Ritorna la tassa sugli extraprofitti: quanto varrebbe per lo Stato

Il Governo sarebbe tornato a ragionare sulla tassa sugli extraprofitti, che stavolta potrebbe coinvolgere assicurazioni e gruppi energetici

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Redazione

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In queste ultime ore si torna a parlare di una misura sugli extraprofitti. Il Governo sarebbe tornato a riflettere sulla tassa che colpirebbe alcuni settori specifici dell’economia. Se nell’agosto del 2023 si pensava di colpire le banche, questa volta la misura potrebbe riguardare anche altre realtà, come i gruppi energetici, le assicurazioni e il comparto del lusso.

L’idea è quella di colpire tutte le imprese che hanno maturato utili in abbondanza e ottenere le risorse necessarie per la Legge di Bilancio. Nel frattempo, le banche hanno già registrato le prime perdite a Piazza Affari, con l’indice Ftse Mib che ha registrato un – 2,62%, mentre istituti di credito e assicurazioni hanno perso tra  il 2% e il 6,7%.

Il piano del Governo sugli extraprofitti

Ad agosto 2023, il Consiglio dei Ministri approvò la tassa sugli extraprofitti, o per meglio dire sul margine di interesse delle banche, ma le proteste dei banchieri e il monito della Bce fecero saltare la misura. Ora però la premier Giorgia Meloni sembrerebbe volerci riprovare, con l’appoggio di alcuni fedelissimi, come il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, magari sfruttando l’ultimo Cdm prima della pausa estiva, il 7 agosto.

La strategia è chiara da tempo: normalizzare il prelievo su chi oggi ha di più e quindi deve dare qualcosa a chi ha di meno. L’idea questa volta sarebbe quella di colpire non solo banche e assicurazioni, ma anche società energetiche e aziende del comparto del lusso.

Le misure in valutazione riguardano principalmente la sfera fiscale e potrebbero prevedere una rivisitazione della progressività delle aliquote Irpef in base al reddito netto, interventi sui margini guadagnati dalle banche e sulla determinazione dei tassi di interesse. È però fondamentale tenere conto delle direttive della Bce, che ha già sottolineato l’importanza di evitare l’utilizzo di una tassa sugli extraprofitti bancari per scopi di bilancio.

Forza Italia sul piede di guerra contro il Governo

Dal Governo intanto è arrivata subito la smentita: “Sono prive di ogni fondamento le ricostruzioni giornalistiche secondo le quali sarebbe attualmente allo studio una norma sugli extraprofitti in alcuni settori dell’economia”.

A intervenire anche il capogruppo di Fi al Senato, Maurizio Gasparri, che ha aggiunto: “Si tratta di notizie false su tasse che non ci saranno mai”. Le voci diffuse sulla nuova tassa avrebbero mandato su tutte le furie la famiglia Berlusconi, che possiede al 30% la Banca Mediolanum, e gli azzurri.

Tra le opposizioni, il M5s continua a spingere sulla tassa, mentre il Pd si dice pronto a valutare una proposta che preveda di destinare le risorse al finanziamento di priorità vere come la sanità o il cuneo fiscale.

Quanto valgono gli extraprofitti per lo Stato

Ad agosto dell’anno scorso, il Governo di Giorgia Meloni aveva deciso di intervenire dopo l’aumento dei tassi da parte della Bce. La misura avrebbe dovuto portare due miliardi di euro nelle casse dello Stato. Per il prelievo delle somme si considerava il 2023 (relativo ai bilanci 2022 e 2023), con gli introiti pubblici impiegati per un aiuto per i mutui sulla prima casa e il taglio delle tasse.

Ma come funziona questa misura nel dettaglio? Per le banche è prevista una tassa del 40% se il margine di interesse registrato nel 2022 eccede di almeno il 3% rispetto al 2021. La percentuale sale al 6% se si confronta il 2023 col 2022. In ogni caso, l’imposta non può superare il 25% del patrimonio netto.

La tassa deve essere pagata entro sei mesi dalla chiusura dell’esercizio e non è deducibile dal reddito. Come si legge nel testo licenziato dal Cdm, le banche che approvano il bilancio oltre il termine di quattro mesi dalla chiusura dell’esercizio possono effettuare il versamento entro il mese successivo.  Le imprese che chiudono l’esercizio in un periodo diverso dall’anno solare e il cui termine di pagamento cade nel 2023, dovranno versare l’imposta entro il 31 gennaio 2024.