotto: la soluzione italo-polacco-ellenico-belga propone un minimo e un massimo del prezzo in modo da ridurre i costi, senza però mettere a rischio le forniture.
Come riporta il Corriere della Sera, il limite massimo “può essere posto a un hub di riferimento (come il Ttf) o può essere posto su più hub”. O, meglio ancora, “può coprire tutte le transazioni (sia in Borsa che Otc)”, si legge ancora nel documento.
La proposta della Commissione Ue: price cap elettrico
La proposta della Commissione europea si pone come “intermedia” tra quella del nostro Paese e quella della Germania, ma non per questo è stata sposata da Governo, Gentiloni e vari analisti. Bruxelles vorrebbe fissare un prezzo massimo solo per quanto riguarda il solo gas utilizzato per produrre elettricità, in vista di una riforma del mercato elettrico.
Il “no” di Italia, Polonia, Grecia e Belgio è convinto. Una soluzione del genere potrebbe dare luogo a “una passività senza un chiaro limite verso l’esterno”. Ad esempio perché il prezzo di import può continuare a salire, richiedendo più risorse per mantenere il price cap. Con lo spettro di un onere insostenibile per i bilanci dei singoli Stati.