In Italia è allarme pasta: quanto arriverà a costare

Per diversi motivi il prezzo della pasta in Italia è salito alle stelle: vediamo perché e quanto potrebbe arrivare a costare al chilo

Foto di Alessandro Mariani

Alessandro Mariani

Giornalista green

Nato a Spoleto, dopo una laurea in Storia e una parentesi in Germania, si è stabilito a Milano. Ha avuto esperienze in radio e in TV locali e Nazionali. Racconta la società, con un focus sulle tematiche ambientali.

A causa dell’inflazione che ha investito il 2022 il conto della spesa degli italiani si è fatto più sempre più salato, mese dopo mese. In generale i rincari hanno colpito tutti i beni alimentari, ma tra quelli che hanno subìto i maggiori incrementi c’è sicuramente la pasta, piatto che difficilmente può mancare a tavola.

Nonostante gli scaffali dei supermercati del Paese continuino a restare ben forniti, l’allarme è dato proprio dal suo prezzo, che secondo le stime nell’ultimo anno è aumentato mediamente del 30%. E dal momento che la spinta inflazionistica potrebbe proseguire ancora, non si possono escludere ulteriori rialzi.

Il vertiginoso aumento del costo della pasta

A registrare il pesante incremento del costo della pasta è stato l’istituto di Servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea). Sulla base dei dati raccolti, come si legge nel report, “nella campagna 2021/22 il prezzo medio della granella di frumento duro ha raggiunto 473,18 euro a tonnellata, in aumento del 73,5% rispetto al 2020/21“. Nel 2020, quindi prima della guerra e della pandemia, la quotazione media si attestava invece tra i 270 e i 300 euro a tonnellata.

Secondo quanto analizzato da Ismea, nella media del periodo compreso nei primi nove mesi dello scorso anno, i prezzi della pasta sono cresciuti del 21,9% rispetto all’analogo periodo 2021. Il prezzo medio al chilo è infatti passato da 1,42 euro di luglio 2021 a 1,84 euro di luglio 2022, con una tendenza al rialzo che è arrivata poi a toccare il 30% del rincaro medio.

Quanto arriverà a costare un chilo di pasta

Attraverso i dati elaborati da Ismea la rivista “Il salvagente” ha realizzato una fotografia dei prezzi attuali della pasta allo scaffale paragonati a quelli raccolti nell’ultimo test, condotto nel mese di dicembre 2020 (senza tenere conto di promozioni o sconti). La ricerca ha posto il suo focus sui pacchi di spaghetti da un chilo di 20 marchi.

Ciò che è emerso è che alcune tra le aziende più note in Italia hanno fatto registrare sui loro prodotti rincari tra il 18% e il 70%. Ma il rialzo ha riguardato anche le private label e i discount, che spesso sono arrivati a praticare aumenti fino alla doppia cifra, facendo quindi schizzare le quotazioni dei listini. Di questo passo, secondo la rivista, la pasta potrebbe presto arrivare a costare mediamente tra i 2 e i 3 euro al chilo.

Le cause dei rincari

Ma a cosa si devono i rincari così significativi? A influire sull’impennata del costo della pasta sono diversi fattori. Il primo è la crisi energetica, dettata dalla speculazione nel mercato delle materie prime da una parte e dalla guerra in Ucraina dall’altra.

E proprio il conflitto ha fatto aumentare il prezzo dei fertilizzanti e ha fatto calare la produzione di grano duro in diversi paesi. Tra questi lo stesso Canada, principale esportatore della materia prima. Tali fattori hanno portato le aziende a praticare aumenti fino al 70%, provocando l’effetto al rialzo sul costo della pasta presente sugli scaffali dei supermercati. Il vertiginoso aumento del costo della pasta, registrato dall’Ismea, evidenzia dunque una situazione critica, con incrementi che potrebbero portare il prezzo medio al chilo a oscillare tra i 2 e i 3 euro. Con la crisi energetica e il conflitto in Ucraina che continuano a influenzare il mercato delle materie prime, l’incertezza persistente rende plausibile ulteriori rincari, accentuando il peso del costo della pasta sulle finanze dei consumatori italiani.