Il testo è ancora oggetto di trattative, ma sembra ormai cosa fatta. Presto l’Unione Europea emetterà una nuova direttiva che, in un modo o nell’altro, porterà gli italiani, e non solo, a dover mettere la mano al portafoglio e far smuovere il conto in banca. Perché? Da Bruxelles, dopo un anno di silenzi e di carte che hanno preso polvere, è stato deciso di rendere effettiva la direttiva sull’efficientamento energetico degli immobili, ovvero il provvedimento che obbliga tutti gli immobili residenziali a raggiungere una data classe energetica entro il 2030. La traduzione logica, quindi, è una: corsa alle ristrutturazioni.
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Direttiva green dell’Ue, cosa prevede
Quella del provvedimento sull’efficientamento energetico degli immobili, a dir la verità, non è proprio una novità dell’ultimo minuto che arriva da Bruxelles. La proposta, infatti, era stata avanzata già dal 2021, ma per un motivo o per un altro non è mai passata al vaglio del Parlamento. Dopo una anno a sonnecchiare sull’argomento, con l’arrivo del 2023 gli eurodeputati saranno quindi chiamati a prendere una decisione su una direttiva il cui testo è ancora in fase di trattativa ma che, il 24 gennaio prossimo, potrebbe essere approvata in Commissione energia per poi passare dalle mani del Parlamento entro il 13 marzo.
Date importanti, cerchiate in rosso per l’Ue, che però deve trovare ancora dei punti d’incontro per il testo definitivo della misura. In questi mesi, va detto, sono stati tanti i tentativi di trovare l’accordo e, in molti casi, i compromessi sono stati fruttuosi. L’esempio lampante è quello che ha portato alla decisione del raggiungimento dell’efficientamento energetico per step decennali tra 2030, 2040 e 2050 (qui vi abbiamo parlato dei bonus casa e delle scadenze).
Nello specifico entro il 2030 tutti gli immobili residenziali dovranno raggiungere almeno la classe energetica E, poi dopo altri tre anni, nel 2033, sarà necessario un altro scatto e arrivare alla classe D. Tra il 2040 e il 2050, invece, l’obiettivo è quello di raggiungere le emissioni zero. Sembra tanto, ma se si guarda a quella che era stata la bozza precedente è un grande traguardo. Infatti erano previsti prima tempi più stretti, con addirittura il primo step fissato già nel 2027, e classi energetiche più elevate.
A chi non si allineerà con la direttiva arriveranno sì sanzioni, ma saranno gli stessi Stati membri a decidere a quanto ammonteranno. Di sicuro, questo vale per tutti, chi non ottempererà all’obbligo sarà punito con la riduzione automatica del valore dell’immobile.
Tra obblighi ed esenzioni
E ora la nota dolente. Se la direttiva punta ad avere presto abitazioni con classi energetiche elevate per cercare di avere il minor impatto possibile sull’ambiente in materia di emissioni, l’Italia è uno dei Paesi dell’Ue che si trova maggiormente nella parte del torto. Nel Bel Paese, infatti, oltre il 60% delle abitazioni residenziali sono nelle classi G ed F, le due più basse che, dovesse essere approvata la direttiva così com’è, vedrebbe giungere non pochi problemi ai proprietari.
Chiunque ha, oppure acquisterà (e qui vi abbiamo parlato di dove costa di più comprare casa), un’abitazione che rientra in queste classi energetiche, sa che nel giro di poco tempo sarà costretto a doverla ristrutturare. Ma nella nuova bozza di compromesso della direttiva sono state inserite anche alcune esenzioni che riguardano direttamente l’Italia. Tra queste c’è quella sugli immobili di interesse storico, che inizialmente erano stati compresi nell’obbligo di efficientamento energetico. Un problema non di poco conto per il nostro Paese, che però può tirare un sospiro di sollievo perché quelli legati al vincolo di “protezione” non dovranno essere ristrutturati.
Esentate le chiese e tutti gli altri edifici di culto, mentre una sorta di protezione ci sarà anche per le seconde case, quelle che sono abitate per meno di quattro mesi all’anno. “Salvate” dall’obbligo di efficientamento anche le abitazioni indipendenti che hanno una superficie inferiore a 50 metri quadrati.