L’Ue ha una strategia anti-Trump: dall’accordo rapido ai dazi di ritorsione

In caso Trump venga rieletto, l'Ue ha un piano per contrastare i dazi doganali che l'ex presidente vorrebbe introdurre

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

L’Ue ha pronto un piano per affrontare le misure che il candidato repubblicano alla presidenza degli Usa Donald Trump ha annunciato di voler applicare in materia di dazi doganali nei confronti dell’Europa. Il milionario vorrebbe imporre il 10% sui beni europei per riequilibrare la bilancia commerciale tra le due potenze. Questo comporterebbe una riduzione drastica delle esportazioni, anche italiane, in Usa.

Per contrastare questo scenario la Commissione europea ha elaborato un piano in due parti. Inizialmente, subito dopo l’eventuale elezione di Trump, approccerà la nuova amministrazione con una proposta di accordo che riduca il deficit commerciale aumentando le importazioni Usa in Europa, senza l’imposizione di nuovi dazi. In caso di rifiuto però, sarebbero pronti dazi di ritorsione fino al 50%.

Il piano europeo anti Trump sul commercio

Il candidato repubblicano alla Casa Bianca Donald Trump ha annunciato di voler porre dazi doganali del 10% sulle merci di importazione europea in caso venisse eletto a novembre. Un piano che aveva già tentato di applicare nel 2016, quando servì per il suo primo mandato, e che punterebbe a riequilibrare la bilancia commerciale tra Usa e Ue. Ad oggi infatti, l’Unione esporta circa 150 miliardi di dollari all’anno in beni negli Stati Uniti in più rispetto al valore esportato dagli Usa in Ue.

La Commissione europea, stando a quanto riportato dal quotidiano inglese Financial Times, avrebbe però un piano in due fasi per evitare questa prospettiva. In caso di elezione di Trump, l’organo di governo dell’Ue proporrebbe immediatamente alla nuova amministrazione, prima del giuramento del 6 gennaio, un accordo per diminuire lo squilibrio nella bilancia commerciale aumentando le esportazioni dagli Usa all’Unione. Una prospettiva difficile, dato che gli Stati Uniti esportano principalmente materie prime, la cui domanda non è molto elastica.

In caso il piano fosse rifiutato, la Commissione passerebbe subito all’offensiva. Sarebbe già stata stilata una lista di beni da colpire con dazi di ritorsione fino al 50% del valore, in quello che rischierebbe di diventare un altro fronte della guerra commerciale in corso tra diversi Paesi del mondo, dalla Cina alla Russia, passando proprio per gli Usa e l’Ue.

Trump vuole riprovarci con i dazi, ma nel 2016 non funzionarono

Donald Trump aveva già introdotto dazi sulle merci europee con l’obiettivo di ridurre il divario nella bilancia commerciale. Nel 2016 impose una tariffa del 6% sull’acciaio proveniente dall’Ue, che colpì duramente il settore siderurgico in cui l’Italia, che ospita la più grande acciaieria d’Europa, ha interessi molto significativi. Nel 2020 però, al termine del mandato di Trump, fu evidente che questa strategia non aveva funzionato.

Il divario commerciale tra Usa e Ue non solo non si era ridotto come sperava l’amministrazione Trump, ma era aumentato del 50%, passando da 100 miliardi di dollari l’anno agli attuali 150 miliardi di dollari circa. Durante la presidenza Biden invece, il divario è rimasto identico. Una circostanza dovuta principalmente al cambio radicale di politica di approvvigionamento per le materie prime energetiche dell’Ue. Una parte significativa del gas russo, bloccato dal crollo delle relazioni diplomatiche tra il blocco e Mosca, è stato sostituito da gas liquefatto americano. Questo ha permesso di contrastare il flusso.