Cosa c’è nel DEF 2022 approvato dal governo Draghi

Il DEF 2022 approvato dal governo Draghi tiene conto del peggioramento del quadro economico determinato da diversi fattori: ecco tutte le previsioni

Pubblicato: 11 Aprile 2022 08:00

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il Documento di economia e finanza (DEF) 2022. Per l’anno in corso la Commissione Europea ha confermato l’applicazione della cosiddetta General Escape Clause (GEC), già prevista per il 2021, clausola che consente agli Stati membri di deviare temporaneamente dal percorso di aggiustamento verso l’obiettivo di medio termine, sebbene non venga sospesa l’applicazione del Patto di Stabilità e Crescita, né le procedure del semestre europeo in materia di sorveglianza fiscale.

Vista l’incertezza connessa con la crisi in Ucraina, la Commissione si è riservata di estendere l’applicazione della GEC anche al 2023, sulla base delle previsioni economiche di primavera 2022.

Intanto, il DEF 2022 approvato dal governo Draghi tiene conto del peggioramento del quadro economico determinato da diversi fattori, tra cui soprattutto proprio l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, l’aumento dei prezzi dell’energia, degli alimentari e delle materie prime, l’andamento dei tassi d’interesse e la minor crescita dei mercati di esportazione dell’Italia.

Come va l’economia italiana

Negli ultimi mesi del 2021, il quadro economico si è fatto più complesso, non solo per la nuova impennata dei contagi Covid causata dalla diffusione della variante Omicron, ma anche per l’eccezionale aumento del prezzo del gas naturale, che ha trainato al rialzo le tariffe elettriche e i corsi dei diritti di emissione (ETS). Proprio per questo è nato il piano anti-Putin di Mario Draghi ovvero quello di prendere il gas dall’Algeria.

La conseguente crescita del tasso di inflazione ha portato le principali banche centrali a rivedere l’orientamento della politica monetaria in direzione restrittiva. Come conseguenza i tassi di interesse sono saliti e lo spread (differenziale di rendimento sui titoli di Stato italiani nei confronti del Bund tedesco) si è allargato.

Dopo lo scoppio della guerra russa contro l’Ucraina si è registrata un’ulteriore impennata dei prezzi dell’energia, degli alimentari, dei metalli e di altre materie prime e si è accentuata la flessione della fiducia di imprese e famiglie.

In Italia, a marzo l’inflazione al consumo è salita al 6,7% e anche l’inflazione di fondo, al netto dei prodotti energetici e alimentari freschi, anche se più moderata, ha raggiunto il 2%.

Quanto, e come, crescerà l’Italia

A fronte di questi sviluppi, le prospettive di crescita dell’economia sono molto più deboli e incerte che a inizio anno. Anche in conseguenza di un livello di partenza del PIL trimestrale più elevato a fine 2021 rispetto a quanto stimato a settembre 2021, e dell’impatto economico del conflitto e delle sanzioni imposte nei confronti della Russia, la previsione tendenziale di crescita del PIL cambia così:

  • per il 2022 scende dal 4,7% dello scenario programmatico della NADEF 2021 al 2,9%
  • per il 2023 scende dal 2,8% al 2,3%
  • per il 2024 scende dall’1,9% all’1,8%
  • per il 2025 1,5% (seguendo l’approccio secondo cui il tasso di crescita su un orizzonte a tre anni converge verso il tasso di crescita potenziale dell’economia italiana. Quest’ultimo, ipotizzando l’attuazione del programma di investimenti e riforme previsto dal PNRR, è cifrato all’1,4%).

Il Governo già dallo scorso anno ha risposto all’aumento dei prezzi dei prodotti energetici con misure di contenimento dei costi per gli utenti di gas ed energia elettrica. Gli interventi sono stati pari, in termini di indebitamento della PA, a 5,3 miliardi nel 2021 e a 14,7 miliardi per il primo semestre 2022, quando si sono aggiunte misure in favore anche delle grandi imprese, incluse le energivore, per il contenimento del costo dei carburanti e a beneficio del settore dell’autotrasporto.

Il governo stima, per effetto di queste misure, che l’aumento della bolletta energetica pagata da imprese e famiglie nel primo semestre si riduca di almeno un quarto rispetto a uno scenario senza gli interventi governativi.

A queste misure si aggiungono ulteriori interventi adottati nei primi mesi dell’anno in favore di specifiche categorie come i contributi a fondo perduto e il sostegno della liquidità delle impres. Inoltre, quelli per coprire parte dei costi di Regioni ed enti locali, quelli per il settore della sanità (nel complesso, per ulteriori 4,6 miliardi nel 2022 e altri interventi connessi alle attuali emergenze, inclusi quelli per l’accoglienza dei profughi ucraini.

