Le scorte di caffè nel mondo sono sempre più scarse: da un lato il cambiamento climatico rende più difficile produrre la materia prima, dall’altro lato gli approvvigionamenti diventano più difficoltosi per via del complicarsi degli equilibri geopolitici. E la tazzina di caffè per come la conosciamo, cioè con le sue caratteristiche e i suoi prezzi a casa e al bar, potrebbe essere a rischio.
In crisi la produzione di caffè
Il quadro della situazione viene fatto da Donatella Gena, dirigente degli alimentaristi di Confartigianato Imprese Arezzo, che sintetizza così: “Siamo dentro alla tempesta perfetta”.
A rischio non c’è solo un piacere fugace ed economico, ma il lavoro di migliaia di operatori del comparto, dalla raccolta al trasporto, dalla trasformazione alla distribuzione, dal trading alla vendita e somministrazione. La scarsità rischia oggi di incidere sui prezzi a tutti i livelli della filiera mentre nel prossimo futuro potrebbe tradursi in una scarsità di prodotto.
Arabica regge, robusta in crisi
“È di sicuro uno dei momenti più delicati per tutto il comparto”, spiega Donatella Gena. “Al mercato di Londra il prezzo della robusta supera i 3.000 dollari, gli approvvigionamenti sono in grave ritardo vista la crisi geopolitica del Mar Rosso e le scorte sono ai minimi storici. Se da un lato l’arabica regge la domanda del mercato, dall’altro il deficit produttivo della robusta è arrivato al terzo anno consecutivo”.
La produzione mondiale di caffè si trova su un piano inclinato: secondo quanto ricostruito da Confartigianato, è dal 1994 che le scorte non sono mai state così basse. Attualmente in caso di crisi profonda della produzione, le scorte potrebbero coprire al massimo 8 settimane di consumo mondiale.
“Se questo dovesse essere il trend potremmo trovarci ad affrontare una seria mancanza di caffè nella seconda metà dell’anno“, avverte Gena. “Da sottolineare inoltre che per i farmer i guadagni dalla vendita della materia prima non giustificano investimenti per il futuro ed è per questo che è facile prevedere come gli stessi possano sostituire l’attuale produzione con prodotti a maggior rendimento”. Questo stato di cose apre a uno scenario in cui la produzione futura di caffè potrebbe registrare una flessione a livello mondiale.
La situazione nel mondo
“È necessario citare alcuni esempi riguardanti i paesi esportatori. In Indonesia – spiega Gena – è stato registrato uno dei peggiori raccolti della storia con un export al di sotto della media storica. In Uganda prima la siccità, poi le piogge abbandonanti hanno causato la caduta dei fiori, l’aumento delle temperature ha dato il via al ritorno dei parassiti. Migliori notizie arrivano invece dall’India e dal Brasile, ma rimane comunque una forte incertezza a livello globale sulla produzione e la disponibilità nella seconda metà dell’anno con valori di borsa mai visti negli ultimi trenta anni”.
La preoccupazione per la mancanza di caffè va ad aggiungersi a quella per la scarsità di cacao. Donatella Gena invoca una “attenta riflessione da parte di tutti i soggetti deputati a regolamentare un business molto complesso”.