Deficit, indebitamento e debito

Nello scenario descritto, in cui l’economia rallenta fortemente, ma registra comunque una crescita annua significativa, e a fronte di una previsione di deficit tendenziale della PA del 5,1% del PIL quest’anno e in discesa fino al 2,7% del PIL nel 2025, il Governo ha confermato gli obiettivi di deficit nominale della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (NADEF) e ha deciso di utilizzare lo spazio di bilancio (pari a 0,5% di PIL quest’anno, 0,2 nel 2023 e 0,1 nel 2024 e 2025) per nuove misure a sostegno di famiglie e imprese e per realizzare gli investimenti programmati.

Il profilo programmatico degli obiettivi di finanza pubblica, definito con la NADEF 2021 del 29 settembre scorso, prevedeva una progressiva riduzione dell’indebitamento netto dal -5,6% del PIL nel 2022 al -3,9% nel 2023 e al -3,3% nel 2024. In termini strutturali, il saldo era stato previsto in:

  • -5,4% del PIL nel 2022
  • -4,4% nel 2023
  • -3,8% nel 2024.

Gli obiettivi programmatici nominali di indebitamento netto indicati nella NADEF sono confermati per gli anni dal 2022 al 2024 ed è fissato al -2,8% il saldo nel 2025. In termini strutturali, l’indebitamento netto programmatico delle amministrazioni pubbliche si attesterebbe al -5,9% del PIL nel 2022, al -4,5% nel 2023, al -4% nel 2024 e al -3,6% nel 2025.

Il rapporto debito/PIL – che nella NADEF era fissato, al lordo dei sostegni, al 149,4% per il 2022, al 147,6% nel 2023 e al 146,1% nel 2024 – è fissato per il 2022 al 147% e si riduce progressivamente negli anni successivi al:

  • 145,2% nel 2023
  • 143,4% nel 2024
  • 141,4 nel 2025.

Tutti gli indicatori di finanza pubblica nel DEF 2022

Ecco la tabella riassuntiva.

INDICATORI DI FINANZA PUBBLICA (in percentuale del PIL)
2020 2021 2022 2023 2024 2025
QUADRO PROGRAMMATICO
Indebitamento netto -9,6 -7,2 -5,6 -3,9 -3,3 -2,8
Saldo primario -6,1 -3,7 -2,1 -0,8 -0,3 0,2
Interessi passivi 3,5 3,5 3,5 3,1 3,0 3,0
Indebitamento netto strutturale -5,0 -6,0 -5,9 -4,5 -4,0 -3,6
Variazione strutturale -3,0 -1,0 0,1 1,4 0,5 0,4
Debito pubblico (lordo sostegni) 155,3 150,8 147,0 145,2 143,4 141,4
Debito pubblico (netto sostegni) 151,8 147,6 144,0 142,3 140,7 138,8
QUADRO TENDENZIALE
Indebitamento netto -9,6 -7,2 -5,1 -3,7 -3,2 -2,7
Saldo Primario -6,1 -3,7 -1,6 -0,6 -0,2 0,2
Interessi passivi 3,5 3,5 3,5 3,1 3,0 3,0
Indebitamento netto strutturale -5,0 -6,1 -5,3 -4,3 -3,8 -3,4
Variazione strutturale -3,0 -1,1 0,8 1,1 0,5 0,3
Debito pubblico (lordo sostegni) 155,3 150,8 146,8 145,0 143,2 141,2
Debito pubblico (netto sostegni) 151,8 147,6 143,8 142,1 140,5 138,6
MEMO: NADEF 2021/DBP 2022 (QUADRO PROGRAMMATICO)
Indebitamento netto -9,6 -9,4 -5,6 -3,9 -3,3
Saldo primario -6,1 -6,0 -2,6 -1,2 -0,8
Interessi passivi 3,5 3,4 2,9 2,7 2,5
Indebitamento netto strutturale -4,7 -7,6 -5,4 -4,4 -3,8
Variazione del saldo strutturale -2,9 -2,9 2,1 1,0 -0,6
Debito pubblico (lordo sostegni) 155,6 153,5 149,4 147,6 146,1
Debito pubblico (netto sostegni) 152,1 150,3 146,4 144,8 143,3
PIL nominale tendenziale (val. assoluti x 1.000) 1657,0 1775,4 1882,7 1966,2 2037,6 2105,7
PIL nominale programmatico (val. assoluti x 1.000) 1657,0 1775,4 1887,0 1974,5 2048,3 2116,8